Volete sapere la verità? Credo che mi abbia davvero stupito scoprire che ognuno ha una propria morte. È paradossale ma la cosa che mi tiene maggiormente in vita, in quanto a concetti e non persone o luoghi, è scoprire come morirò.
Sono pessimismo allo stato puro, si lo ammetto, ma penso che sia meglio essere a conoscenza del peggio per poi poter avere uno sbalzo maggiore di felicità.
Odio ciò che è indispensabile, odio ciò che è ovvio, odio le convenzioni, odio le banalità. Sono una banale ragazza che si odia, ma odio anche la ovvietà di questo sentimento. Non sono certo l’unica al mondo a non essere pazzamente gioiosa, non pretendo di esserlo poiché sarebbe ridicolo ma lo spero vivamente. Piuttosto cari amici, se siete nella mia situazione, scrivete. Provateci, anche solo una volta. Prendete un pezzo di carta, prendete un computer, un cellulare, il muro di una chiesa, il banco di scuola, un piatto, una porta di casa, un braccio, una mano, una gamba, un libro, un lenzuolo, una maglietta, una finestra. Poi qualcosa che scrive, una penna, un pennello, un pennarello, un dito sporco di fango, uno smalto, una bomboletta spray, un filo, un fuoco, un taglierino. Ma non fatevi del male, peggiora tutto, credetemi, tagliateci una porta con quella lama, bruciate una maglietta con quel fiammifero e poi scrivete, scrivete con il truciolo o con la cenere. Scrivete delicatamente o a scatti per i singhiozzi, scrivete forte spaccate quella tastiera per la rabbia, scrivete pensando, scrivete con foga, scrivete fino a quando non vi fanno male le mani, scrivete solo una virgola, create alfabeti per non farvi scoprire dagli altri, fate scarabocchi per non farvi scoprire da voi stessi, scrivete ciò che non potreste dire, scrivete ciò che avete detto troppe volte. Scrivete e passerà, non passerà il dolore o la gioia o la rabbia o la tristezza o la speranza, per quello ci vuole tempo, ma passerà prima perché scrivere fa scorrere il tempo, se non altro.
E se non mi credete, se pensate che quel famoso scrittore o scrittrice che tanto vi piace mette in ordine lettere solo per fare soldi, provateci. Certamente non fa male e ancora più certamente nei vostri cento giorni, sei settimane o due ore di tristezza all’anno cinque minuti per provare a scrivere li trovate. E se odiate anche la lettura oltre alla scrittura, che ne è una diretta conseguenza, beh... non sareste certo qui a cercare di capire questa lunga serie di pensieri... Non opterei per un diario, non uno di quelli classici con data, ora e i successi o non della giornata almeno, l’ultima volta che ho tentato provavo un senso di colpa indescrivibile per aver saltato un paio di giorni. Poi credo sia meglio scrivere ciò che ha l’inaudito coraggio si passare per la testa più nitidamente, delle parole a casaccio magari, mi capita di trasferire i miei pensieri sulla carta per ore e ore senza ragionarci su più di mezzo secondo. Buttatevi a capofitto in un mondo che ancora non esiste e che voi, con le vostra immaginazione, potreste creare. Ma soprattutto, non odiate i grandi romanzieri, poeti o filosofi che siete costretti a studiare perché spesso la bravura è una diretta conseguenza della tristezza. D’altronde, le guerre hanno sempre dato vita a nuovi capolavori. Non sto certo istigando il mondo a combattere, ma cos’è la disperazione se non una lotta contro se stessi? Ed è vero o no che i grandi come Picasso, Bob Marley, Michelangelo e forse anche Dante e Omero erano dei disperati che cercavano di risolvere con droga, alcol e fumo? Tutti loro, tuttavia, sono diventati oggetto d’ispirazione per molti grazie ai loro diversi modi di “scrivere” e non per i loro vizi.
Ho il morale basso, ma che dico, sto cercando di disseppellirlo ma non lo trovo, e cosa sto facendo? Scrivendo a voi di scrivere se siete nel mio stesso stato. Quindi, se non altro, provateci per far felice una persona in più nel mondo, per dare un po’ di sollievo a questa ragazzina che non sa proprio che fare, che è indecisa su tutto e che riesce a trovare il lato negativo di ogni cosa.
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Perché le storie devono avere un titolo?
Ficción GeneralLe storie si basano spesso su cinque domande: chi, come, dove, quando e perché.Non questa. Cos'è questo racconto? Pensieri, una lunga indeterminata serie dei miei stravaganti pensieri, i quali conducono alla storia di una vita alquanto poco vissuta...