Dorothy

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Ivan pedalava veloce, ansimando. Il vento gelido lambiva la sua figura, pareva avere lunghe braccia con cui lo avvolgeva per impedirne l'avanzare, ogni breve raffica era un tremolio, un sussulto di paura che lo supplicava di tornare sui suoi passi.
Ivan, però, continuava a pedalare, il suo respiro sempre più affannato. Ignorava lo sferzare del vento, le sue invocazioni non lo ingannavano: non avrebbe ceduto alla suggestione di quel luogo, non si sarebbe abbandonato alla paura illogica di una leggenda narrata per terrorizzare i bambini.
Lui non era più un bambino e lo avrebbe dimostrato, così Sam avrebbe smesso di ridere e Mara, forse, di piangere.
"Dorothy non esiste", sussurrò, per contrastare la stanchezza, ma il dolore alle gambe si faceva più prepotente. Da quanto tempo era nella pista? Il sudore inabissava la sua fronte, strisciava malevolo come tentasse di tuffarsi nei suoi occhi per accecarlo ed impedirgli così di proseguire.
Gli alberi sussurravano preghiere disperate, prostravano le loro chiome immiserite dall'autunno al suo passaggio, ma quei rami spogli non potevano impedire il suo avanzare, nemmeno i sussurri più nefasti l'avrebbero fatto desistere.
Si fermò per riprendere fiato, confuso. Stava pedalando da troppo tempo, la pista non finiva mai, impossibile. Il buio doveva averlo ingannato, era riuscito a truffare la sua mente, portandolo a girare in tondo.
Non c'erano altre spiegazioni. Aveva percorso quella pista un'infinità di volte, da quando era in seconda elementare, conosceva ogni angolo ed ogni suo segreto.
Ma era sempre giorno, obiettò il vento in un sussurro ed Ivan rabbrividì. Aveva ragione, quel luogo mutava le sue sembianze con il calar del sole e non si era mai avventurato lungo quella via durante la notte. L'oscurità si diverte a cambiare l'aspetto delle cose, dipinge ogni colore di nero, acumina gli spigoli e da vita agli incubi più spaventosi.
Dorothy vive di oscurità.
"Dorothy non esiste", ripeté in un bisbiglio e i rami degli alberi si agitarono nell'aria, mentre il vento li colpiva con violenza, in una musica inquietante che sembrava un requiem o forse solo il pianto disperato di chi non ha potuto impedire una catastrofe.
Ivan proseguì a piedi, accompagnando la bici che sembrava essersi appesantita, come se il buio fosse entrato nelle ruote per frenarle ed incatenarle in quel punto.
Era solo suggestione la sua, colpa di Sam e del suo continuo parlare di Dorothy.
Ma il dubbio si insinuava nella sua mente, man mano che avanzava i rumori della pista diventavano sempre più funesti, sussurri a cui sembravano aggiungersi voci maligne che vomitavano parole empie, scagliando anatemi contro di lui, anima errante che continuava a ripetere: "Dorothy non esiste".
Si voltò di scatto nell'udire un fruscio di ali, ma non c'era nulla che i suoi occhi potessero scorgere. Qualsiasi cosa fosse era ben nascosta nel buio. Ivan rabbrividì ed il suo cuore iniziò ad accelerare la sua corsa: due luci sembravano fissarlo dal ramo dell'albero alla sua destra, due iridi cineree che brillavano in quel buio menzognero.
È solo un riflesso, borbottò, obbligandosi a tenere la voce salda. O forse un animale, ma di certo non è lei, si disse, ma il suono che uscì dalla sua bocca era troppo simile ad un gemito. Guardò meglio l'albero e gli sembrò di scorgere dei fili scuri che scendevano come ragnatele.

Era stato Sam a parlargli di Dorothy per la prima volta

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Era stato Sam a parlargli di Dorothy per la prima volta. Una ragazzina che aveva abitato nella loro cittadina molti anni prima, quando era ancora un paese di poche anime. I suoi occhi erano perle grigio-celeste e i suoi capelli lucidi le ricadevano sulle spalle come filamenti splendenti di un nero quasi azzurro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2021 ⏰

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