Prologo

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INCONTRI E ADII

Il sole si era fatto rosso fuoco e il mare sembrava argento liquido; la spiaggia era deserta e una leggera brezza giocava con i capelli dell'unico essere umano seduto sulla sabbia.

Si trattava di un ragazzo dai capelli scuri, occhi grigi e carnagione lievemente dorata dal sole della California. Guardava dritto davanti a sé, lo sguardo perso verso l'orizzonte; ad un certo punto inspirò profondamente l'aria salmastra che giungeva dal mare, chiudendo gli occhi, dopodiché si alzò, scrollando via la sabbia dai bermuda che indossava.

«Muffin, andiamo» disse ad alta voce; un cane di media taglia, meticcio e color nocciola, gli corse dietro e, insieme, si incamminarono lungo la spiaggia, percorrendo in senso inverso, la strada che avevano fatto poco più di un'ora prima.

Il giovane abbandonò le mani nelle tasche dei bermuda, guardando i piedi nudi che affondavano nella sabbia, lambiti dall'acqua salata.

Il cane si allontanò qualche secondo, e quando fece ritorno dal padrone, portava in bocca un asciugamano blu.

«Ehi! Dove lo hai preso?» chiese il padrone, guardandolo accigliato, per poi guardarsi intorno, cercando di capire a chi potesse appartenere. Il cane lasciò andare il telo e abbaiò scodinzolando, attirando di nuovo l'attenzione del giovane, che si accosciò al suo fianco e prese l'asciugamano, volgendo di nuovo lo sguardo intorno.

«Ma a chi diavolo lo hai rubato? Non c'è nessuno» mormorò spostando gli occhi verso il mare, e fu proprio in quel momento che si accorse della presenza di un surfista che se ne stava seduto a cavalcioni sulla propria tavola, lasciandosi cullare dal mare divenuto troppo placido; dopo alcuni minuti di contemplazione verso il tramonto, lo sconosciuto volse la tavola puntandola verso riva, vi si distese pancia in giù e, remando con le mani, si diresse fuori dall'acqua.

Il giovane padrone del cane si alzò di nuovo in piedi, senza distogliere lo sguardo dal surfista che ora stava raggiungendo la riva tenendo la tavola sotto il braccio.

«Salve» ne attirò l'attenzione, alzando un poco la voce.

L'altro alzò la testa verso di lui, puntandogli contro un paio di occhi azzurri come un mare incontaminato.

«Salve» rispose lo sconosciuto, mentre Muffin lo raggiungeva saltellandogli intorno, alla ricerca di qualche carezza, che il tipo non gli negò, dopo aver piantato la tavola nella sabbia.

«Scusa, è un po' invadente» disse il padrone, avvicinandosi, per poi porgere l'asciugamano al surfista.

«È tuo?»

«Sì» rispose, annuendo e fissandolo negli occhi.

«Mi dispiace che si sia bagnato. Camminavo lungo la riva e quando Muffin te lo ha rubato, poi lo ha messo ai miei piedi come fosse un trofeo da donarmi» spiegò, accennando un sorriso imbarazzato.

«Non fa niente» rispose l'altro, mostrando un bellissimo e amichevole sorriso.

«Non so se può consolarti, ma ruba soltanto cose che gli piacciono» scherzò, guardandolo negli occhi.

«Mi fa piacere, amo i cani» ribatté l'altro, facendo un'altra carezza a Muffin.

«Bè, ora sarà meglio che andiamo... scusa ancora per l'inconveniente» disse il giovane.

«Non c'è problema» sorrise di nuovo, il surfista, per poi guardare Muffin e il suo padrone, allontanarsi lungo la spiaggia.

Non appena giunti a casa, il ragazzo salì le scale di legno che conducevano a un patio che si affacciava sulla spiaggia e aprì la porta scorrevole che immetteva nella sala principale, arredata con un tavolo da pranzo rotondo, un divano bianco con due poltrone, una libreria con alloggio in cui era inserita la tv e un angolo cottura, separato dal resto della sala, da una penisola di legno e due sgabelli alti.

KISSES FROM BREATHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora