7. When the sun came up you were looking at me

71 8 62
                                    







When the sun came up you were looking at me



Quiete.

Tanto attesa e bramata, vagheggiata durante il fragore della tempesta, da essere infine persino tangibile, concreta, dello stesso sapore che ha un sorso d'acqua fresca quando si è tremendamente assetati, lo stesso sollievo donato da una striscia d'ombra sotto il sole cocente.

Taceva, la natura.

Come quando dopo un'intensa raffica di vento, talmente forte da scuotere i rami e far volare via i panni stesi dai balconi, improvvisamente questo si placa, e tutto sembra per un istante sospeso, ovattato, quasi in attesa di una nuova scarica.

Oppure quando un rumore persistente, fastidioso, trapanante, cessa d'un tratto, senza preavviso, rammentando ai presenti con primitivo stupore quanto dolce possa essere il silenzio.

Allo stesso modo, gli occhi tinti di meraviglia, Livia osservava la rinascita mite della foresta, spettatrice di uno spettacolo che non pretendeva attenzioni nella sua bellezza semplice, disarmante.

Le sembrava quasi di poter vedere gli alberi rifiorire al proprio passaggio, come animati da una forza vitale ancestrale, un'entità mitologica di ninfa, una Persefone di ritorno dall'Ade.

Si chiese se non fosse un effetto dell'aurea agreste che circondava Jeffrey, e che ora pareva essersi estesa anche a lei da quando aveva indossato un suo indumento, come un'insegna simbolica del suo potere.

Si figurò il momento in cui avrebbe restituito quella stoffa al suo proprietario, la luce radiosa in quegli occhi d'erba, il sorriso ampio sul suo volto giovane.

Immaginarlo la fece sentire investita da una sensazione di appagamento peculiarmente intrecciata ad una fibrillazione impaziente, i suoi passi sul terreno le parvero più leggeri, le gambe trascinate da una spinta che la conduceva in avanti senza neppure domandarsi dove fosse diretta.

Dopotutto, non era necessario che lo sapesse.

Andare, camminare, incedere all'interno di quella natura verdeggiante e viva sentendosi non più estranea, bensì parte integrante di essa, questo le bastava.

Sfiorare con i polpastrelli le foglie morbide ed i petali delicati, mossa ora non dall'angoscia di non ritrovare la strada di casa, ma dal puro desiderio di imprimere ogni dettaglio di quel paesaggio nella propria memoria sensoriale.

Deviare, allontanarsi appena dal sentiero per ammirare più da vicino una pianta dai colori sgargianti, un animale affacciatosi impavido dalla propria tana, una farfalla posata su di un ramo.

Ora comprendeva l'istinto che doveva aver guidato Jeffrey nel suo apparentemente incoerente peregrinare, ora comprendeva l'irresistibile richiamo che su di lui dovevano aver esercitato le differenti specie di alberi, le tonalità cangianti delle rocce, i richiami distinguibili ad un orecchio esperto dei numerosi uccelli che popolavano il bosco.

Che importanza aveva quanto tempo avrebbe impiegato, quale strada avrebbe percorso, dove infine sarebbe sbucata?

Sarebbe arrivata, prima o poi.

Quando, in quale luogo, non le interessava.

Proseguiva verso lui, però, di questo ne era certa.

Dovunque il cuore pulsante della foresta la stesse guidando, lì era dove Jeff si trovava.

Cosa gli avrebbe detto, quali parole lui le avrebbe rivolto?

Quali sguardi, quali gesti avrebbero scelto per ritrovarsi?

I'll meet you after darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora