1. Fix you

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Tipo: One shot
Ship: Seishu Inui x Hajime Kokonoi
Prompt: Chi ha detto che un meccanico non può riparare un cuore rotto?
Rating: Rosso

Io, io che ho letto tutto Schopenhauer
Per capire cosa sia il dolore
Ma mi bastavano i tuoi occhi, la tua pelle, il tuo sapore
Un bacio alla francese, dai
E chissà adesso come stai
Ti sussurrerò in silenzio che...

"Che giornata di merda!" Tuonò la voce di Draken, il tono profondo che non lo faceva sembrare minimamente un ragazzo appena diciassettenne.
"Dai che alla fine l'abbiamo riparato questo motore." La voce calma di Inupi compensava appena il tono forte del suo compagno nell'officina completamente vuota.
"Sarà meglio che quella babu decida di partire domani!" Sbadigliò l'ex vicecapitano della Toman.
"Ti conviene tornare a casa ora, le ragazze si staranno preoccupando per te." Lo prese in giro Seishu, alludendo alle prostitute del bordello in cui Ken Ryuguji viveva fin da piccolo.
Inupi gli aveva sempre detto che stentava a credere al fatto che lui non si fosse mai fatto nessuna di quelle ragazze tanto belle, ma in realtà conosceva la profondità dei sentimenti che il biondo provava per Emma e quanto la ferita nel suo cuore fosse ancora ben lontana dal rimarginarsi, nonostante fossero quasi passati due anni dalla morte della ragazza.
"Mi dispiace non aver ancora trovato un posto decente dove farti dormire." Gli disse alla fine il ragazzo con il drago tatuato e il biondo riuscì a distinguere nitidamente la punta di amarezza con cui quella frase era stata pronunciata.
"Con Koko usavamo questo posto come rifugio prima ancora che io e te riaprissimo l'officina di Shinichiro, mi ci sento a casa, quindi non preoccuparti." Provò a rassicurarlo, anche se sapeva di essere pessimo in quel genere di cose.
Infondo, sorridere gli era sempre venuto difficile.
Draken dal canto suo non gli credette nemmeno un po', ma non ebbe il cuore di obiettare, perché farlo avrebbe significato puntualizzare per l'ennesima volta ad Inupi l'assenza di Koko e nemmeno lui si sentiva così bastardo da infierire su quel tasto.
"A domani allora." E dopo aver recuperato le sue cose, il più alto lasciò l'officina.
Inupi dal canto suo sentiva il suo corpo fremere più del solito e anche se non c'era un motivo particolare per tornare a farlo, gli avvenimenti di quando era ancora membro dei Black Dragons gli tornarono alla mente poco alla volta.
Era in momenti come quello che avrebbe tanto voluto aprirsi il cranio in due e trascinare i sorrisi perfidi di Izana e Taiju fuori, lontani da quel suo cervello già completamente marcio, che non sapeva più distinguere il bene dal male.
Eppure -anche se le passate generazioni di quella gang in cui aveva tanto sperato erano il suo più grande rimpianto- in mezzo a tutta quella distruzione, Seishu aveva anche trovato alcuni dei momenti più felici della sua vita. E per quanto detestasse ammetterlo, ognuno di essi portava con sé il ricordo dell'unica persona che dopo anni faceva ancora fatica a nominare, perché aveva ancora paura di aggrapparsi disperatamente al suo ricordo.
Hajime Kokonoi, l'ex portafoglio dei Black Dragons che ancora bazzicava negli ambienti criminali ad arricchire le tasche di qualche stupida gang a cui non fregava niente di lui; questo era il nome di quella persona.
Ed era arrabbiato con il mondo intero per averglielo portato via, anche se Koko non era mai stato suo, anche se se ne era andato di sua spontanea volontà, rubandosi quel poco di felicità che la vita gli aveva concesso.
"In fondo la felicità è fatta di piccoli attimi che cospargono un cammino colmo solo di sofferenze." Biascicò a voce un po' più alta e per qualche ragione gli sembrò che quelle parole non gli fossero affatto estranee, come se le avesse già sentite da qualche parte.
"E pensare che hai sempre odiato i libri di Schopenhauer." La testa del biondo si mosse di scatto a quella frase, acuendo lo sguardo per osservare una sagoma nella penombra farsi strada verso di lui.
Doveva starlo immaginando, non poteva essere lui, giusto?
"Da quanto tempo Inupi." Il sorriso serafico a dipingergli le labbra, i capelli scuri sempre rasati sulla destra e il trucco rosa che risaltava quel suo sguardo che gli era sempre sembrato pronto a divorarlo.
"Forse non era ancora abbastanza tempo." Sussurrò il ragazzo con la voglia in faccia, premurandosi di affondare le mani tremanti dentro alle ampie tasche della sua tuta da lavoro per impedire a Koko di farsi beffe della sua debolezza.
La stanza piombò in un silenzio teso e lungo per qualche minuto, mentre Inupi ancora non riusciva a distogliere lo sguardo da quella figura che per lui era immancabilmente l'equivalente di una calamita.
"Oh andiamo, hai davvero intenzione di startene là in silenzio a guardarmi come se fossi uno spirito?" Gli occhi di Hajime brillavano come i raggi di sole sull'acqua di mare e al loro interno Seishu riuscì a leggere solo una cosa: aspettativa.
"Se mi facessi più vicino potrei pentirmi delle mie azioni." Sibilò il biondino, guardando l'ex amico con astio.
Il suo non era un avvertimento, ma un'ammonizione.
"Non sfidarmi." Ghignò tuttavia Koko, facendosi più vicino a lui, fino a che non si trovarono l'uno di fronte all'altro, con la luce dell'insegna a riflettere sui loro volti.
Fu allora che gli occhi di Kokonoi si fecero più grandi, mentre le mani sempre guantate si avvicinavano al volto del suo amico d'infanzia e quest'ultimo per un momento si dimenticò anche come respirare.
"I tuoi capelli sono cresciuti." Constatò il moro, saggiandone la morbidezza con la punta delle dita, senza che Inupi potesse fare qualcosa per obbiettare.
"Non pensavo avrei più rivisto quei capelli lunghi." Continuò Hajime, cercando di affondare l'intero palmo tra quelle ciocche che ricordavano le spighe di grano, ma Seishu si allontanò di appena un passo, distruggendo l'incanto di quel momento e sentendo la rabbia montargli dentro per l'ennesima volta.
"Non puoi proprio farne a meno eh?" Chiese l'ex vice-capitano dei Black Dragons con amarezza.
"Per quanto gli anni passino, non fai che vedermi come un riflesso." Continuò a parlare, con gli occhi smeraldini puntati al suolo per paura di fissare le pupille di Koko e cogliere il biasimo al loro interno.
"Non è così Inu-"
"E allora com'è? spiegamelo!" E quella volta Kokonoi rimase davvero senza parole, perché non aveva mai sentito Seishu urlare così tanto.
Per tutto questo tempo, sono stato il riflesso del tuo dolore.
"Visto? Nemmeno tu hai una risposta diversa da darmi." Dopo quella frase sussurrata appena, Inui provò davvero ad allontanarsi da quella stanza, a lasciarsi quell'idiota di Koko alle spalle. Provò a chiedergli di non tornare mai più, ma una volta raggiunta la soglia della porta, nemmeno una parola riuscì a lasciare la sua gola. Non sono nemmeno in grado di lasciarlo andare. Che pena che mi faccio.
"Avanti, andiamo." Fu l'unica cosa che riuscì invece a dire, dopodiché senza mai voltarsi indietro, prese a camminare verso la sua stanza.
"Questo posto non è cambiato di una virgola." Esclamò il moro guardandosi intorno, sinceramente sorpreso di rivedere il loro rifugio esattamente come lo aveva lasciato.
"Già." Rispose l'altro, per poi prendere posto sul vecchio divanetto che avrebbe già dovuto buttare da fin troppo tempo.
"Cosa sei venuto a fare Koko?"
"Sbrigavo delle faccende in zona e sono passato per di qua. Di certo non mi aspettavo che tu e il vice-capitano della Toman aveste rimesso in sesto l'officina di Shinichiro e aveste iniziato a lavorarci." Gli spiegò il moro, passandosi nervosamente una mano tra capelli.
Riconosceva che piombare in quel negozio fosse stato un gesto fin troppo impulsivo per un tipo razionale come lui, ma quando c'era di mezzo un certo biondino con gli occhi di smeraldo, anche lui poteva fare qualche eccezione. La sola idea di non averlo nemmeno potuto vedere per due anni gli faceva attorcigliare le viscere e l'unico motivo per cui si era convinto ad andare avanti per quella strada era proprio il suo desiderio di proteggerlo.
Perché in fondo Koko lo sapeva che avrebbe passato la sua mera esistenza a riempire le tasche di qualche delinquente bastardo, sapeva che il suo unico talento fosse quello di fare soldi e non si aspettava di incontrare qualcun altro disposto a dargli una possibilità senza ricevere nulla in cambio.
É così che deve essere, pensò amaramente, con le tasche piene di soldi e il cuore pieno di tagli.
"In ogni caso puoi stare tranquillo Inupi, so di non essere il benvenuto in questo posto, me ne andrò subito." Dovevo solo assicurarmi che tu stessi bene.
"É tardi, resta qua." Secco e conciso come solo Inupi sapeva essere.
"Eh?" Gli occhi scuri di Hajime si dilatarono per quanto erano sconvolti.
"Non farmi ripetere quello che ho detto."
"Perché lo fai?" Perché che tu lo voglia o no mi hai salvato la vita.
Ma stavolta il biondino tenne la bocca chiusa e non rispose ad alta voce, liquidando la domanda con un'alzata di spalle.
"Qui dentro continua ad esserci un solo posto per dormire, dovremo dividerlo come facevamo prima." Disse il biondo, stendendosi sul divano e socchiudendo le palpebre.
Una sensazione di calore si irradiò nel petto del moro e Hajime ricordò quanto qualche anno prima gli fosse familiare, infondo Inupi in tutti quegli anni era stato l'unico a mostrargli affetto.
Si avvicinò lentamente al divanetto, osservando la figura eterea del biondo e senza rendersene conto poggiò le mani ai lati della sua testa, portando ancora una volta il volto vicinissimo al suo.
In quel momento, mentre il suo volto si faceva sempre più vicino a quello di Inupi, ogni cosa sembrò tornare in ordine nella sua mente.
Stavolta però, il biondo riaprì gli occhi appena in tempo per vederlo.
"Koko non fare niente di cui potresti penti-"
Ma le sue parole servirono a poco, perché Koko lo aveva già baciato.
Un attimo di stasi, poi la mente di Seishu iniziò a fluttuare, arrivando a quel giorno di due anni prima, quando per la prima volta aveva sentito la morbidezza delle labbra di Koko.
Erano esattamente come se le ricordava.
Quando il suo viaggetto mentale giunse al termine, Inui provò anche ad allontanarlo, ma le sue proteste durarono poco più di qualche secondo, mentre Hajime saliva completamente a cavalcioni sopra di lui per evitargli di fare storie.
La lingua del moro riuscí lentamente a convincere le labbra dell'ex vice-capitano a schiudersi e a quel punto fu chiaro a entrambi che grande cazzata stessero facendo, ma nessuno dei due volle fermarsi.
Le mani guantate di Hajime fecero scendere lentamente la zip della sua uniforme da lavoro, scoprendo la pelle candida e tonica del torace di Inupi, mentre quest'ultimo provava inutilmente a slacciare i bottoni troppo spessi del suo cappotto.
Le bocche si incontravano fameliche, le gambe erano avvinghiate e i bacini cozzavano a scatti irregolari, movimenti imprecisi dettati dall'impazienza e dalla poca esperienza che avevano entrambi.
Inupi non riuscì a mantenere nemmeno un poco di quel contegno che aveva provato ad imporsi, ribaltando le posizioni e portandosi una mano di Koko sul basso ventre, facendola scendere lentamente verso il basso.
"Tocca bene Koko, io sono Seishu non Akane."
La prima volta che mi hai salvato la vita, è stato per sbaglio, ma poi hai continuato a farlo ancora e poi ancora una volta.
In tutta risposta il moro ritrasse la mano dalla sua stretta per portarsela vicino alla bocca, sfilandosi il guanto di cuoio nero con i denti.
"Credi che non lo sappia?" Disse, stavolta sicuro di sé, riportando la mano nuda sul basso ventre del biondo, non limitandosi tuttavia a toccarlo da sopra ai vestiti.
Il corpo del biondo fu pervaso dai brividi, sentendo le lunghe dita di Koko stringersi intorno alla sua erezione per masturbarla con vigore, un gemito di sorpresa lasciò le sue labbra, mentre si sforzava di non perdere l'equilibrio e cadergli addosso.
Sapere che l'attenzione di Koko per una volta era rivolta a lui, era un'emozione talmente forte da sconquassarlo, ma il biondino non poteva permettersi di starsene imbambolato a godere delle attenzioni dell'altro ragazzo.
Inspirò a pieni polmoni, iniziando a liberare anche Koko dei vestiti, mentre con la bocca saggiava la pelle chiara del suo collo.
I capelli scuri gli solleticavano leggermente il naso, il suo respiro affannato faceva impallidire la sua pelle chiara e Seishu non riuscì a resistere a quella vista, succhiandogli voglioso la base del collo.
Mi hai dato qualcosa in cui credere e io ho dedicato la mia vita alla persona sbagliata. E nonostante tutto tu hai continuato a seguirmi.
Quando una macchia rossastra adornò il punto che aveva tanto viziato, Seishu si tirò su soddisfatto, cercando lo sguardo scuro di Koko che, dal canto suo, quando lo vide sorridere soddisfatto, gli strinse le braccia al collo, trascinandolo nell'ennesimo bacio, lungo e passionale.
Le mani impazienti di Koko sfregavano sul corpo bollente dell'amico, riscoprendolo più forte e muscoloso di come lo aveva lasciato due anni prima, mentre la lingua di Inupi continuava a lappare il petto del moro, soffermandosi di tanto in tanto a mordicchiarlo, lasciando delle piccole macchie rosse su quella pelle tanto sensibile.
"Sai che sei proprio un cagnaccio?" Gli disse il moro tra un sospiro e l'altro, tirandogli le ciocche bionde per ripicca.
"Me lo dicono spesso." Ironizzò Seishu, riferendosi al suo soprannome, facendo ridacchiare anche il moro.
"Sei proprio sicuro di quello che stiamo per fare?" Gli domandò alla fine il biondo, avvicinando il viso al suo per guardarlo bene in volto, in un raro stralcio di lucidità.
Koko rimase qualche istante in silenzio, incantato a guardare il volto bellissimo di Seishu e a tracciare i contorni della bruciatura con le mani.
"Non ho mai avuto dubbi." Rispose alla fine e senza esitazione portò le mani del biondino sulle sue gambe, in un palese invito a divaricarle.
Ho perso il conto di quante cose tu abbia fatto per proteggermi.
Inupi non se lo fece ripetere due volte, accarezzandogli le cosce divaricate con i palmi e portando la testa in basso per prendere a succhiare la pelle tesa e pulsante della sua erezione.
Kokonoi a quel punto non riuscì più a contenere la sua voce, gemendo forte il nome di Inupi e portando ancora una volta le mani tra i suoi capelli per non farlo allontanare.
Gli ci volle poco per arrivare al limite, ma il biondo non gli diede la soddisfazione di farlo venire, smettendo di succhiare e riprendendo a mordicchiargli la pelle, stavolta nell'interno coscia.
"S-mettil-." Riuscì appena a sussurrare il moro, prima di doversi mordere un polso per non ricominciare ad urlare; la lingua di Inupi stavolta aveva iniziato a viziare il suo sedere.
Le sue mani continuavano a tenere le cosce divaricate per facilitargli il movimento e mentre Koko pensava che non sarebbe potuta andare peggio di così, cominciò a vedere bianco, mentre uno spasmo fortissimo gli attraversava il corpo e l'ennesimo gemito, più acuto degli altri sfuggiva al suo controllo.
Seishu si sollevò dalla sua posizione guardandolo sorpreso.
"S-sei venu-" Ma il calcio di Koko gli impedì di continuare quella frase già fin troppo imbarazzante.
"Piantala di giocare e inizia a fare sul serio." Inupi sorrise appena a quella reazione imbarazzata, osservando le guance tinte di rosso del moro per qualche secondo prima di baciarne una.
Le gambe di Hajime si strinsero intorno ai suoi fianchi, mentre il biondo gli afferrava le mani e le stringeva alle sue.
Bastò un ultimo sguardo in quelle pozze scure e lucide che erano i suoi occhi e Seishu non ebbe più dubbi, prendendo a spingere piano in quel corpo che non avrebbe mai lasciato a nessun altro.
Non illuderti di essere l'unico ad avere qualcosa da proteggere Koko.

"Prima quando sei arrivato, mi hai detto qualcosa su quel filosofo che piaceva a mia sorella giusto?" Chiese il biondo, mentre con la testa adagiata sulle gambe di Koko, si beava del suo tocco gentile tra i capelli.
Il moro dal canto suo annuì piano?
"Ricordi quanto Akane fosse fissata con i libri di Schopenhauer?" Chiese Koko e Inupi si assicurò di scorgere la sua faccia rilassata prima di continuare quel discorso, infondo era la prima volta che riuscivano a parlare di sua sorella senza distruggersi a vicenda.
"In quel periodo ne leggevate così tanti che avevo smesso di venire in biblioteca per la noia." Si ricordò il biondo, facendo nascere sulle labbra di Hajime un sorriso sincero.
"Tu odiavi Schopenauer e il suo mondo fatto di dolore e ogni volta preferivi andartene. Anche io, nonostante non sia mai riuscito a dirlo a lei, odiavo quei libri, li odiavo con tutte le mie forze, perché tutto quel dolore non volevo nemmeno immaginarlo." Inupi allora lo guardò senza realmente capire dove il moro volesse andare a parare.
"Che senso ha che tu ora le dica a me queste cose?"
"Non voglio continuare a vivere nella bugia che Akane sia viva e so che per farlo dovrei iniziare a vivere una vita onesta, ma sono così corrotto che il mio unico obbiettivo nella vita è fare soldi. Sono consapevole di quanto sia egoista, ma l'unica cosa che posso fare per stare meglio, è essere sincero con te." Il fiato spezzato del moro al termine di quella frase, non lasciò a Seishu alcun dubbio.
Si sollevò dalle gambe di Kokonoi per poter stringere il suo corpo in un abbraccio dettato dall'emozione, per la prima volta gli sembrò davvero che Koko stesse provando ad uscire dall'ombra del ricordo di Akane.
"So che la nostra vita probabilmente sarà esattamente come ce l'aveva descritta Schopenhauer, eppure se puoi essere tu quella piccola scintilla di felicità che illumina il mio cammino di sofferenze, a me sta bene." Si guardarono negli occhi ancora una volta, gli occhi neri e lucidi di Koko e quelli smeraldini di Inupi, anch'essi luccicanti a loro volta.
"Anche a me va bene." E forse non sarebbe stata la miglior dichiarazione del mondo, forse non avevano nemmeno capito il vero senso delle parole di quel filosofo, ma tanto con due tipi come loro, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Quella notte finalmente, dopo tante altre insonni, Hajime ci mise davvero poco ad addormentarsi stretto in quell'abbraccio.
"Finalmente sei a casa, Koko." Gli sussurrò appena il biondo, consapevole che l'altro stesse già dormendo da un po' e che probabilmente il giorno dopo, quando si sarebbe svegliato, di lui non ci sarebbero state più tracce.
Sospirò piano per non svegliarlo, concentrandosi subito dopo ad ascoltare il battito calmo del cuore di Koko che lo cullava in quella notte senza stelle e anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, si trovò a pensare a quanto fosse ingiusto.
Ci aveva messo così tanta cura a riparare quel cuore martoriato, eppure, a Koko non sarebbe servito nemmeno un minuto per distruggerlo di nuovo.
E allora si promise che non aveva importanza quante volte ancora sarebbe successo, avrebbe sempre trovato il modo di riparare Koko e il suo cuore guasto.
In fondo lui, era pur sempre un meccanico.

||The story of the Pierrot and the Reaper|| TR One ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora