𝐶𝐴𝑃𝐼𝑇𝑂𝐿𝑂 2 - 𝘢𝘶𝘭𝘢 112

38 7 0
                                    

Aula 112: informazioni base

Questo recitava il cartellino della porta chiusa che mi trovavo di fronte.
James mi avrebbe lasciata lì e sarebbe tornato a lezione conclusa per prendermi.

Provavo un'inspiegabile ansia mentre abbassavo la maniglia della porta sotto lo sguardo attento del ragazzo.
Non ne riuscivo a capire il motivo.

Entrai sgranando gli occhi per l'ampiezza della stanza.
Vi erano disposte dodici file di sedie da venti sedie ciascuna ed erano quasi totalmente occupate.
Dei brividi mi assalirono il corpo costringendomi a scrollare le spalle per cercare di riprendermi. Era frutto della mia testa, ma un pensiero mi sfiorò lo stesso: se tutti quegli Angeli erano Novizi voleva dire che la loro morte era avvenuta da poco.
Erano veramente molte persone.
Diventava tutto alquanto inquietante.

Decisi di sedermi prima che qualcuno occupasse anche gli ultimi posti rimasti.
Cercai attentamente con gli occhi fino a scorgere una sedia vuota accanto ad una ragazza minuta e dalla chioma rosso fuoco e un viso spruzzato di lentiggini.
Senza perdere ulteriore tempo mi accomodai notando che davanti a noi vi era una scrivania molto grande con sopra una pila di fogli abbastanza alta.

«Io sono Emilia» esclamò la ragazza sorridendo e porgendomi la mano.

Tutto quell'entusiasmo mi lasciava di stucco.
Non riuscivo a comprendere come potesse una persona essere così allegra.
Io non lo ero mai.
Un pò però invidiavo chi sorrideva sempre perché era segno di forza, di volontà d'animo, sorrideva chi aveva superato mille ostacoli e non si era mai arreso. Anche se dentro aveva una tempesta e il cuore era ormai stanco e provato dalle infinite delusioni sorrideva comunque.

«Luce» le rivolsi un leggero sorriso, senza stringerle la mano.

Ciò non le diede per niente fastidio, infatti continuò a parlare e parlare sempre con estrema ilarità.
Non stavo prestando molta attenzione ai suoi discorsi, non perché volessi fare la tipica ragazza acida e antipatica ma perché ero molto presa da tutto ciò che avevo attorno, non era semplice come le altre stanze.
C'erano tantissimi quadri e foto che prima non avevo per niente notato, oltre a molti simboli e disegni di piccole dimensioni colorati dipinti sulle pareti.
Il tutto era di un'estrema semplicità che però riusciva a sorprendere.
Sembrava proprio il classico luogo fatto apposta per gli Angeli, rispettava la loro natura delicata, armoniosa e carica di splendore.

Ad un tratto calò il silenzio, le sedie erano tutte occupate e tre o quattro ragazzi rimasti in piedi si sistemarono in fondo alla stanza.
Un uomo dai capelli corvini e a spazzola entrò chiudendosi la porta alle spalle e prendendo posto alla scrivania.
Aveva una leggera barba sicuramente rasata da qualche giorno e che quindi stava iniziando a crescere.
Gli occhi scuri ma brillanti che trasmettevano sicurezza mentre le labbra erano dritte creando un'espressione severa.

«Salve Novizi, il mio nome è Maximus e sono il Responsabile degli Angeli»

Aveva una voce piuttosto pesante e una corporatura massiccia.
Nonostante fossi in terza fila riuscivo a notare uno strano tatuaggio sul suo collo.
Si trattava di un simbolo: una retta con in mezzo un triangolo dalla punta rivolta verso destra.
Era una runa.
Thurisaz, la runa della protezione.

«Ci troviamo su Destiny, il Mondo Ultraterreno diviso fra Angeli e Demoni. Il vostro compito è proteggere il Mortale che vi verrà affidato, quello dei Demoni è confondere e tentare. È un'eterna lotta tra bene e male» continuò.

Ero sempre stata appassionata di rune, avevo un sacchetto nascosto in camera mia e di tanto in tanto le estraevo per leggerle al mattino.
Non sapevo perché ci credessi tanto, forse era l'unica cosa a cui mi potessi aggrappare per continuare a sperare.

𝑯𝑬𝑳𝑳 𝑨𝑵𝑫 𝑯𝑬𝑨𝑽𝑬𝑵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora