1 - Nives

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Mi sveglio in orario, ma riesco lo stesso a fare tardi

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Mi sveglio in orario, ma riesco lo stesso a fare tardi. Oggi è una giornata importante per me; così importante che forse potrà cambiarmi la vita. Mio padre è morto un mese fa. Ha avuto un incidente d'auto da quello che mi hanno detto, ma la sua morte è avvolta dal mistero. Nessuna autopsia che lo confermasse; nessuna notizia al telegiornale; nessun corpo da piangere; niente di niente. Non avevo un rapporto stretto con la mia famiglia. Mia madre era morta l'anno scorso e fino ad allora io vivevo con lei. Non avevo mai visto mio padre fino ad un anno fa. Da quello che sapevo, io ero il frutto di una serata piena di alcol e chissà cos'altro. Quando mia madre se ne è andata, ho pensato di chiedere aiuto a mio padre. Non riuscivo a pagare le spese solo con il mio stipendio. Lavorare come segretaria per un meccanico non frutta molto e chiedere una mano a colui che aveva contribuito alla mia nascita non mi era sembrata una scelta così sbagliata. All'epoca io e mia madre vivevamo a Roma e quando ho chiamato mio padre, lui mi disse che ci avrebbe pensato lui a me. All'inizio non potei credere alle mie orecchie. Accettai immediatamente e lasciai il mio lavoro per trasferirmi da lui e più precisamente in Trentino. All'inizio pensai che stava per iniziare un nuovo capitolo della mia vita, uno in cui avrei potuto conoscere meglio mio padre, ma così non fu. Ho vissuto quasi un anno con lui e per tutto il tempo non ha fatto altro che ignorarmi. Abitava in un enorme tenuta immersa nei boschi e nello splendido verde di quella terra magnifica. Aveva soldi a palate eppure non aveva mai provveduto a noi. Viveva in questa reggia, circondata di lussi e ogni genere di conforto eppure ero sola, molto più di prima. Aveva due figli, ma non sono mai riuscita a farmi accettare. Mi hanno sempre vista come un'intrusa, qualcuno che voleva insinuarsi con la violenza nella loro vita. Non si sono mai sforzati di costruire un rapporto con me e mio padre mi ha dato sempre per scontata. A cena se ne stava nel suo studio e durante il giorno era sempre al lavoro. Non voleva che io lavorassi, diceva che avrebbe provveduto a tutto lui; forse era il suo modo per dirmi che mi voleva bene, credo che non lo saprò mai. Quando questa mattina mi ha telefonato l'avvocato dicendomi di recarmi allo studio notarile, non capivo. Che mio padre mi avesse lasciato qualcosa nel testamento? Dopo un'ora a cercare parcheggio, trovo finalmente il portone e citofono. Quando entro nello studio tutto puzza di ricchezza e ostentazione. Non sono sola però. Un gruppo di persone se ne sta seduta su varie sedie e mi guarda come se fossi un'appestata.

«Prego Signorina, si accomodi.» Mi dice il notaio. «Ora che siamo tutti, possiamo procedere. Queste sono le volontà del Signor Carlo Montrose.» Il notaio ci mostra i documenti e poi apre la busta.

«Io, Carlo Montrose, lascio la mia tenuta principale ai miei figli Lucas e Marco. Sono sicuro che saranno in grado di gestirla al meglio. Lascio tutti i libri della biblioteca a mia sorella, Elisabetta Montrose e il mobilio della mia defunta madre a mia sorella maggiore, Viviana Montrose in quanto so che le sono sempre stati cari. Infine... lascio il mio ranch nel Montana e tutte le terre annesse a Nives Montrose. So per certo che qui non c'è futuro per lei e forse laggiù potrà trovare quello che sta cercando.»

«Questo è quanto.» Dice il notaio «Vi prego di firmare questi documenti per ufficializzare le volontà del defunto.»

Mio padre mi ha lasciato un ranch nel Montana? COSA?

«Povera piccola. A noi la roba di valore e a te una fattoria tra i contadini...» Mi dice quell'arpia di Viviana. Ce l'hanno sempre avuta a morte con me per essermi intromessa nelle loro vite. Io non ho mai chiesto nulla, volevo solo una famiglia a cui appartenere. Il Montana... era così lontano. «Mi scusi Signorina.» Mi chiama il notaio «Qui ci sono i documenti del ranch e il biglietto d'aereo. Suo padre avrebbe voluto che partisse subito e per questo aveva già predisposto tutto.»

«Quando dovrei partire?» Chiedo per informarmi perché la notizia mi ha sconvolta più di quanto non volessi ammettere.

«Il volo è tra due giorni.»

«DUE GIORNI?» Voleva subito farmi sgombrare a quanto sembrava.

«Sì. Anche a me è sembrato strano, ma quando abbiamo redatto il testamento lui è stato categorico su questo. Lei sarebbe dovuta partire due giorni dopo dalla lettura di quest'ultimo.»

«Mi sembra una follia.»

«Sono le sue volontà.»

«Ma cosa farò una volta lì? Non ho un lavoro, come mi manterrò?»

«Suo padre ha pensato a tutto.» Tira fuori altri fogli e me li mostra. «Qui è chiaramente scritto che lei avrà un lavoro presso la famiglia Wood. Sono i proprietari del ranch vicino a lei e sono certo che avranno già letto la mia mail, inoltre so che suo padre ha fatto sì che gli arrivasse una lettera non appena fosse morto. Suo padre si è assicurato che lei avesse tutto il necessario per sopravvivere. Tenga questi documenti e faccia delle copie perché sono gli originali. Se li perdesse sarebbe la fine.» Non fa in tempo a finire la frase che già ho scannerizzato tutto con l'app del telefono.

«C'è altro che dovrei sapere? Tipo quale sarà la mia mansione.» Chiedo giusto per prepararmi mentalmente a tutto quello che mi aspetta.

«Non so altro Signorina, mi spiace.»

«La ringrazio.» E gli stringo la mano. Faccio per andarmene e sento le due zie parlarmi male alle spalle. Le ignoro, è quello che ho fatto nell'ultimo anno. Avrò anche vissuto nel lusso con loro, ma mi sono sempre dovuta guardare le spalle da tutti. Lucas e Marco non mi degnano di uno sguardo. Torno a casa e penso che sia il caso di fare qualche ricerca. A quanto sembrava il mio ranch - mi fa ancora strano pensarlo - si trova a Cut Bank nel Montana. Sembra essere un luogo sperduto nel nulla dalle immagini che vedo su Google. Passo un'ora al pc, poi mi fanno male gli occhi e mi levo gli occhiali. Sospiro perché sento che non sto facendo nulla della mia vita. Non ho mai vissuto veramente, non ho mai fatto nulla di intenso o folle. Persino la mia vita sentimentale era piatta; il mio ultimo ragazzo risale ad un anno e mezzo fa e comunque non era niente di folle o passionale; niente amori struggenti per me. Penso che qui non ho futuro e che forse cambiare aria può farmi solo che bene. Parlo bene inglese anche se faccio qualche errore ogni tanto, ma mi destreggio piuttosto bene. Qui non ho molti amici; a Roma ne avevo ma qui da mio padre non sono mai riuscita a farmene, perciò non c'è assolutamente nulla che possa fermarmi. Montana aspettami, sto arrivando!


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