Capitolo 7

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Olivia's Pov
Le prime luci del sole giunsero su Tracia, non avevo dormito, sentivo il battito del mio cuore e l'ansia che cercavo di tenere a freno, sentivo anche la paura. Mi avrebbe segnato per sempre questa guerra, avrebbe segnato tutti noi, combattevamo contro un dio, il dio della guerra. Speravamo davvero di vincere? Anzi, loro speravano di vincere, io no, sapevo che avrei perso quando il primo uomo sarebbe caduto per via delle loro spade o lance. Avevo giurato di combattere per i greci, non era un giuramento volontario, ero stata obbligata a farlo, ma avrei gettato vergogna su Creta se sarei scappata e questo non doveva accadere. Ares era forte, sapeva perché mi trovavo qui, sapeva i miei punti deboli e quelli forti, se avrebbe voluto avrebbe potuto vedermi quando lo desiderava. Io ero una mortale, sarei morta, mentre lui sarebbe stato ancora in vita. Per non parlare di Zeus, lui mi adorava, non sapevo cosa vedesse in me, era disposto a mettersi contro suo figlio pur di aiutarmi, era anche disposto a fare di tutto perché io sarei stata dalla parte di Ares.

Nessuno sa cosa lega me e Ares, e questo è un bene. Agli occhi di tutti gli altri il motivo per cui io conosca i suoi punti deboli sono sconosciute. Mi ha aiutato viaggiare molto, conoscere il mondo e tutto ciò che esso possiede, mi ha aiutato conoscere isole e uomini provenienti da esse, mi ha aiutato anche conoscere Ares e farmelo amico per un po' di tempo. Io conosco tutto di lui, come lui conosce tutto di me, non so se sia una cosa positiva o negativa trovarsi in una guerra ed esseri rivali sapendo tutto l'uno dell'altra.

Perseo voleva il potere, non mi avrebbe fatto parlare con Ares, sapeva bene che avrei potuto farlo ragionare e non far iniziare una guerra. Ma non poteva prevedere che io sarei andata a parlare con Ares lo stesso, non mi importava delle conseguenze. Non sarei stata a guardare mentre i miei uomini sarebbero stati massacrati solo per la sete di potere di un uomo frivolo e senza scrupoli.

Presi la mia lancia e il mio scudo, feci un respiro profondo e chiusi per un momento gli occhi. La paura non deve sopraffare su di me, ma la freddezza deve essere la protagonista del mio corpo.

"Principessa, è tutto pronto" Ascario si affacciò alla mia tenda e annuì capendo che fosse giunto il momento.

"Arrivo" dissi e lo vidi allontanarsi. Feci un ultimo respiro profondo prima di uscire e sentire i raggi tiepidi del sole che stava iniziando a sorgere. Vidi i soldati che si stavano preparando e mettendo in linea davanti ai loro principi e re.

"Ascario" richiamai il mio fidato compagno e lui camminò fino ad arrivare di fianco a me.

"Noi staremo avanti" dissi non guardandolo, avevo gli occhi puntati su i miei soldati che si stavano mettendo in linea.

"Non pensa che Perseo possa arrabbiarsi?" domandò dubbioso.

"Perseo può benissimo stare dietro di noi. Dovrebbe ringraziarci, proteggiamo lui e i suoi soldati."

"Come vuole Principessa" ci congedò facendo un inchino col capo e richiamò gli uomini ordinandoli di andare in avanti. Il mio sguardo si puntò su Nike, era sempre insieme a Ermete, e dai loro sguardi avevo già capito il perché. L'avrei protetto, sapevo che sarebbe stato Ermete a proteggerlo, avevo sentito che fosse un grande guerriero, ma avrei messo la vita di mio fratello sulle sue mani, non fin quando io vivrò. Con passi pesanti andai di fronte ai miei uomini, leggevo sui loro volti fedeltà verso di me e verso Creta.

"Non serve che vi dica ciò che dovete fare. Ascario vi ha già spiegato tutto. Voglio solo che sappiate che farò in modo che ognuno di voi ritorni a Creta dalle proprie mogli e figli. Molti di voi cadranno, magari cadrò anch'io con voi, ma in qualunque maniera ritornerete a casa" dissi e un urlo di approvazione e gioia si espanse nell'aria.

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