Capitolo 18: Il signor Anderson

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Amanda's POV

Bethany mi aiuta a risalire in camera mia senza che mio padre noti niente. Solo quando mi sdraio sul letto e mi rilasso un attimo, riesco a riflettere su quello che mi è successo oggi. Se Lucy fosse stata realmente in pericolo, io non sarei stata in grado di aiutarla...

Mi alzo, pronta per la solita routine quotidiana. Sveglio anche Beth e questa volta lascio che sia lei la prima ad andare in bagno per prepararsi. Mentre lei va a fare colazione io mi faccio una doccia. Mi trucco e poi scendo in cucina. «Ne vuoi un po'?» mi chiede Bethany indicando la sua colazione «No grazie, non ho fame» rispondo sorridendo. In realtà un po' di fame ce l'ho, ma non mi va giù niente. Chiamo sia Lucy che Isabelle, per assicurarmi che stiano bene. Beth posa il piatto sul bancone e si gira verso di me «Allora, andiamo a scuola insieme?» «Certo, scusa se ieri sono corsa via» In un certo senso mi fa piacere avere Bethany qui a casa con me, almeno non sarò da sola con mio padre.

Saluto Bethany e mi dirigo verso le mie amiche, dopodiché ci dirigiamo verso l'aula. Cerco Cam ovunque, ma non lo trovo da nessuna parte. Probabilmente non verrà a scuola oggi, anche se vorrei avere delle risposte. «Tutto bene Amy?» mi chiede Lucy, vedendo la mia espressione confusa «Si, certo» rispondo «Cosa è successo ieri sera?» chiede Isabelle «Sono andata a casa di Lucy, e non l'ho trovata. Ero sicura di aver sentito un urlo. Sulla cucina c'era un biglietto con scritto che era a scuola, così sono subito andata la» le rispondo, ma lei sembra essere ancora più confusa. Guarda Lucy e la incita a spiegarle «Io ho ricevuto un messaggio da lei» dice Lucy indicandomi «Mi diceva di venire a prenderla a scuola. Quando l'ho trovata era terrorizzata. E c'era Cameron» dice le ultime parole con disprezzo «Io non lo sopporto» aggiunge «L'ho chiamato io. Insomma se suo padre è il problema è compito di Cam mettere le cose a posto» dice Isabelle «Ragazze perché non cambiamo argomento?» le interrompo io. Loro annuiscono e fanno come gli avevo chiesto. La testa mi sta scoppiando, non capisco più niente. Ho bisogno delle risposte e l'unico modo per ottenerle è parlare con Cam. Aspetto che le prime due ore di lezione finiscono, poi prendo la macchina di Lucy e mi dirigo verso la casa di Cameron.

Busso alla porta e dopo qualche secondo un ciuffo biondo sbuca fuori «Posso entrare, per favore?» sussurro «Sbrigati» risponde aprendo la porta per farmi passare. Mi siedo sul divano e lui si siede di fronte a me «Perché mi ha fatto credere che Lucy fosse in pericolo» chiedo subito «Per provocarmi, per vedere se mi importa» risponde, tenendo la testa china «Se ti importa di me?» chiedo timida «E di chi altro?!» risponde brusco «Quindi ti importa di me?» si alza in piedi e fa qualche passo in avanti e indietro. Si risiede e mi guarda dritto negli occhi «Certo che mi importa di te» distolgo lo sguardo prima che le mie guance vadano in fiamme «Quindi adesso cosa facciamo?» chiedo «Non lo so... Tu, tu non devi stare mai da sola. Hai capito?» mi limito ad annuire «Troverò una soluzione, te lo prometto» continua «E poi?» chiedo «Cosa vuoi dire?» «Troverai un altro modo per tenermi lontano o ammetterai che ti piaccio?» rispondo poco convita. Cam si siede accanto a me e mi prende il viso tra le mani. Stava per avvicinarsi ancora di più per baciarmi, ma veniamo interrotti dal squillo del suo cellulare. Tira fuori il telefono dalla tasca e quando legge quello che c'è scritto sullo schermo la sua espressione cambia. «Devo andare. Ricordati di non stare mai da sola, è meglio se torni a scuola»

Faccio come mi dice lui e torno a scuola. Per fortuna Lucy e Izzy stanno bene, chiamo persino Bethany per assicurarmi che sia tutto a posto. Forse il padre di Cameron non è poi così tremendo. Magari lui non fa nemmeno sul serio. Le lezioni finiscono prima e allora Izzy mi riaccompagna a casa e si ferma fino all'ora di cena. Solo quando Isabelle se ne va mi accorgo dell'assenza di Bethany. Prendo subito il mio telefono e la chiamo, ma lei non risponde. Chiamo Cam per vedere se sa qualcosa ma nemmeno lui mi risponde. Panico. Adesso cosa faccio?! Provo a richiamarla diverse volte ma lei continua a non rispondermi. Dopo circa mezzora di panico sento il mio cellulare squillare. Mi affretto a rispondere «Bethany! Che fine hai fatto?!» il mio sollievo svanisce non appena la sento singhiozzare «Amy, devi venire a prendermi. Per favore» «Cosa è successo? Dove sei?» chiedo «Ora non ho tempo per spiegarti, devi chiamare la polizia. Sono a casa di Cameron» sento qualcosa rompersi e la linea cade. Maledizione, batteria scarica. Prendo il caricatore del telefono e le chiavi della macchina di mio padre. Almeno al momento in cui arriverò a casa sua, potrò chiamare la polizia.

Il telefono non si è ancora acceso così lascio la macchina accesa e decido di entrare a cercare Bethany. Non posso permettere che le accada qualcosa. La porta è aperta, ma all'entrata non c'è nessuno. Dove diamine sei Beth? Sento un rumore dal piano di sopra, o è lei oppure è il signor Anderson. Salgo le scale in silenzio e apro la porta della stanza di Cameron. Accendo la luce ma la stanza sembra vuota. «Amanda!» dall'armadio esce Bethany e mi abbraccia forte «Shhh» le dico ricambiando l'abbraccio «Dobbiamo uscire da questa casa» sentiamo dei passi che salgono le scale e in fretta spegniamo la luce e corriamo a nasconderci nell'armadio. Qualcuno entra nella stanza e dopo qualche istante riapre la porta e se ne va «È andato via?» chiede Bethany prima che io la zittisca. Rimaniamo immobili per cinque minuti «Okay, andiamo» le dico prendendola per mano. Usciamo dall'armadio e ci troviamo davanti un uomo «Sorpresa!» dice sorridendo. È molto alto e ha gli stessi occhi di Cam, però ha i capelli neri e gli zigomi più scolpiti «Corri!» dico stringendo la mano di Beth e cominciando a correre. Stavamo per uscire dalla stanza ma Bethany viene presa dal signor Anderson «Lasciala stare» dico mentre mi prende per un braccio e ci trascina entrambe al piano di sotto. «Non so chi di voi due sia la troietta a cui è attaccato mio figlio, ma l'importante è che lui sta per arrivare qui» dice mentre mi lega ad una sedia, accanto a Beth già legata «Si, anche la polizia sta arrivando qui» dico cercando di mantenere la mia voce ferma. Lui si limita a ridere. «Sono io Amanda, lei può anche andarsene» dico indicando con la testa la mia sorellastra «Così può chiamare la polizia? No, meglio di no» «Lei è uno psicopatico» urlo «No, lo dici solamente perché non sai quello che ha fatto mio figlio!» Rimaniamo immobili sulle sedie per circa mezz'ora, poi sentiamo una porta sbattere «Papà!» urla Cameron «Perché non te la prendi con me?» il padre si alza e comincia a correre in giro, cercando il figlio. «Beth, riesci a slegarti?» chiedo mentre cerco di sciogliere il nodo dietro alla mia schiena. Bethany ce la fa e poi si affretta a liberare anche me. Mi prende per mano e corriamo verso l'uscita. La mia mano viene strappata via da quella di Beth «Corri Bethany! Non è te che vercano!» mi dice lei. O rimango rinchiusa con lei ho cerco di chiamare la polizia. Non abbiamo scelta. Corro verso la macchina e digito il numero della polizia. Attacco e sento Bethany urlare. Non posso aspettare che arrivi la polizia. Rientro in casa e quando vedo la mia sorellastra sdraiata per terra il mio primo istinto è quello di correre verso di lei, ma vengo colpita alla testa da qualcosa e svengo. Mi risveglio accanto a Bethany e con la testa sulle gambe di Cam. Ha il viso sporco di sangue. Suo padre è seduto sul divano, come se noi non fossimo li «Cosa facciamo? Dobbiamo uscire di qui» ma Cam non mi risponde, continua ad accarezzarmi il viso e i capelli. La polizia irrompe in casa e io sento un senso di sollievo. Ma con sorpresa il poliziotto stringe la mano al padre di Cameron e viene verso di me. Mi sposta delicatamente da Cam, Bethany mi abbraccia e un altro poliziotto aiuta il collega ad alzare Cameron in piedi. Lo ammanettano e lo portano di fuori. Arriva un altro poliziotto e porta me e Beth di fuori «Non è stato lui! È suo padre! Dovete crederci...» cerco di dire al poliziotto. Improvvisamente Cam si accascia a terra e i due poliziotti che lo stavano scortando ordinano di chiamare un'ambulanza. «Cam!» urlo e Bethany mi abbraccia di nuovo e cerca di girarmi da un'altra parte. Nel frattempo suo padre è uscito di fuori «Oh andiamo, non devi piangere per lui. Non vale niente, proprio come te» dice guardando il figlio a terra come se stesse guardando un cartone animato «Tu non sai niente!» ride sentendo le mie parole «Scommetto che non ti ha detto di aver ucciso sua madre»

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