"I’ve just stopped talking to you. It seems so strange. It’s perfectly peaceful here – [...] – I’d just put flowers in your room. [...]
What can one say – except that I love you and I’ve got to live through this strange quiet evening thinking of you sitting there alone.
Dearest – let me have a line...
You have given me such happiness."
(Virginia Woolf, 30 August 1940)
Non si vedevano da quel diciotto luglio.
Il tempo che Tancredi trascorreva fra le quattro mura di cartongesso del suo studio gli aveva permesso di mettere in ordine le tracce che da lì a poco avrebbe inciso. Ma lo stesso non si poteva dire dei suoi pensieri.
Mentre sedeva scomposto sulla sedia girevole torturandosi un riccio si ricordò il passo di un libro che aveva letto durante gli anni del liceo, quando una delle tante preoccupazioni era tentare di scampare il debito di matematica. Non l'aveva letto di sua spontanea volontà, lui preferiva fare musica. Recitava così: "Amare qualcuno dal profondo del cuore è comunque una grande consolazione. Anche se si è soli e non si riesce a stare con quella persona…”"Stronzate", pensò il ragazzo. "Quando ami una persona non vi è consolazione che tenga. L'unica cosa che vorresti fare è starle accanto, sentire il suo odore, condividere il tempo e..."
"Tancredi?"
Il milanese smise di torturarsi i ricci- e il cervello- e guardò alla sua sinistra, dove Filippo lo scrutava con un'espressione a metà fra il divertito e l'interdetto.
"Dimmi Fil, ero sovrappensiero" mormorò.
"Ho notato. Dovresti uscire un po'...ogni tanto dico. So che per te è importante ma non è sano rinchiudersi qui dentro ventiquattro ore su ventiquattro. Ne uscirai con la testa fumante"Tancredi sorrise, di riflesso. Poi si sentì stupido.
"Non capisco cosa ci sia di tanto divertente. Comunque stasera c'è l'evento di About You, è consigliabile che tu ci vada. È anche una buona occasione per respirare un po' di aria fresca" continuò Filippo.
"Scordatelo. C'è una prod che non mi convince e devo aggiustare una strofa della quinta traccia. Chiamali e di' loro che sono malato." si lamentò lui.
"Come vuoi. Però avresti potuto preservare le tue batterie sociali. C'è un po' di gente che conosci. Quel ragazzo Valerio, quell'altra tiktoker sua amica, poi Aka, forse c'è anche tua sorella..." parlò Filippo dalla stanza accanto.
Tancredi trasalì e si grattò la fronte nervoso.
"...Filippo?" lo chiamò a gran voce.
"Cosa c'è?" chiese l'amico stranito.
"Ho cambiato idea. Vengo"L'open bar era gremito di gente.
Tancredi afferrò al volo il moscow mule che aveva ordinato- il secondo- e si fece spazio fra i vari influencer con cui non aveva alcuna intenzione di interagire.
Questa volta aveva optato per un abbigliamento scuro, casual, non voleva dare troppo nell'occhio e soprattutto non voleva dimostrare nulla a nessuno. Forse.Lui non c'era.
Si era ritrovato ad alzare il capo cercando di scorgere una testa bionda tra la folla, aveva più volte teso l'orecchio tentando di carpire il più piccolo accenno di un accento che potesse assomigliare al napoletano, ma tutti i suoi tentativi si erano rivelati vani.
Si sentiva un completo imbecille. Continuava a rimpiangere il tempo prezioso che avrebbe potuto utilizzare per portare a termine il suo primo vero album, e che invece stava trascorrendo a un misero evento a cui si era trascinato controvoglia. Per cosa poi? Per chi?"Tancre?"
Il milanese impallidì. La cadenza inconfondibile, il tono di voce rauco, il suo nome di battesimo troncato in quel modo da una persona che da tempo si era conquistata il diritto di farlo.
"Sei già ubriaco vedo", asserì divertito Luca, dall'alto del suo drink analcolico di dubbio colore. Teneva la cannuccia fra le labbra e si dondolava sulle scarpe sportive, al collo una delle sue pesanti collane.
La camicia che indossava si tingeva di piccole macchie casuali e avrebbe fatto impallidire suo padre, ma Tancredi pensò che gli calzasse a pennello.
"Non sono ubriaco. Non troppo, almeno" replicò il riccio.
"Spero non come l'ultima volta", un lampo passò negli occhi di Luca mentre lo diceva e se ne pentì subito. Le guance di Tancredi si tinsero velocemente di rosso e l'aria si fece pesante.
Amedeo e Filippo, con un tempismo che non poteva essere più azzeccato, si avvicinarono sorridenti ai due ragazzi e Luca scambiò un'amichevole pacca sulla spalla con il primo.
La presentazione dell'evento ebbe inizio e per un'ora il tempo passò in fretta."È molto carina, comunque."
Tancredi si voltò lentamente verso il biondo che sedeva affianco a lui e strabuzzò gli occhi, scrutandolo sotto le luci blu e viola che gli illuminavano il viso.
"Cosa hai detto?"
"Lei. È carina." ripetè Luca, "Sei felice?"
Tancredi non riusciva a formulare una risposta che potesse avere un senso, complici l'alcol che iniziava a offuscargli i sensi e il rumore che sovrastava le loro voci.
"Sì. Sì, sono felice" contestò lui, tradendo incertezza nella voce. L'amico colse quell'incertezza fino all'ultimo sospiro e se ne beò, poi si morse il labbro come era solito fare e annuì ripetutamente.
"Sono contento", esordì, "Sono contento"La vista annebbiata non gli permetteva di mantenere un portamento sicuro.
Tancredi camminava, probabilmente senza saperlo, a bordo piscina, il quinto drink stretto nella mano destra.
Gli invitati si erano a poco a poco volatilizzati, probabilmente diretti verso qualche party esclusivo della Milano bene. Si sarebbe unito volentieri, ma al momento riusciva a malapena a mettere un piede davanti all'altro e per un attimo si chiese dove fossero finiti i suoi amici.
Angelica aveva abbandonato la festa da un po', il suo lavoro non le lasciava tregua. Filippo e Amadeo erano forse stati inghiottiti da qualche buco nero."Luca", si ritrovò a urlare di punto in bianco, "Luca, dove sei?"
Il biondo comparve alle sue spalle poco dopo e gli strinse l'avambraccio sinistro.
"Ma dov'eri finito? Ti stiamo cercando da un'ora" si preoccupò il biondo.
"Volevo farmi un bagno in piscina, vuoi unirti?", sbiascicò di rimando il milanese, con una punta di ironia nella voce."Scherzo, è che mi faccio andare bene qualsiasi posto purchè non ci sia tu"
Luca assottigliò le palpebre e indietreggiò, ferito. "La mia presenza ti infastidisce a tal punto?"
"No, il vero problema è come divento io in tua presenza", concluse Tancredi per poi avviarsi verso il bar, incespicando.
Luca lo trattenne. "Parla chiaro, Tancrè"
"Guarda, preferirei annegare in questa piscina" farfugliò lui e fece per allontanarsi di nuovo, ma il biondo glielo impedì."Is it better to speak or to die?"
"Ci ho pensato ogni giorno", gli occhi lucidi di Luca si riflettevano alla perfezione in quelli di Tancredi.
Una luna che si specchia sul mare.
"Ho pensato ogni giorno, a quello che stava per succedere", sospirò il biondo.
Come se Tancredi non ci avesse pensato.
La notte del diciotto luglio si era impiantata nella sua memoria come un chiodo arrugginito difficile da rimuovere, gli aveva tolto l'appetito, accorciato le notti, appesantito il respiro. Il pensiero di quello che avrebbe potuto fare gli tingeva le guance e gli appesantiva il cuore. Ma lui non poteva permetterselo. Pian piano aveva iniziato a ignorare i suoi messaggi, le sue chiamate, voleva rimuovere ogni contatto che potesse farglielo sentire vicino. Luca non aveva fatto troppe domande, non era stupido.Ma certe cose non puoi soffocarle a vita.
Il ricordo dell'ubriachezza che lo aveva portato ad avvicinarsi pericolosamente al viso dell'amico mesi prima si ripropose nella mente di Tancredi, in un loop. Come un film visto troppe volte.
Ma questa volta la pellicolà si inceppò.
Luca alzò il braccio destro, l'altro ancora stretto all'avambraccio del ragazzo d'innanzi.
Con un movimento fulmineo, che la mente di Tancredi scandì a rallentatore, poggiò la mano tatuata sul suo viso.
Il moro indietreggiò lentamente, scontrandosi con il muro del bar.-È tenero- pensò Luca.
D'istinto Tancredi sollevò a sua volta un braccio e glielo mise al collo, stringendogli la nuca, completamente in balia delle sue emozioni. Il fiato corto.
Luca gli sfiorò le labbra con cautela, fra un sorriso e l'altro, torturandolo a ogni respiro.
"Avrei dovuto farlo tanto tempo fa" disse il biondo sottovoce.
"Il mio cervello mi sta dicendo che non è la cosa giusta da fare", disse incerto Tancredi.
Luca sorrise e cercò il consenso negli occhi del ragazzo. Lo trovò.
"Prima mi hai chiamato Luca. Non lo avevi mai fatto."
Poi incollò la bocca alla sua.
'What does the brain matter,’[...] ‘compared with the heart?'
(Mrs Dalloway, Virginia Woolf, May 1925)
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acqua di luna - TANC7EVEN OS
Romance'What does the brain matter,'[...] 'compared with the heart?' (Mrs Dalloway, Virginia Woolf, May 1925)