Capitolo 29- Italia

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Bene... oggi si terrà il nostro ultimo incontro. Con questo non dico che non ho altro da raccontare, ma so che sta per succedere qualcosa... oggi verrà un ospite a casa mia e credo che non mi vedrai mai più... comunque...

IN VIAGGIO

La sera dopo essere andato a trovare mia sorella, decidemmo di partire. Era impossibile andare in Italia con un aereo di linea, quindi decidemmo di andare fino in Svizzera per poi entrare in Italia tramite un elicottero che ci avrebbe aspettato.

Quando salimmo sull'aereo Asia sembrava malinconica, forse un po' triste. Sinceramente non mi andava di parlarle, quindi decisi di dormire durante tutto il viaggio.

ARRIVO IN SVIZZERA

Erano le 23, faceva freddo e dovevamo aspettare l'elicottero per un'ora dato che ci furono dei problemi.

"Mi sono dimenticata di darti questa busta." Mi disse Asia porgendomi una busta.

"Cosa è?" Le chiesi.

"Una tua amica me la diede prima che tu venissi a trovarmi, mi disse che dovevo fartela avere assolutamente." Mi rispose.

"Ah... è da parte di Mayumi... non mi va di leggerla ora." Dissi mettendola in tasca.

Ora che ci penso non ho più letto il contenuto di quella busta... penso che dopo questo nostro ultimo incontro lo farò...

"Fai come vuoi..." mi rispose.

Telefonarono a mia sorella... era un suo conoscente... le disse che stava arrivando una macchina a prenderci, ma aveva solo un posto disponibile, quindi decise che ci sarei salito io su quella macchina, mentre lei sarebbe rimasta lì ad aspettare l'elicottero.

"Ci vediamo a casa..." mi disse Asia prima che la macchina partisse.

PASSAI SOLO UN'ORA IN MACCHINA

Secondo ciò che mi disse Asia, sarei dovuto arrivare a Milano, quindi fino alla casa della mia vera famiglia... ma la strada che fece la macchina non era per arrivare fino a Milano. Eravamo ancora in una zona di montagna, sperduti nel nulla. L'autista non aprì bocca nemmeno per un istante. Ci fermammo davanti una baita abbandonata e mi disse di scendere.

"Perché? Non siamo arrivati." Gli dissi.

Dopo quelle mie parole tirò fuori una pistola e me la puntò. Io in quel momento in qualche modo riuscii a difendermi e per sbaglio la macchina si mise in moto finendo contro un albero.

LUI MORÌ SUL COLPO

Io mi ruppi un braccio, ma riuscii a legarmelo con un pezzo di stoffa. Dopo essermi ripreso iniziai a depredare l'uomo e trovai una fascia da mettere sul braccio. Quella fascia era il simbolo della dittatura che c'era in quegli anni in Italia... questo mi fece pensare che ormai non ci si poteva più fidare di nessuno...

Comunque sia, fortunatamente dentro la valigia che misi in macchina c'erano le medicine per ridurre i sintomi del cancro. Non sapevo per quanto tempo sarei rimasto solo, ma ero praticamente disperso nel nulla...

INIZIÒ A NEVICARE

Erano circa le 3 di notte, stavo ancora vagando in cerca di un posto abitato, volevo mettermi al caldo e riposare un po'. Questo mio desiderio si amplificò quando vidi un piccolo villaggio abitato, ma persi conoscenza poco prima di arrivarci.

GENJITSU- La realtà in cui sono cresciuto è una bugia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora