24. Vivere

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Entriamo all'interno della grotta e un senso di sollievo mi avvolge quando vedo che sono ancora tutti qui sani e salvi. Dalia è una delle prime ad accorgersi del nostro ritorno e scatta fulminea verso di noi, attirando l'attenzione degli altri.

Le sue braccia avvolgono il mio corpo, lasciandomi senza respiro. «Ho temuto di averti persa» mormora con la voce attutita dalla commozione.

«Non sono facilmente distruttibile, dovresti saperlo.» Le sfioro i capelli dorati, il cui colore è attenuato dalla luminosità opaca che creano le torce.

«Ha una caviglia slogata. Deve riposare.» Il tono di Glad è perentorio e mi scruta come se mi sfidasse a contraddirlo.

«Non è nulla di grave» sibilo a denti stretti.

«Non sia caparbia. Tutti abbiamo bisogno di riposo.» Sento il suo braccio scivolare via dalla mia schiena e lo guardo allontanarsi verso le selezionate del nostro gruppo. Heather mi rivolge un cenno con il capo che io ricambio per farle capire che sto bene.

Afferro le braccia di mia sorella e la scosto dal mio corpo per vedere il suo volto. I suoi occhi azzurri solo lucidi per via della preoccupazione, ma noto anche un certo rimorso. Dovrei dire qualcosa per quello che è successo tra noi, ma le parole mi rimangono incastrate in gola.

Vorrei dirle di non preoccuparsi, che le divergenze che abbiamo avuto sono normali scontri che si hanno tra sorelle, però una piccola parte di me non la pensa in questo modo. Si sente tradita e abbandonata. Pensa che non abbia impiegato molto a decidere di schierarsi contro di lei.

Vedo le sue labbra schiudersi, ma scuoto la testa per impedirle di parlare; in questo momento potrei essere io a dire qualcosa di cui mi pentirei amaramente.

Le do le spalle e mi dirigo zoppicando verso l'insenatura che conduce alla stanza illuminata da dove è precipitato Glad. Ho bisogno di stare da sola con i miei pensieri.

Raggiungo la cavità e poggio la schiena sulla parete ancora intatta, mentre il fruscio dell'acqua che scorre allenta un po' i miei nervi tesi. Appoggio il capo sulla roccia e chiudo gli occhi, lasciando che le ombre mi avvolgano la mente. Ancora non mi capacito che tutto quello che sta succedendo sia reale. Nonostante sapessi che le nostre vite fossero in pericolo, quello che stiamo vivendo va oltre la mia più cupa immaginazione.

Non trascorre molto tempo prima che senta un rumore di passi venire verso di me. Sollevo le palpebre in tempo per vedere Hollis entrare dentro la cavità, con una stoffa bianca tra le mani. Si solleva la montatura con un movimento impacciato e rimane fermo sulla soglia a guardarmi, come se aspettasse un mio permesso per entrare.

«Ha paura di me, principe?»

Lo vedo deglutire e contorcersi le mani. «No, Iris, ma magari lei adesso non vuole più avere niente a che fare con me.»

«Attualmente non so bene cosa pensare su di voi, ma lei è l'ultimo dei principi con cui mi confronterei. D'altronde è il più giovane.»

«Ma sono stato io a escogitare questo scenario.» I suoi occhi sono fissi su di me, ma noto le sue dita tremare. Ho elaborato con collera la morte di quelle povere ragazze, ma non ho mai pensato cosa potesse provare Hollis ogni volta che qualcuna di noi non riusciva a superare le sue prove. È come se le avesse uccise lui.

«Dove vorrebbe essere in questo momento?»

Inarca le sopracciglia, però risponde senza un attimo di esitazione. «In camera mia a leggere un libro o a giocare a scacchi.»

Annuisco con il capo e gli faccio un cenno con la mano destra per farlo entrare. Come mi aveva detto Ashton poche ore prima, anche loro sono qui ad affrontare tutto questo con noi e sono sicura che, se Hollis avesse avuto una scelta, non avrebbe mai partecipato a tutto ciò.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora