«Stai bene Freya? Sei pallida» parlò mio padre. Io annuii, inventai di dover fare una telefonata importante e svoltai il primo angolo che incontrai.
Cercai disperatamente di far uscire il respiro, bloccato nella gabbia toracica. Se non avessi ripreso a respirare nel prossimo minuto sarei sicuramente morta, respirare era essenziale per gli esseri umani. No? E allora se era essenziale perché io non ci riuscivo? Perché il mio corpo non collaborava? Perché mi sentivo come se un palazzo mi premesse sulla schiena? Io non potevo vederlo, non così, ero convinta che non l'avrei mai più rivisto in vita mia e ora dovevo andare in casa sua, di nuovo, dopo tutto quel tempo, dopo quello che gli avevo fatto. Io in realtà avevo tutto il diritto di essere arrabbiata con lui, ero io quella che sarebbe dovuta essere arrabbiata con lui. Io dovevo essere arrabbiata con lui, perché mi aveva fatta a pezzi. Mi aveva ferita, ma anche io l'avevo ferito, tanto. E perché diamine faceva tutto quel caldo? Cercai di togliermi la giacca, ma sembrava incastrata e le mani mi tremavano troppo per permettermi di toglierla. E se fossi stata sull'orlo di un infarto? Insomma, gli infarti a ventitré anni erano rari, ma non impossibili. Forse ne stavo avendo uno. O forse ero pazza, completamente impazzita, perché una reazione del genere non era normale. Non era normale, non era da me e non sarebbe mai dovuto accadere. Che diavolo mi stava succedendo? Perché non ero capace di controllare le mie fottutissime reazioni? Era soltanto una persona, come altri miliardi in quello stupido pianeta. Mi sorressi con le braccia appoggiate alle gambe, ma tremavo come una foglia e non riuscivo a reggermi in piedi. Iniziavo ad avere la vista annebbiata e credevo che da un secondo all'altro sarei potuta svenire e restare lì per il resto della notte. E se mi avesse cacciata? Aveva il diritto di non volermi vedere e io sicuramente non potevo vedere lui, non potevo semplicemente vederlo. Ma con che scusa avrei potuto andarmene?
«Freya, stai bene?» la voce femminile di mia sorella mi sorprese e i suoi occhi preoccupati incrociarono i miei. Aprii la bocca per parlare, ma non uscì nessun suono. Nemmeno una parola. Lei provò ad avvicinarsi e a posarmi una mano sulla spalla, ma io la scostai con forza. «Non toccarmi, ti prego, non toccarmi» riuscii a dire, terrorizzata e arrabbiata.
«Io... Sono un po' preoccupata, non ti ho mai vista piangere»
Stavo piangendo?
Mi toccai il viso e lo sentii completamente bagnato su entrambe le guance. Come diamine avevo fatto a ridurmi in quel fottutissimo stato? Non era da me farlo e non era da me non accorgermene. Dovevo calmarmi, dovevo assolutamente calmarmi. Non potevo entrare in quella casa in quello stato. Non potevo entrare in quella casa e basta.
«Se avessi saputo che saresti stata così te lo avrei detto, mi dispiace»
«Vaffanculo Alex» dissi impulsivamente, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi con forza, sperando che la vista mi tornasse limpida il prima possibile. L'ultima volta che la mia vista si era trovata in quelle condizioni era stato poco prima che perdessi i sensi, durante l'incidente. Non mi piaceva rivivere neanche un solo secondo di quel momento e anche il solo pensiero non faceva altro che peggiorare tutta la stramaledetta situazione.
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LA's Devil 2 - I'm not leaving you again
RomansaTutti tifano per loro, tranne loro due. Entrambi, nel profondo, sapevano che quel momento sarebbe arrivato. Per tutto quel tempo avevano cercato di sopprimere quella sensazione credendo che forse ce l'avrebbero fatta a stare insieme, che il loro am...