𝐶𝐴𝑃𝐼𝑇𝑂𝐿𝑂 5 - 𝘪 𝘤𝘢𝘥𝘶𝘵𝘪

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«Chi sono?» domandai.

«I Caduti. Si tratta di Angeli che sono morti»

Le parole di Tobyas continuavano a frullarmi in testa.
Subito dopo essere arrivata in quel posto mi aveva spiegato chi erano i Caduti.
Ma come facevano degli Angeli a morire dopo essere già morti sulla Terra?

Non era semplice curiosità la mia.
La verità era che, dopo l'ennesima delusione subita solo il giorno prima, non ne potevo più di fallire e sbagliare.
Volevo porre fine ai miei disastri una volta per tutte.
Avrei fatto parte dei Caduti, sperando vivamente che dopo Destiny non ci sarebbero state ulteriori sorprese ad attendermi.
Non mi restava altro da fare se non chiedere informazioni in più a Tobyas, James, Maximus o persino Brandon.
Mi sarei accontentata di chiunque pur di ricevere una risposta.

Così mi alzai dal letto, per la prima volta con estrema determinazione.
Indossai in fretta degli indumenti puliti per poi uscire dalla stanza e aggirarmi nel corridoio bianco in cerca di qualcuno.
Regnava un silenzio assordante poiché i corridoi erano ancora completamente deserti.
Era estremamente inquietante vedere tutto quel...vuoto, non sapevo spiegarlo ma qualcosa in quel momento sembrava molto triste.

«Ti sei persa?» disse una voce pesante alle mie spalle.

Saltai in aria dallo spavento.
Mi voltai in fretta per capire a chi apparteneva la voce.

Tobyas.

Quel vecchiaccio mi aveva fatto prendere proprio un colpo!

«No affatto, stavo proprio cercando lei»

Apparve un cipiglio sul suo volto, era forse...contrariato?
Come se era già a conoscenza della domanda che volevo porgli.
Impossibile! In quei pochi giorni non avevo imparato molto su Destiny ma una cosa era certa: nessuno di loro era in grado di leggere nel pensiero.
Allora perché mai aveva quella strana espressione?

«Come muoiono i caduti?» domandai spezzando quel silenzio assordante.
Cominciavo a sentirmi a disagio con i suoi occhi bui e le sopracciglia corrucciate.

«Tipico dei novizi. Non avrai questa informazione da parte mia»

Dire che quella risposta mi aveva lasciata con l'amaro in bocca era veramente tanto riduttivo.
Nonostante ciò, però, non cercai di insistere lasciandolo proseguire per il corridoio.

Una folata di vento gelido mi invase le vene.
Non sapevo spiegarmi tutte le sensazioni che stavo provando quella mattina, ma di certo non erano piacevoli.

Di certo non mi sarei arresa.
Corsi per tutta l'ala dell'edificio alla ricerca dello studio di Maximus.
Quel giorno non avevamo lezioni quindi non lo avrei visto con tanta facilità, l'opzione migliore era trovarlo.

Eppure, mentre cercavo disperata, non smettevo di pensare allo strano comportamento di Tobyas.
Perché spiegarmi l'identità dei Caduti per poi evitare di aggiungere altre informazioni?
Mi fermai a metà dell'ennesimo corridoio piegandomi leggermente per poggiare i palmi delle mani sulle ginocchia.
Non ero più in grado di respirare e il mio cuore non pompava sangue ma sfortunatamente la stanchezza la sentivo eccome.

Ufficio Responsabile degli Angeli

Lo avevo finalmente trovato.
Bussai un paio di volte prima di udire la voce profonda di Maximus che mi invitava ad entrare.

Subito un forte odore di vaniglia investì le mie narici, ormai utili a poco.
Una grande scrivania color legno chiaro era posizionata al centro. Ai lati di essa vi erano due lampade da terra bianche mentre la parete opposta era occupata da una libreria piena di volumi rigorosamente disposti in ordine di altezza e colore oltre che ad essere divisi in generi o autori.
Infine tre foto decoravano il muro dov'era la scrivania.
Non riuscivo a vedere che cosa o chi ritraessero ma erano state appese tutte alla stessa altezza senza nemmeno un centimetro di sgarro.
In quella stanza regnava l'ordine: era tutto così curato nei minimi dettagli, tutto al proprio posto, tutto posizionato e abbinato in maniera armoniosa.
Era minimalista ed estremamente piacevole da vedere.

𝑯𝑬𝑳𝑳 𝑨𝑵𝑫 𝑯𝑬𝑨𝑽𝑬𝑵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora