Ne sarà valsa la pena, Lorenzo

66 4 3
                                    

Dal cielo cadeva una pioggia fina, fitta, gelida e tagliente. Se anche Andrada si fosse trovata a vivere uno stato d'animo diverso quella mattina e quindi più predisposto ad assolvere l'opprimente compito di rappresentanza che le spettava per il Corteo dei Magi, quel clima oscuro l'avrebbe senza dubbio fatta tentennare. Non era come la sorella, Selene: lei odiava gli scrosci d'acqua, di qualsiasi potenza o durata fossero. Una delle sue ancelle più fidate l'aveva destata all'alba e aiutata a lavarsi e truccarsi, ma la Signora di Firenze si era resa conto dopo un po' che aveva bisogno di stare da sola, per chiudersi in sé stessa e cercare nel profondo del proprio animo la forza di sfilare per le affollate vie della città intabarrata in abiti scomodi e pesanti e circondata da una decina di soldati armati pronti a difenderla da un potenziale attacco, fra cui pure Tancredi e Marco Bello il quale, anche se non era ancora tornato ufficialmente al servizio di Cosimo, si era offerto volontario per quell'occasione. Era stato proprio suo marito a pregarla di fare un tale sforzo: sapeva quanto le sarebbe costato e per questo si era sentito terribilmente in colpa nel chiederglielo, ma la cerimonia del Corteo dell'Epifania e la conseguente Messa Solenne in Santa Maria del Fiore costituivano una tradizione inaugurata ormai da anni a Firenze proprio dal primogenito di Giovanni e Piccarda in persona. Per quanto la Albizzi si impegnasse a cercare di ricordare non le tornava in mente nessun momento di nessuno dei 6 Gennaio passati in cui la presenza della sua famiglia, bambini compresi, e il sole freddo ma alto nel cielo, non avessero reso del tutto secondaria la noia data da quella monotona incombenza. Quell'anno però, sarebbe stato diverso. Sarebbe stata sola. Per ovvie ragioni gli eredi di casa Medici erano al sicuro in via Larga, lontani da sguardi morbosi e indiscreti e liberi da un impegno che avrebbero affrontato senza dubbio con rabbia, tristezza e nervosismo al contrario della gioia che aveva caratterizzato i loro sguardi nei cortei degli anni precedenti, seppur mista a quella sana malinconia che hanno tutti i bambini l'ultimo giorno delle lunghe vacanze dallo studio date dalle festività invernali. Nessuno, d'altro canto, aveva neanche lontanamente pensato di chiedere a Selene di compiere un simile sacrificio in un momento per lei così delicato e Cosimo si trovava in una posizione tale che, se avesse partecipato personalmente alla cerimonia, sarebbe stato tacciato dalle credenze popolari di manie di protagonismo e di scarso se non inesistente rispetto nei confronti del fratello morente e non poteva di certo permetterselo, ancor più ora che non aveva Lorenzo al proprio fianco, pronto a consigliarlo con pomposità su come mettere a tacere quei giudizi fastidiosi e non richiesti. E così era toccato a lei. Ancora una volta. Lei, da sola, a tenere sulle spalle il peso della sopravvivenza di un'intera famiglia. Lei, che si sentiva assolutamente e completamente responsabile del fatto che le persone a cui volesse bene continuavano inesorabilmente a caderle intorno come birilli. Non credeva che rappresentare i Medici in quel frangente avrebbe risolto i loro problemi, ma sapeva che sarebbe stato uno scandalo se nessuno di loro lo avesse fatto, soprattutto perchè il Corteo e la celebrazione religiosa erano stati appositamente organizzati in modo molto ristretto, intimo e affatto di festa (come invece era stato negli altri anni) proprio per rispetto del dolore che affossava non solo l'animo suo e dei suoi congiunti, ma di tutti i fiorentini e anche dei toscani che ogni volta venivano dai dintorni della città per assistervi. Sospirò davanti al grande specchio da parete che rifletteva il suo volto scarno, stanco e spento. Si soffermò ad osservare le profonde occhiaie che era stato impossibile nascondere, le leggere rughe che le spezzavano la fronte e che, a guardarla da fuori, neanche si vedevano. Apparve ai propri occhi pallida e dimagrita e constatò con un brivido che non si rifletteva in quelle condizioni da tempo immemore. Lentamente, prese lo spesso vestito di velluto rosso che la serva aveva appoggiato sul letto in modo che non si piegasse e, tirandolo su, avvertì nelle braccia il peso del tessuto e dell'angoscia. Lo indossò cercando di ignorare il mal di schiena che le provocava e la sensazione di soffocamento che dalla vita le arrivava fino in gola. Pensò che forse il suo (il loro) acerrimo nemico sarebbe stato presente quel giorno, nascosto fra la folla e protetto da essa. Sfinita nel fisico e nella mente, immaginò che magari sarebbe riuscito ad oltrepassare la coltre di uomini addetti alla protezione della sua persona e a realizzare il desiderio malato di averla per sé, lasciando finalmente in pace gli altri. Si ritrovò a sperare davvero che ciò accadesse, che l'anonimo bastardo fosse più forte di Marco Bello, Tancredi e tutti gli altri messi insieme. Ma poi capì cosa avrebbe significato quell'eventualità. E rabbrividì.

I Medici 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora