Capitolo 1 - La casetta in giardino

102 10 0
                                    



La casetta in giardino

Appena finito di cenare con la mia famiglia come al solito andai a fare una bella doccia prima di rilassarmi in camera mia. Spazzolai i denti intrappolati nell'apparecchio che devo ancora tenere per un bel po' e indossai il pigiama. Infine, mi diressi verso la mia stanza, intenta a sdraiarmi sul letto per addormentarmi dopo quella giornata abbastanza pesante. La scuola in quel periodo dell'anno era particolarmente impegnativa a causa delle diverse verifiche e interrogazioni che servivano per completare il primo quadrimestre. Le vacanze natalizie erano alle porte e non vedevo l'ora di potermi riposare e passare del tempo con la mia famiglia.

Diedi la buonanotte ai miei genitori e mi lasciai cadere sul mio comodissimo letto, cercando di rimanere sveglia almeno altri dieci minuti per dedicarmi alla lettura. Leggere mi piaceva e mi piace tantissimo, non potrei farne a meno; possiamo dire che apprezzo un po' tutti i generi letterari, anche se in particolare preferisco romanzi d'avventura e gialli, ma con qualche sfumatura romantica che non guasta mai.

Presi tra le mani il mio nuovo libro che iniziai a leggere solo il giorno prima, ma che avevo già quasi finito, e cominciai a dilettarmi nella lettura. Quando una persona inizia a leggere, entra in un mondo tutto suo dove può inventarsi l'aspetto dei personaggi, i luoghi, ecc... a volte faccio fatica a uscire dal mio universo immaginario.

Dopo qualche ora, guardai l'orologio: segnava le undici e mezza, perciò pensai fosse il momento di addormentarmi. Chiusi il libro e lo misi sulla mensola accanto al letto. Feci per spegnere la luce soffusa, quando a un certo punto sentii un rumore strano provenire dal mio giardino. Mi avvicinai di scatto alla finestra per capire cosa fosse a provocare quel frastuono, ma era buio e diluviava, non si riusciva a vedere niente. Percepii solo un movimento proveniente dai cespugli della siepe che confinava con la casa accanto. La casetta di legno dove mio padre teneva gli attrezzi di giardinaggio aveva la porta aperta, pareva essere illuminata dalla Luna, e ad un certo punto vidi un'ombra che la attraversava dall'interno. Aprii la finestra e con una torcia trovata in un cassetto della mia scrivania, feci luce sulla baracca e urlai: "Chi va là?". A quel punto l'ombra scomparve e i rumori nella siepe si spensero gradualmente. Pensai fosse solo un semplice animale rimasto nella casetta per ripararsi dalla pioggia battente, perciò chiusi la finestra e mi infilai sotto le coperte rimaste tiepide e in poco tempo la stanchezza mi travolse facendomi cadere in un sonno profondo.

Il sole sparò uno dei suoi innumerevoli raggi sul mio occhio destro, svegliandomi qualche minuto prima del suono della sveglia, che avrei potuto perfettamente sfruttare per dormire beatamente. Aprii gli occhi e tentai di spostarmi dall'influenza di quell'accecante luce bianca, cercai le mie ciabatte sotto il letto e le indossai. Il sole era sorto da poco, le nuvole di pioggia della sera precedente erano scomparse, portandosi via anche il ricordo di quella strana cosa comparsa nella piccola distesa d'erba di casa mia. Scelsi i vestiti da mettere per la scuola; una semplice maglietta bianca e una felpa Levis, con dei jeans azzurro scuro.

Mi diressi in cucina per fare colazione, mia madre stava già preparando il pranzo per il giorno dopo come suo solito e mio fratello James, con la faccia ancora addormentata, stava facendo colazione. Bevvi un bicchiere d'acqua e mangiai un paio di biscotti alle nocciole. Lavai i denti, mi sistemai un pochino e uscii di casa per dirigermi verso la fermata dell'autobus. L'aria era fresca ma si stava bene al sole; la zona era deserta, c'eravamo solo io e James. Molti in quegli ultimi giorni di scuola evitavano di andarci a causa dei molteplici test da svolgere ma io non ero una di queste, preferivo evitare una sgridata dal preside.

L'autobus arrivò con 10 minuti di ritardo e di conseguenza dovemmo correre per arrivare in classe in orario. La mia professoressa di Economia si lamentò per il minuto di ritardo con cui arrivai e io non potei fare a meno di sbuffare per la sua insopportabile precisione.

Rose RosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora