I due Re

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Tutto è iniziato nell'agosto del 1940. Allora il nostro Paese era appena entrato in guerra, e io quello stesso anno avevo iniziato il mio primo anno di liceo. Lo incontrai per la prima volta una sera, quando uno dei miei futuri compagni aveva deciso di organizzare un incontro, prima dell'inizio dell'anno scolastico, per poter accrescere la nostra conoscenza reciproca. Quando arrivai, lui fu il primo che notai: era riccio e di statura media e allegro. Non era di certo lo stereotipo di bel ragazzo, alto e muscoloso, ma a me piaceva così, non mi importava nessun canone di bellezza, era perfetto.

A settembre, quando cominciai il liceo, non riuscivo a togliergli gli occhi da dosso; ero però spaventato da me stesso perché, a causa dell'epoca e per la mentalità retrograda della gente, io l'erede al trono non POTEVO, anzi non DOVEVO provare attrazione per un altro UOMO. Era fuori dal normale, era una cosa STRANA, AMBIGUA, era quasi un DIVIETO.

I mesi passavano, e io non facevo altro che pensare a lui. Avevo un'unica domanda che mi tormentava: "Io gli piacevo?" Questa domanda mi tormentò per tutto l'anno e per tutta quell'estate. Quando a giugno finimmo il primo anno, non ci sentimmo per tutta l'estate. Mi scrisse solo una lettera per il mio compleanno, ma oltre a quella volta non ci sentimmo per tre mesi. Quando iniziammo il secondo anno le prime settimane non ci siamo neanche rivolti la parola. Abbiamo "semi-parlato" per la prima volta solo durante un'ora di chimica, quando il professore fece una battuta e ridemmo. Durante quell'ora non mi tolse gli occhi da dosso. Da quel giorno iniziammo ad aprirci e a parlare sempre di più. Ma non era l'unico con cui iniziai ad aprirmi, c'erano anche altri miei compagni, in particolare con una ragazza molto bella, dal magnifico sorriso  e con due occhioni pieni di vita. Si chiama Arianna. Lei è stata la mia migliore amica per tutti i restanti anni del liceo. Mi è stata sempre vicina e le sarò sempre grato e riconoscente.

Mesi dopo ci fu evento che non dimenticherò mai. Me lo ricordo come fosse ieri, era il 20 ottobre 1942, la giornata era cominciata tranquillamente. Come ogni venerdì due ore di filosofia, educazione fisica, inglese e tedesco, arrivarono le 13. Mancava un'ora e sarebbe suonata la campanella. Durante l'ora di scienze, il nostro prof, ha fatto un monologo nel quale sosteneva le idee di Mussolini. Inaspettatamente, dal banco vicino al mio si è alzato, Luciano, che ha cominciato ad accusare il professore di essere un razzista e un fascista. Il professore a quel punto si infuriò si avvicinò a lui con la bacchetta fra le dita pronto a colpirlo, ma io prontamente presi le sue difese. Il prof a quel punto rimase attonito. Non poteva, anzi non riusciva a credere, che l'erede al trono, il figlio del re, non la pensasse come la massa, non vedeva in Mussolini una guida o un esempio da seguire. Finita la lezione, mentre parlavo con altri miei compagni, Luciano mi venne a chiamare, voleva parlarmi in privato. Io lo seguii. Mi condusse in un'aula in disuso. Avevo il cuore che batteva a mille. Eravamo noi due da soli, faccia a faccia per la prima volta. Iniziò lui la conversazione. Inizialmente non trovava le parole. A quel punto gli afferrai le mani. Mi ringraziò per prima e mi disse che doveva dirmi una cosa che si teneva dentro da troppo tempo. Mi disse che provava qualcosa per me. inizialmente provò a rimuovere quel desiderio, perché pensato di essere, ma infine capì che non c'era proprio sbagliato di sbagliato in lui o nel sentimento che provando. Mi amava perciò voleva dichiararsi. Aspettai che finisse di parlare, poi gli dissi che provato le stesse cose, e lo baciai. Era il mio primo bacio, ed ero estasiato, perché baciavo l'unica persona che amavo più di qualsiasi cosa. Finita la scuola andai subito a raccontarlo ad Arianna. Era l'unica persona di cui mi fidavo ciecamente. Quando lo seppe, mi abbracciò e mi disse che era felice per noi, e che era anche ora che ci mettessimo insieme, perché secondo lei eravamo fatti l'uno per l'altro. 

L'estate successiva è stata indimenticabile, siamo stati tutto il tempo insieme. Siamo riusciti persino a convincere i suoi a farlo trasferire a palazzo per quei tre mesi. I suoi inizialmente non erano tanto convinti, anche a causa della guerra, ma li convincemmo dicendogli che il palazzo era la residenza dei reali, e quindi era il posto più sicuro in tutta la nazione. Quei mesi sono stati i migliori della nostra vita. Gli ho fatto visitare il palazzo in tutta la sua grandezza, colmo di passaggi segreti. Ripetevamo sempre "Questa sarà la nostra residenza e noi due saremo i primi due re di questo paese". A quella telefonata non rispose nessuno. Il primo pensiero che ebbi fu che fosse stato catturato quando la città fu invasa dai soldati nazisti. Quel pensiero mi tormentò per diversi notti. Seppi solo in seguito che si era trasferito, anch'egli in Sicilia, da parenti che lo ospitarono fino al concludersi della guerra.

Qualche settimana dopo ricevetti una telefonata. Era lui, che mi informava che era tornato in città. Lo invitai subito a palazzo. Quando lo vidi entrare in camera mi fiondai subito verso di lui, lo abbracciai, ero in lacrime. Lui mi confortò e mi baciò. Stemmo tutta la giornata coricati sul mio letto abbracciati. Ad un certo punto si avvicinò e mi disse una cosa che non mi sarei mai aspettato di sentire. Voleva sposarmi. Io non ero molto convinto, non perché non lo amassi più, ma perché non si era mai sentito prima d'ora che due uomini si sposassero. Lui mi disse che non voleva niente di sfarzoso, ma che gli sarebbe bastato una cerimonia intima con partecipanti noi due e con la nostra migliore amica: la persona di cui ci fidavamo di più in assoluto Arianna. Gli dissi che ero d'accordo, ma gli chiesi di aspettare solo qualche anno per vedere se le cose nel nostro Paese fossero migliorate. Lui scosse la testa in segno di approvazione.

Passarono circa tre anni, era ormai il 1949. Avevamo preparato tutto: il luogo, l'orario, gli anelli e tutto il resto. Ma accade qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Scoppiò uno scandalo. Mio fratello, di vent'anni, aveva messo incinta una diciassettenne, cosa che provocò molto scalpore in tutta la nazione. Non potevamo permetterci un altro scandalo, quindi decideremo di aspettare qualche altro anno.

23 gennaio 1952, quel giorno era il nostro anniversario compivamo dieci anni da quando abbiamo dichiarato per il nostro amore l'uno l'altro. Quell'anno eravamo determinati a sposarci dopo circa sei anni d'attesa. Eravamo finalmente pronti al grande giorno, anche deciso la data: il 24 ottobre. Ma ironia della sorte, accade un altro evento che rovinò i nostri sogni un'altra volta. Questo evento però non era temporaneo, non sarebbe bastati qualche annetto per dimenticarlo. Fu un evento che cambiò le nostre vite. Il 9 agosto mio padre il re, ormai settantunenne, ebbe un infarto. Si riprese ma ormai era troppo debole e anziano per poter continuare a regnare. Perciò, l'11 agosto abdicò in mio favore. Ero diventato da un giorno all'altro sovrano, senza nemmeno rendermene conto. Cambiarono molte cose, alcune insignificanti, mentre altre molto più importanti. La più insignificante era che ora nel Paese c'erano due Regine Madri. Mia nonna, ultra centenaria (nata nel 1851, e stata regina consorte dal 1871 al 1919), e mia madre, cinquantacinquenne (nata nel 1896, e che stata regina consorte dal 1919 [de facto; de iure dal 1924] fino a quell' anno). Molti miei familiari sapendo di me e di Luciano, e sapendo anche che ci volevamo sposare ormai da anni, mi organizzarono un matrimonio con una principessa inglese: la seconda sorella minore della Regina Elisabetta II. Decisero che il matrimonio sarebbe stato celebrato, lo stesso giorno in cui e Luciano ci saremmo dovuto sposare. A mio malincuore così fu. Fu una cerimonia sfarzosa fino al massimo dei limiti, fu trasmesso in TV. Volli invitare anche Luciano e Arianna al matrimonio, ma Luciano non venne.

Passarono i mesi. Mia moglie Miranda, era incinta di una femminuccia. Fu nel giorno dell'incoronazione, l'11 febbraio che venni a sapere che Luciano si era sposato. Si era sposato il 24 gennaio, con la nostra compagna e amica Arianna.

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