Sono le sette.
Solo un numero, solo un ritardo.
Solo una routin.
Il solito buongiorno, che mi da il ritardo, il tempo.
Lui tranquillo, che si mette le scarpe ed e pronto.
Io che devo farmi la doccia, truccarmi, vestirmi ed uscire.
Il tempo è tranquillo, non e donna, non e visibile a nessuno, nessuno lo giudica.
Molti lo chiamano, lo nominano, lo insultano.
Io ci convivo.
In una casa di 90 mq, viviamo solo io e il tempo.
A volte gli amici, piu volte il ritardo.
E così mi ritrovo a correre dietro al tempo, al tempo che cammina tranquillo, e io con un biscotto preso al volo in una mano, e l'altra stretta in quella del ritardo, che poverino, cerca di starmi dietro come ogni giorno.Autobus, scuola, casa.
Casa, amici, casa.
Semplici parole, semplici ma abbastanza per descrivere un intero giorno, un intera settimana e forse un anno, o due.
Una vita.
La chiamiamo routin, qualcuno si lamenta, io ho smesso.
Ho smesso di preoccuparmi, di sperare e di cercare di spiegarmi.
Non ho smesso di fumare, di uscire, e di divertirmi.
Perché la vita e stronza, cerca di toglierti il respiro, il sorriso.
E sono in pochi quelli che non ci rinunciano.
Sono in pochi che combattono giorno dopo giorno per riuscire a vivere, vivere davvero.Nella mia città, un quadrato di case, bar e negozi, quei pochi hanno dei nomi.
Sintetizzati però, formano un unica parola; amici.
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Parole fragili
RomanceLe parole. Cosa sono? Lettere messe insieme, senza un vero e proprio significato. Ci insegnano a parlare fin da piccoli, eppure, a 17 anni non sai ancora il vero significato delle parole. Sai che "casa" e il luogo dove torni ogni giorno, dove dormi...