Il primo bacio.

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Ero seduta pigramente nel mio banco... ecco che iniziava una nuova giornata di scuola e quel rompi scatole di Federico si sarebbe seduto affianco a me come sempre, e mi avrebbe reso la vita un inferno. Passavano i minuti e lui non arrivava: ero decisamente più contenta. Mentre giocherellavo con la matita, fra i miei pensieri, sentì la voce di un ragazzo che mi chiamava. Mi voltai già atterrita al pensiero di Federico che di primo mattino aveva voglia di farmi uno dei suoi soliti scherzi, ma il ragazzo che stava dinanzi a me non era affatto Federico, era Riccardo. Lo guardai un attimo con curiosità: portava il suo giubbotto nero con i soliti jeans larghi, le scarpe bianche e rosse jordan e lo zaino nero a quadri rossi. È un po' piu alto di me, i capelli neri quasi quanto gli occhi, che vanno da un castano scuro al nero e sono grandi e rotondi, ma soprattutto ipnotizzanti. Riccardo mi guardò e mi chiese se il posto accanto al mio fosse occupato e io gli risposi di no. Tolsi il mio cappotto dalla sedia affianco a me, lui poggiò il suo zaino sopra il banco e si sfilò il giubbotto per metterlo sulla sedia. Si sedette e iniziò a parlottare con Nicola e gli altri. Da quel momento tutto cambiò.

Dentro di me si scatenarono una miriade di sensazioni: desiderio, gioia, curiosità, nostalgia, affetto... attrazione fisica. Lui era là, affianco a me e parlava tranquillamente con gli altri e nel sentire la sua voce, provavo un qualcosa di indescrivibile... parlò un po' anche con me e quando mi rivolse la parola provai una gioia inattesa, qualcosa di speciale...

Passarono i giorni e sempre più frequentemente Riccardo si sedeva affianco a me e Federico non costituiva più un problema. Ero libera e tutto grazie a lui, tuttavia... non ero sicura che la mia gratitudine e l'affetto improvviso che provavo nei suoi confronti fosse dovuto solo al fatto che mi aveva liberato da Federico. Pensavo fosse qualcosa di più profondo, e il mio istinto non mi tradiva. A volte restavamo minuti su minuti a perderci ognuno negli occhi dell'altro e in quei momenti esistevamo solo noi. Ipnotizzata, stregata, desiderosa di quelle labbra contro le mie, ero ormai stracotta a puntino. Un giorno andammo al Planetario con il professore di scienze e ci sedemmo vicini. Le luci si spensero e anche al buio ci guardavamo e io volevo avvicinarmi... volevo baciarlo. Non lo feci, lui non lo fece e ne fui molto dispiaciuta. La sera comunque ci scambiammo qualche messaggino ricco di cuori e parole dolci e riuscii ad ammettere che provavo un interesse particolare per lui. Fu allora che con mia grande gioia lui non mi rifiutò e mi disse che anche lui era interessato a me. Il giorno dopo a scuola passammo una giornata piacevole come le altre, ma nell'aria c'era un desiderio più forte del solito, l'attrazione fra noi si faceva sempre più evidente e incontrollabile. Fortunatamente suonò la campanella dell'una e mezza, era giunta l'ora di tornare a casa. Misi in fretta le mie cose nello zaino, infilai il cappotto e scesi le scale con Riccardo al mio fianco. Una volta fuori dall'edificio quando ci stavamo per salutare, gli dissi di aver dimenticato il foulard in classe e gli chiesi di accompagnarmi a prenderlo. Con mia grande gioia acconsentì e ci ritrovammo a fare dietro front, su per le scale. All'ultimo scalino mi guardò con quegli occhi penetranti e non riuscì a trattsnersi: si protese in avanti e posò le sue labbra sulle mie stringendomi forte. Ero un grandino più su di lui e mi stavo sciogliendo in quel bacio tanto atteso... un bacio ricco di desiderio e di passione, un bacio pieno d'amore. Mentre eravamo come cozze incollate ad uno scoglio, un professore scese le scale dal piano di sopra e ci vide in quel momento così magico. Disse «Ma insomma! Non potevate aspettare almeno fino alle macchinette?». I distributori automatici si trovavano appena dopo le scale, in un punto decisamente più nascosto rispetto ad esse, ma l'attrazione era stata così forte che non riuscimmo a resistere. Appena il professore ci disse così, iniziammo a ridere, le labbra ancora attaccate, gli occhi incatenati, il cuore a mille... mi prese per mano e mi condusse come un principe con la sua principessa, difronte alla nostra classe. Le tapparelle erano ancora abbassate perché all'ultima ora stavamo guardando l'Odissea. La porta era chiusa a chiave e insieme provammo a guardare attraverso il grande foro nella porta, ma era buio pesto. Riccardo tentò di fare luce con il telefonino, ma in quel momento, del foulard non mi importava nulla. Poggiai una mano sul suo viso e lui si voltò guardandomi nuovamente con quegli occhi magnifici... ci baciammo ancora e ancora... ormai eravamo una cosa sola.

Questo fu il nostro primo bacio, il giorno 3 marzo 2015, nel liceo Pitagora di Selargius: non lo dimenticherò mai.

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