III. Upstream - Cloudy with a chance of 1% Gravity

141 7 2
                                    

«Volevi vedermi?»

Bakugō si morse la lingua un attimo prima di cedere all'epiteto con cui aveva chiamato Uraraka negli ultimi mesi, come a decretare che non fosse più necessario.

Erano passate altre due settimane dall'inconveniente in caffetteria e si poteva considerare la loro un'amicizia a tutti gli effetti: continuavano ad allenarsi insieme tutti i giorni, studiavano insieme, passavano la pausa pranzo insieme. Non che il biondino avesse dimenticato Kaminari e Kirishima e non che la brunetta avesse dimenticato Tsuyu, Iida e Deku, la reciproca compagnia era un piacevole riempitivo.

Ad Ochaco tuttavia le parole "amicizia" e "compagnia" iniziavano a star strette.

Quanto successo nell'ultimo mese, soprattutto l'evento di due settimane prima e l'aver saputo da Recovery Girl di essere stata salvata da Katsuki durante il loro primo allenamento, aveva silenziosamente gettato le basi per un'infatuazione. E nonostante l'eroe vantasse un'intelligenza nettamente superiore alla media ancora non era ancora riuscito a capire il motivo per cui la ragazza avesse iniziato a comportarsi in modo pressappoco bizzarro. Si limitò a notare il suo essere un po' più distratta a lezione e il fatto che ogni tanto quando si voltasse verso di lei ella sembrasse andare nel panico.

«Non muoverti. Chiudi gli occhi.»

La voce soffice e delicata della ragazza gli solleticò un orecchio, seguita subito da un suono metallico.

«Quelle sono...? Cosa cazzo vuoi fare!?», Bakugō fece per girarsi, ma Ochaco gli bloccò le spalle.

«Bakugō, ti fidi di me?»

Le sue parole erano dolci e al contempo serie, perfettamente dicotomiche.

Il giovane non le rispose, si limitò a rilassare i muscoli; si irrigidì di nuovo subito dopo, quando avvertì i freddi anelli d'acciaio stringersi su entrambi i polsi.

«Sì, sono le manette che porto all'allenamento, è per tenerti fermo. Mi hai insegnato tu a coglierti di sorpresa», ridacchiò, facendo perdere al suo timbro tutta la compostezza mantenuta con rigore fino a quel momento.

Katsuki si fidava di lei ed era perfettamente conscio del fatto che non gli avrebbe mai fatto del male — considerando che avrebbe potuto sciogliere le manette con il suo quirk in men che non si dica se solo avesse voluto. Decise di attendere in silenzio che piega avrebbe preso la situazione.

Una fioca luce rosa gli accarezzò di sbieco le guance, segno che Uraraka stesse armeggiando con la sua unicità alle sue spalle. Notò che non gli avesse toccato la pelle, ma le manette.
«Non ti spaventare, sto per farti fluttuare di due metri.»

Emise un profondo respiro e lo sollevò per le manette, suscitando il suo fastidio nonostante il preavviso.

Nonostante fosse arrivato il momento di dichiararsi, l'eroina tacque.

Si limitò ad osservarlo dal basso, forzando un sorriso malinconico per darsi coraggio ma restando ugualmente in silenzio.

Le parole le si fermavano in gola, come se avesse perso del tutto l'uso della voce.

Cosa avrebbe dovuto dire? Avrebbe dovuto girarci intorno? Essere diretta? Lasciar stare tutto e non dirgli niente? Avrebbe dovuto direttamente baciarlo?

Le possibilità erano infinite ma il tempo a disposizione no.

Bakugō sbuffò vistosamente e decise che fosse arrivato il momento di prendere le redini della situazione.

«Senti, so che non puoi usare il tuo quirk troppo a lungo senza sentirti male. E poi non voglio restare qui appeso, datti una mossa che mi sto rompendo il cazzo», esordì, sfidandola e manifestando un cenno d'apprensione sia per lei che per se stesso, «Tanto ormai ho capito cosa vuoi. Fallo e basta».

Sebbene non avesse colto i segnali precedenti, a quel punto era chiaro cosa gli volesse comunicare. Si tradì con un ghigno benevolo, indice del fatto che ne fosse quantomeno compiaciuto.

Ochaco si levò in volo per raggiungerlo, ad un palmo di naso dal suo volto. Ricambiò la sfida con un sorriso furbo e quasi sollevato nel ricevere una risposta così positiva ed invitante.
«Allora... chiudi gli occhi.»

Katsuki eseguì l'ordine senza batter ciglio, impaziente, e non ebbe neanche un attimo per formulare un pensiero prima che la ragazza gli schioccasse un bacio sulle labbra.
Fugace, delicato, morbido.

Forse un po' troppo fugace.

«Ehi», protestò con uno sguardo torvo, «Se pensi che mi farò andar bene solo questo dopo essere stato appeso come un salame ti sbagli di grosso. Dammi un bacio come si deve, subito».
Nonostante si fosse visibilmente ammorbidito con lei nel corso dei mesi, Bakugō sarebbe sempre stato così intemperante e superbo.

Uraraka aggrottò le sopracciglia e appoggiò i pugni sui fianchi.

«E va bene, ma solo perché lo voglio io.»

Appoggiò nuovamente le labbra alle sue, schiudendole per cercare la lingua dell'amato con la propria, e venne accolta da qualcosa di simile ad un uragano.

Il contrasto tra il suo contatto delicato e quello irruente del ragazzo la colse di sorpresa, suscitandole un mugolio soffocato contro la sua bocca.

Nessuno dei due fino a quel momento aveva avuto modo di provare l'esperienza di un bacio, ma che fosse il modo giusto o sbagliato in quel momento non importava.
«Tolgo le manette, tienimi in volo.»

Bakugō iniziò ad armeggiare con lo strumento, dimostrando come per lui non avesse mai rappresentato un vero impedimento, e attese che Ochaco gli sfiorasse una spalla.

Con le mani finalmente libere, il ragazzo le cinse i fianchi mormorando un "Finalmente" e la avvicinò bruscamente a sé, avventandosi sulle sue labbra soffici come se avesse avuto fame per tutto quel tempo e avesse appena iniziato a mangiare.

Era troppo presto affinché Katsuki potesse prendere anche solo lontanamente in considerazione di fare qualcosa di così melenso come dichiararsi, ma almeno a se stesso non poté fare a meno di ammettere quanto la presenza di Ochaco avesse portato qualcosa nella sua vita; era il contrappeso di giovialità e leggerezza in una bilancia che aveva conosciuto solo rabbia e odio.
Tuttavia, per quanto potesse essere piacevole quel momento, c'era qualcosa che desirava ancor di più.

«Uraraka», la chiamò con voce roca, solleticandole le labbra con il respiro.

«Sì?», pigolò lei, spalancando le iridi mentre il cuore le perdeva un battito.

«Quando cazzo scendiamo da qui?»

Lo strepitio di Bakugō riecheggiò per tutto il campus della U.A..

Upstream [Kacchako]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora