Soltanto una scusa

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Piccola cosa che ho scritto di getto proprio ora, ispirata da una canzone di Diodato che si intitola "Quello che mi manca di te". Il POV è di Tancredi.

Buon sabato 💕

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Quello che mi manca di te
È tutto quello che fai
Quando non sai
Che ti guardo
Ed io ti guardo più che posso
Oppure quando vuoi vedere un bel film
Ma è soltanto una scusa
Per dormirmi addosso

E quello che sento adesso
È così forte che non riesco
A tenerlo chiuso qui dentro
Vorrei urlarlo più forte che posso
Più forte che posso anche se

Quello che
Manca davvero di te
Non te lo so spiegare
Ma spero sia
La stessa cosa che
Manca anche a te
Di me

Oggi mi hai invitato a una serata film a casa tua. "Voglio troppo vederlo, me l'hanno consigliato in tanti" mi hai scritto, ma tanto so già che anche oggi finirà come tutte le altre volte, con te che ti accoccoli su di me e mi chiedi dei grattini che io fingo di non volerti fare (ma tanto è una recita a cui non credi più) e poi ti addormenti con la testa sul mio petto, e io mi ipnotizzo a guardare le tue ciglia scure chiuse contro la pelle sottile delle tue palpebre inferiori, il profilo perfetto del tuo naso, quelle labbra piene, socchiuse, che sogno di baciare ogni fottuto secondo di ogni singolo giorno da quando ti ho conosciuto.

Vorrei saper disegnare in questi momenti: ti farei un ritratto e forse lo copierei su un foglio piccolo per tenerlo sempre con me, oppure non so, ci tappezzerei le pareti della mia stanza.

Il film è solo una scusa per noi, un pretesto per sistemarci sul divano vicinissimi, condividere il calore dei nostri corpi, rubarci a vicenda dei baci sulla guancia o sulla tempia, accarezzarci le mani distrattamente. O meglio, io fingo di essere distratto ma in realtà ho tutti i sensi all'erta e l'adrenalina a mille e ho l'assurda e irrazionale paura che toccandomi tu possa in qualche modo sentire il mio sangue scorrere sotto la pelle, spinto a velocità folle dal mio cuore impazzito.

Usare la scusa del film è facile, molto più facile che affrontare questa cosa che sta succedendo dentro di noi e tra di noi negli ultimi tempi.

In realtà io l'ho già affrontata mesi fa, quando mi sono arreso ai sentimenti che provo per te, perché ormai non aveva più senso tentare di soffocarli o sminuirli. Non riuscivo a fare a meno di guardarti, tanto, tantissimo, e tu non sapevi che lo stavo facendo ma poi arrivava un momento in cui te ne accorgevi e quello era il mio momento preferito, perché mi guardavi a tua volta e mi sorridevi, oppure mi mandavi un bacio, e il mio cuore sobbalzava.

Ti guardavo mentre cucinavi per tutti e con la generosità che ti contraddistingue mettevi i piatti in caldo per chi sarebbe arrivato più tardi dopo le lezioni, oppure mentre scrivevi tutto concentrato sul tuo quaderno e io desideravo scioccamente che stessi componendo una canzone per me, o ancora mentre ti lamentavi per qualcosa che era di poco conto ma che per te era un affare di stato, e ti sfogavi con qualcuno che magari cercava di buttarla sul ridere o magicamente trovava una cosa urgentissima da fare e se ne andava, perché non aveva la mia pazienza.

E io allora venivo da te, ti portavo sulla nostra panchina e mi lasciavo investire dal tuo solito fiume di parole, e piano piano cercavo di guidarti verso l'uscita di quel labirinto di testardaggine, esagerazione e paranoie nel quale ti eri intrappolato da solo.

Per te invece è diverso: sento che non sai ancora come gestire ciò che sta nascendo tra noi e che hai bisogno di tempo, e io allora resto fermo qui, sulla soglia del tuo cuore, aspettando che arrivi il momento giusto per compiere l'ultimo passo ed entrare. Io ti aspetto sempre, ti aspetterei anche in eterno, ma a volte non posso fare a meno di lasciarmi catturare dalla paura, una paura terribile che tu a un certo punto possa dirmi che hai conosciuto una persona che ti piace e che vuoi provare a costruire qualcosa con lei.

Che poi me l'hai già detto una volta, e io ho finto di essere felice per te quando in realtà il mio cuore si era accartocciato su se stesso e io stavo cadendo in un buco nero che non aveva fondo, e andavo giù, sempre più giù, e mi sentivo morire.

Sapevo già che non avresti mai ricambiato i miei sentimenti, ma averne un'ulteriore prova mi ha provocato un dolore acuto e lancinante, che ho provato a lenire con un'altra persona, ma poi mi sono reso conto che in lei non cercavo conforto ma cercavo te, che la vedevo di fronte a me ma poi chiudevo gli occhi e c'eri tu, e che il suo tocco riusciva a ingannare solo il mio corpo, ma mai il mio cuore.

Alla fine un giorno io e te ci siamo detti "ma insomma come va con lei?", "non va più, e a te?", "stessa cosa", e ci siamo schiariti la voce imbarazzati e abbiamo cambiato argomento, e io ho sentito quella piccola speranza risvegliarsi dentro di me, come un uccellino con l'ala spezzata che prima era agonizzante ma poi in qualche modo si riprende grazie alle cure di una mano gentile, che per me è la tua, sempre e solo la tua.

Ho provato a sopprimerla quella speranza, a soffocarla o a farla morire di fame, ma lei non ne vuole sapere, e si riaccende ogni volta che mi sfiori, ogni volta che mi guardi o mi sorridi. Lei è stupida e testarda e si è convinta che anche tu come me senti la mia mancanza dopo una sola ora che ci siamo separati, e che anche a te manca proprio la stessa cosa che manca a me. Io faccio di tutto per non darle retta, ma non ci riesco mai.

Eccomi, sono arrivato. Suono il campanello e mi apri la porta. Mi togli il fiato come sempre: chissà se riuscirò mai a farti capire quanto tu sia bello. Indossi la mia felpa blu e azzurra di About You: le ho prese tutte larghissime apposta, perché sapevo che me le avresti rubate e non vedevo l'ora che lo facessi.

"Ti amo", vorrei dirti.

"Ciao", dico invece.

Tu mi sorridi, e va di nuovo tutto bene.

Insieme (T7 Oneshots)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora