Il rintocco dell'orologio in castagno, forgiato in stile barocco, rimbombò per la taciturna Sala Comune dei Grifondoro con suono grave, segnando l'inoltrarsi della mezzanotte. Il luogo si presentava buio, oscuro, ma illuminato da fasci di luci della pallida Luna, provenire dalla ponente finestra della stanza. I mobili apparivano sinistri a causa dell'evidente penombra che si era creata, e contrastavano con la metamorfosi che subivano quando il Sole compariva nel cielo dalle tenui sfumature azzurre che coloravano il quotidiano sfondo delle vecchie mura di Hogwarts.
Io, tormentata dall'indomabile insonnia, me ne stavo seduta, o meglio rannicchiata, nel piccolo divanetto dalle tonalità rosso-oro con il voluminoso libro di pozioni alla mano. Con le pagine illuminate da un pacato lumos di bacchetta, le profonde iridi color nocciola fra i concetti e le nozioni della lezione scorsa che il professor Lumacorno aveva illustrato alla classe, cercando il malo modo di placare gli innumerevoli pensieri impressi nella mia mente. Poche ore prima si erano tenuti i festeggiamenti per la vittoria dei Grifoni alla partita di Quidditch sui Serpeverde, che presto o tardi avrebbero scatenato le loro idee più perfidi per suggellare una sublime e incisiva vendetta. La stanza si era colmata di urli di gioia in favore dell'ultimo maschio dei Weasley, che dopo anni, era divenuto l'eroe della serata.
Dopodiché la mia memoria fermò lo scorrere dei recenti ricordi e d'impulso serrai lo sguardo. Quel svampito groviglio di crini biondi avanzare verso la sua figura, lui colto alla sprovvista. Le sue labbra su quelle di lei che sfogavano la frenetica passione. Il mio cuore rotto in mille cocci.
Ad un tratto udii il cigolio di una maniglia inclinarsi ed entrarono passi goffi e rumorosi, simili alla camminata di un elefante. Aprii gli occhi di scatto e, frettolosamente, girai alla pagina successiva del volume, tentando di nascondere gli amari sentimenti che mi straziavano all'interno.« Hermione, cosa ci fai in piedi a quest'ora? » domandò una voce bassa, allo stesso tempo premurosa, impastata dal sonno. Voltai il capo verso il mio interlocutore, assotigliai lo sguardo e illuminai la sua figura con la bacchetta che fungeva da candela. Il raggio brillante del lumos fece risaltare un giovane dagli occhio blu come il mare, velati dalla stanchezza per l'orario e solcati da delle profonde occhiaie forse anch'egli per l'insonnia, e i capelli rossi, precedentemente ordinati, ora arruffati. Ron Weasley se ne stava appoggiato alla bacheca degli annunci di casata con fare lievemente curioso, attendendo una risposta. Sollevai il libro, che stringevo tra le mani, in sua direzione ed egli sbuffò fragorosamente, pensando alla mia terribile e incurabile dipendenza per lo studio.
« Non fare quel muso lungo. » sputai cinica con un pizzico di freddezza.
« Domani c'è il compito e Lumacorno si aspetta il meglio dai noi Grifondoro. » costatai, riprendendo la mia lettura.Il ragazzo mi lanciò alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi al sofà, sul quale ero seduta, ed egli si mise accanto a me, osservando l'argomento sul quale il mio sguardo era accuratamente devoto. Potevo sentire il suo respiro soffiare regolarmente contro le pagine d'avorio e quel profumo di dentifricio alla menta sotto il naso che spesso deliziava il mio olfatto.
« Studi l'Amortentia nel cuore della notte? » chiese con tono tranquillo, schiudendo le labbra on un sorriso impacciato e incredulo. Alzai lo sguardo verso il suo, perdendomi in quel dolce viso che, ahimè, ora apparteneva a un'altra donna. Lo guardai con leggera malinconia in cuor mio.
« Ti faccio notare che questa è la pozione dove, stranamente, Harry continua a battermi. »
« Siamo in due. » sospirò, tentando di socchiudere lo sguardo e lasciarsi abbandonare tra le delicate e invitanti braccia di Morfeo. A quel punto allungai il volume di pozioni al ragazzo, guadagnandomi un'espressione torva che gli si era dipinta in viso. Gentilmente, gli indicai il primo paragrafo e lui rilassò la fronte aggrottata, capendo le mie intenzioni.
« Su. » lo incentivai. « Spiegami l'utilità di questo filtro. »
Sorpreso dalla mia domanda, non poté far a meno di soffocare una risata, vista il mio mancato senso delle ore che stavano scorrendo o della stanchezza di cui lui pativa. Ma Ron era sempre stato definito da tutti gli studenti un tipetto alquanto strano e il motivo lo si coglieva notando la sua devozione per le proposte insolite. Ero cosciente che lo studio non fosse una delle sue azioni più abituali, ma forse avrebbe ceduto per lo meno quella volta, facendo un strappo alla regola. Il giovane schioccò la lingua contro il palato, facendosi pensieroso, per poi volgere l'attenzione sul libro, cercando la risposta adeguata.
« È il filtro d'amore più potente al mondo. » lesse le prime righe.
« Le sue caratteristiche peculiari sono la luminosità madreperlacea e il vapore che si innalza formando delle spirali. » continuò con lo sguardo sempre volto al volume di pozioni.
« Ma assume un profumo differente a seconda della persona che ne entra in contatto e di ciò, o meglio chi, è attratto. » terminò, porgendomi il libro con cura.
« Ron, domani non avrai pozioni di sottecchi e scordati che io ti suggerisca. » lo rimproverai, prendendo fra le braccia il manoscritto. Detestavo quando deviava i suoi doveri con nonchalance, ma era quel pizzico di strafottenza che mi legava fortemente a lui e lo stesso equivaleva per quei comportamenti goffi e impacciati che non lo separavano da quando ci eravamo conosciuti, quel primo settembre di sei anni fa.
« Non ti preoccupare. » iniziò, cercando di catturare la mia attenzione che era divagata nei pensieri che viaggiavano per la mia mente. « Sai a volte riesco a sentire l'odore dell'Amortentia senza che sia sotto il mio naso. » sussurrò, facendo riecheggiare quelle parole nel silenzio della Sala Comune. Abbassai lo sguardo verso il pavimento, con il cuore straziato dalla sofferenza, alludendo che si stesse riferendo al balsamo dei capelli di Lavanda o al profumo alle rose rosse che ogni mattina riempiva la camera del dormitorio, soffocando le sue povere coinquiline. Egli si avvicinò con delicatezza, prendendo fra le dita affusolate un piccolo boccolo ribelle sfuggito alla presa della mia salda coda. Me lo portò dietro l'orecchio e mi accarezzò la guancia, arrossita per il suo tocco.
« Sento il profumo del burrocacao al miele con il quale ogni ogni giorno tormenti le tue labbra e l'odore dolciastro di cocco e vaniglia che emanano i tuoi capelli. » mi sussurrò all'orecchio, per poi appoggiare le sue labbra sulle mie, intrecciando i nostri sospiri, e il libro che poco prima stringevo tra le mani cadde a terra come un corpo morto cade.
"Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:quel giorno più non vi leggemmo avante."(Dante, Inferno, canto V, vv. 137-138)
I nostri cuori battevano all'unisono, colmi di passione, mentre l'alba giungeva candida.
STAI LEGGENDO
Burrocacao mielato
Short StoryDal testo: Il ragazzo mi lanciò alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi al sofà, sul quale ero seduta, ed egli si mise accanto a me, osservando l'argomento sul quale il mio sguardo era accuratamente devoto. Potevo sentire il suo respiro soffiare rego...