Capitolo 46.2: Che ci faccio qui?

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Lungo tutto il tragitto verso quella che sarà la mia dimora questa notte, avverto un senso di agitazione

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Lungo tutto il tragitto verso quella che sarà la mia dimora questa notte, avverto un senso di agitazione. Saper di dover passare la notte sotto lo stesso tetto di Sanem, non è assolutamente un problema, il vero problema è quello di doverlo passare sotto quel tetto. Un tetto che l'ha protetta, un tetto dove è stata amata e cresciuta da due genitori meravigliosi secondo le tradizioni. Un tetto dove ha sorriso, sognato, un tetto dove ha amato e sofferto a causa mia. Sento che quella casa per me è ancora proibita, invalicabile finché non avrò ricevuto quel perdono di cui, nonostante tutto non mi sento degno. Se solo lo sapessero i Signori Aydin.. Ma cosa sto facendo..
Guardo Sanem, la vedo sorridere mentre guarda le luci di Istanbul scorrere veloci attraverso il finestrino, persa in chissà quali pensieri e ammetto che, vederla sorridere, attenua un po' le mie paranoie.
Arrivati fuori da quella che da sempre è stata Casa Aydin, mi guardo intorno per scoprire che, per mia fortuna, non c'è nessuno. Nessuno per strada o affacciato a qualche finestra, nessun'occhio indiscreto che possa spiare.
Con il tempo avevo imparato a conoscere le persone che abitavano in questo quartiere e di conseguenza, avevo imparato che nessuno di loro, era propenso a rispettare la privacy del prossimo. Almeno non passerà dei guai per avermi fatto entrare..

Varcata la soglia di casa, i miei occhi non smettono di osservare ogni angolo, ogni piccolo dettaglio e la mia mente non può far altro che pensare a quante volte sono stato qui, come capo, come amante segreto, amico, fidanzato. È normale sentirmi cosi a casa? Cosa darei per tornare indietro..
I miei occhi cadono sulla schiena della mia bellissima Sanem che, come me guarda ogni angolo di quella casa, come se la vedesse per la prima volta. Mi rendo conto che non deve esserci venuta più spesso qui, dopo quel dannato ricovero in clinica di cui mi riterrò responsabile a vita.
«Andrò a cambiarmi!» annuncia, per poi correre via verso quelle scale che portano alla sua camera. Quanto hai sofferto, amore mio?
Dopo poco, anche Leyla sale quelle stesse scale per andare a mettersi in comodità e rimasto solo con mio fratello, ecco che quel pensiero che mi fa mettere in discussione la mia presenza qui, dentro questa casa.
«Emre..Non credo sia stata una buona idea venire qui..Forse è meglio per me andare via..» gli dico guardandolo negli occhi. «Can, smettila fratello! Non dire assurdità. Appena tornerà Leyla, ti darò qualcosa di comodo per passare la notte. Non ti muoverai da qui, chiaro?» risponde e a quelle parole. Non faccio in tempo a replicare che Leyla fa ritorno in salone, carica di lenzuola e coperte e in quel momento sento la mano di mio fratello sulla schiena e sospingermi verso le scale. Entriamo in quella che da un anno è la sua camera da letto e dopo aver chiuso la porta dietro di noi, si reca all'armadio prendendo da un ripiano un pigiama che sembra essere nuovo.

«Ho sbagliato di gran lunga la taglia, è troppo grande per me, ma penso che a te dovrebbe andare» mi dice mettendomi tra le mani la maglia di quel pigiama. «Emre.. Non dovrei essere qui! Nihat..» gli dico, vendendo però interrotto dalla sua voce. «Nihat non è qui, Can! Quindi basta..» mi ripete.
Nota la mia espressione afflitta e soprattutto dispiaciuta per i miei sensi di colpa nei confronti di questa famiglia che non ha fatto altro che accogliermi come un figlio. «Dai tempo a quell'uomo, Can. È stato tutto molto difficile dopo la tua partenza ma sono sicuro che tornerà ad amarti, ne sono certo» mi dice, guardandomi con gli occhi amorevoli di quel fratello che da bambino, ho sognato mille volte di avere con me. Annuisco davanti alle sue parole, restando comunque pensieroso. «Adesso cambiati!» aggiunge, tirandomi in viso i pantaloni del pigiama e uscendo dalla stanza con il suo pigiama e dei cuscini, e a me non resta che cambiarmi e indossare quel pigiama.
Una volta indossato, scendo al piano sottostante e ritorno in salone, cercando di adattarmi al pensiero di dover rimanere qui questa notte, in questa casa.
Sono tutti li, compresa la mia dolce e amata Sanem che mi accoglie con il più bello dei suoi sorrisi. L'imbarazzo di fa sentire e sentendomi osservato cerco di aggiustare meglio che posso la maglia del pigiama. «Direi che sbagliare la taglia di questo pigiama, sia stato un colpo di fortuna! Gli sta bene, vero?» dice Emre, guardando dapprima me e poi sua moglie e la mia Sanem, che non smette di sorridere. «Si, ci sto comodo..» rispondo ancora più in imbarazzo.
Leyla mi dice che hanno sistemato il divano meglio che hanno potuto e dopo averci augurato la buonanotte, chiama a sé suo marito prendendolo per mano e insieme vanno via, lasciandomi da solo con Sanem.
La osservo a lungo, imbarazzato di questa situazione e mi avvicino al divano, mentre lei sorridendomi felice mi riserva qualche occhiata avviandosi verso l'uscita della sala. Resta per qualche secondo davanti alla porta ferma a fissarmi per poi sparire e andare via.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora