"D'amore non si muore"
Avevo la porta davanti a me.
Mi sembrò enorme. Bussai... non mi rispose nessuno. Bussai una seconda volta, ma non ricevetti alcuna risposta, sembrava non esserci anima viva.
"James!" urlai.
"James, cavolo sono io, ti prego, se sei lì dentro apri." dissi rivolta verso la porta, avvilita, come supplicando quella vecchia casa, ma sembrò del tutto inutile.
Mi voltai per andarmene ormai rassegnata, quando il rumore di una chiave mi spaventò facendomi voltare di scatto. Nel giro di tre secondi la porta si aprì, una mano mi afferrò per un braccio e mi portò dentro chiudendoci dentro la baracca.
Prima che io mi accorgessi di quel che era appena successo mi ritrovai nel salotto della casa dei miei nonni con la luce spenta. Restai immobile; di fronte a me una sagoma controllò che nessuno ci avesse visti e poi si avvicinò a me velocemente, rendendo visibile il suo volto.
"James" sussurrai, era lui, era davvero lui, non era la mia immaginazione.
Mi abbracciò, mi strinse forte a sé quasi togliendomi il respiro.
"Oh mio Dio, Meg stai bene!"
"Pensavo non ti avrei mai più rivisto." Dissi tra le lacrime.
"Sì ma adesso sono qui, ti prometto che non ti lascerò da sola, non stavolta." Affermò sicuro.
Ci allontanammo lentamente l'uno dall'altra e grazie a un raggio lunare vidi che aveva gli occhi lucidi.
"Ma i nostri..." prima ancora che finissi la frase abbassò lo sguardo e mi disse: "Meg, mi... mi dispiace, non sono riuscito a... a farli venire con me. Non gli toglievano gli occhi di dosso, ti giuro io ho provato ma..." Una lacrima gli rigò il viso, la vidi, anche se cercò di nasconderla.
"Ehi, ehi...calmati, so che hai fatto il tuo meglio, ne sono più che sicura. Li riporteremo a casa, insieme." Gli dissi prendendogli la mano e cercando di confortarlo io questa volta.
"Dobbiamo tornare al mulino, lì saremo più coperti." Affermai, guardando fuori dalla finestra per controllare di non aver attirato l'attenzione di nessuno.
"Va bene. Fammi solo prendere le mie cose."
Annuii.
Uscimmo di casa e sotto la pioggia prendemmo l'ultimo bus per la città. Era vuoto, effettivamente erano le 21:45, a quell'ora di solito le persone cenano a casa con la propria famiglia. Questo pensiero mi spinse ad appoggiare la testa sulla spalla di James, la prima spalla familiare dopo tempo. Lui distese il braccio con cui mi cinse e mi avvicinò a sé per darmi sicurezza, come se con quel segno volesse dirmi: "Adesso ci sono io a proteggerti." E per la prima volta, dopo tutto quello che era successo, mi sentii a casa, nonostante fossi in tutt'altro luogo. Intanto, anche i brutti pensieri scomparirono temporaneamente.
"Allora l'hai trovato." Mi disse ad un tratto, non distogliendo lo sguardo dalla strada. "Di che parli?" domandai facendo lo stesso.
"Del mio biglietto." Affermò.
"Pff, certo. C'erano dubbi?" dissi facendo la sapientona.
"Io un po' ne ho avuti." Continuò punzecchiandomi.Spostai la testa e lo guardai.
"Quanta poca fede." Rimasi al gioco, e tornai alla mia posizione precedente, mentre il viaggio proseguiva.
"Come mai non sei venuto al mulino? Dopo essere scappato, intendo." gli chiesi. "Non sapevo se mi avrebbero seguito, avrei solo messo in pericolo te e tutti gli altri." Rispose semplicemente e aveva ragione, perciò annuii in silenzio.
Non avevo mai riflettuto, prima di quel momento, su quanto ci si potesse sentire soli in un mondo pieno di persone. Avevo letto un libro che accennava una frase che esprimeva questa sensazione, ma non avevo ancora pienamente compreso il suo significato. Pensai che non mi facesse bene rifletterci, perciò decisi di concentrarmi su ciò che avevo.
L'autobus si fermò vicino al comune, perciò dovemmo fare un po' di strada a piedi per arrivare al mulino. Cercammo entrambi di nascondere i nostri visi così che nessuno potesse notarci, neanche le telecamere poste in ogni angolo della piazza del municipio. Non c'era quasi nessuno per strada, le case erano tutte luminose in confronto al buio e al freddo esterno. Da una finestra si intravedeva una famiglia seduta attorno a un tavolo ben imbandito, tre bambini che giocavano e ridevano, mentre i loro genitori li guardavano sorridendo. Mi ero ripromessa di non provare più nostalgia, ma era fin troppo forte, come il mare in tempesta.
"James..." dissi sovrappensiero.
"Si?" si voltò verso di me.
"Pensi che ritorneremo a vivere una vita normale, con il resto della nostra famiglia, senza dover avere paura di essere portati via da un momento all'altro?"
Smettemmo per un momento di camminare.
"Io spero proprio di sì Meg. Ma ora andiamo, si sta facendo tardi."
Annuii e ripresi a camminare.
Passammo davanti a Verona e Bonvegna e ci avviammo verso il sentiero per il mulino vecchio, controllando continuamente che alle nostre spalle non ci fosse nessuno. James non vedeva il mulino dall'ultima volta con i nonni. Erano passati anni, ma lui non aveva passato quello che avevo vissuto io lì dentro, per James era rimasto solo un parco giochi di quando era piccolo.
"Caspita, com'è cambiato!" Esclamò sorpreso guardandolo nonostante fosse buio. "Dentro però c'è ancora il pianoforte." Dissi sorridendo.
"Vieni, di qua." Affermai indicandogli dove fosse l'entrata.
Aprii la porta d'ingresso cercando di non fare troppo rumore, ed entrammo. Mi chiusi la porta alle spalle e trovammo Charlie seduto sulla sua sedia con una candela accesa che leggeva, dall'esterno non avevo notato la luce che emanava.
"Charlie..." dissi con stupore.
Lui mi guardò, osservò James e disse: "Ah sei tornata, ti sei divertita?" sembrava irritato.
"Charlie ma che dici?"
"Non pensi di essere stata fuori un po' troppo?" non sembrava il Charlie di qualche ora prima. Si alzò dalla sedia.
"Dove sei stata Megan?" affermò come rimproverandomi di non averlo avvertito. "Ehi amico, per caso la controlli?" intervenne James.
"E tu chi sei?" disse buttando il libro sulla sedia.
La situazione mi stava sfuggendo di mano, non era così che volevo si conoscessero. "Charlie, lui è James, mio fratello." Intervenni.
"Quindi lui è Charlie?" disse sarcasticamente mio fratello.
"Ti vedo sorpreso." Affermò l'altro."Sai, perché mi ha sempre parlato bene di te, quindi non pensavo la trattassi in questo modo."
"E tu che ne sai del modo in cui la tratto, non eri certo qui per vederlo." Ormai c'era una sfida tra i due, e riconoscevo di essere io il problema di fondo."Non hai la più pallida idea di cosa ho dovuto passare per essere qui ora." Concluse James. Erano uno di fronte all'altro. La cosa stava degenerando, perciò mi intromisi nella conversazione per calmare un po' gli animi.
"Sentite, siamo tutti stanchi: che ne dite se andiamo a dormire, eh? E ricordatevi che dovremo convivere tutti insieme in questo mulino, quindi cercate di non odiarvi troppo."Finalmente Charlie staccò gli occhi da mio fratello e li rivolse verso di me.
"Ha ragione." Disse poi tornando a James.
"Per stanotte mettiti dove vuoi a dormire, domani cercheremo un posto per te, James." continuò sottolineando troppo il nome di mio fratello. Ancora non capivo cosa gli stesse succedendo.
"Vieni James, ti sistemo una balla di fieno, fidati sono molto comode anche se non sembra." Cercai di cambiare il tono alla conversazione, mentre Charlie se ne andava. Presi delle coperte pesanti per coprire gli aghi del fieno e le aprii in modo uniforme su tutta la superfice. Andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e qualcosa da mangiare.
"Ecco, tieni. Ho trovato solo questo, spero sia buono." Affermai porgendogli del pane e un bicchiere d'acqua.
"Non ti preoccupare, va benissimo." Lo prese e iniziò a mangiare.
Dopo qualche minuto di silenzio mi disse: "Meg, non mi piace."
"Cosa? Il pane? Cosa c'è che non va?" chiesi preoccupata.
"No no, non il pane, anzi è buonissimo." Affermò ridendo.
"Ah ok, meno male. No, perché sai l'ho fatto io, non vorrei aver avvelenato qualcuno." Dissi sorridendo a mia volta e successivamente facendo una pausa. "Allora, che intendi?"
"Quel Charlie. Come hai fatto a stare qui tutto questo tempo e a sopportarlo?" "James, fidati non è così di solito. Non so cosa gli abbia preso ma domani gli parlo e chiarisco tutto."
"Meg, non voglio che passi del tempo con lui." Disse infastidito. Mi sembrò un bambino dal modo in cui lo disse.
"Ah, ho capito cos'hai."
"Cosa?" mi domandò.
"Sei geloso." Iniziai a ridere...
"No, ma che dici. Ma poi geloso di che? Pff... smettila" esclamò con una risatina nervosa.
"Sei geloso, sei geloso, sei geloso!" continuai canticchiando e a quel punto iniziò a ridere anche lui.
"Va bene, va bene, ma adesso calmati e vai a dormire che è tardi."
"Sì, mammina, vado subito" dissi cercando di infastidirlo ancora un po'.
"Vieni qui..." Mi abbracciò e posò il mento sulla mia testa. "Buonanotte rompiscatole."
"Buonanotte a te mammina." Esclamai con troppo entusiasmo e così mi diressi verso le scale per andare a dormire.Stavo per mettere il piede sul primo gradino quanto sentii la voce di Matt che parlava sottovoce con qualcuno. Il suono proveniva da una stanza vicino alle scale, mi avvicinai cercando di evitare il cigolio del legno sotto i piedi, ma un piccolo rumore fu inevitabile, per mia fortuna non se ne accorse nessuno. Mi accostai alla porta per ascoltare meglio ciò che diceva e con un occhio lo vidi, non sembrava lo stesso Matt gentile che avevo conosciuto, aveva un'altra espressione. Era all'impiedi con un telefono appoggiato all'orecchio, pensai fosse strano dato che era a conoscenza della regola che vietava l'utilizzo del cellulare. Camminava avanti e indietro nella sua camera, notai anche che sul letto c'erano dei fogli tutti buttati alla rinfusa e una penna.
"Sì, non ti preoccupare è tutto pronto... basta solo che tu mi dia l'ok e io faccio partire tutto... Sì quello non è un problema, so come fare... ok, a domani."
Non capii con chi stesse parlando o di che cosa, non riuscii a sentire la voce dell'altro. Appoggiò l'iPhone sul letto e prese in mano i fogli che nascose successivamente furtivamente sotto il materasso. Decisi che era il momento di andarmene se volevo evitare di essere vista, perciò tornai indietro e salii le scale per andare nella mia stanza. Ancora non sapevo che quello sarebbe stato l'inizio della fine.
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Rose Rosse
ПриключенияMegan, una ragazza sensibile amante della musica e della lettura, adora perdersi nei racconti più avvincenti e immedesimarsi nei personaggi principali; stavolta però, sarà proprio lei la protagonista della storia. L'avventura inizia quando sia lei c...