Jane aveva perso i genitori a 10 anni e vive in una casa famiglia.
Si è costruita un muro intorno nascondendosi nell'apatia e nel l'indifferenza in cui sta frantumando sé stessa.
Si è promessa di non piangere più per convincersi di non essere tanto fragile e debole quanto è.
Ma chi l'ha detto che anche le persone forti non piangono?
A 10 anni quando le venne detto che i suoi genitori erano "in cielo" lei rimase indifferente.
Certe volte l'indifferenza spaventa più della depressione.
Vicino a lei c'era sua zia che la guardò con sguardo scioccato mentre la bambina dopo aver ricambiato lo sguardo con i suoi occhi indifferenti alzò le spalle.
L'unico ricordo che aveva di loro era una catenella con i loro nomi che ancora a 18 anni portava sotto la maglietta e che toglieva esclusivamente quando dormiva e quando faceva la doccia.
Non ha mai legato con nessuno, tende sempre ad allontanare tutti restando sola lasciandosi avvolgere dal silenzio della sua camera, a volte, abbandonandosi ad un libro.
Voleva solo scappare da lì, da quel luogo triste chiamato 'orfanotrofio' in cui se ci si impegna si possono ascoltare i ricordi dei bambini insieme ai loro genitori.
È una bella ragazza, capelli ramati quasi sempre sciolti, labbra ben definite, pelle chiara, occhi nocciola, alta e magra.
Della scuola le è sempre piaciuta la matematica, in particolare i numeri primi, numeri che possono essere divisi solo per se stessi e per uno. Esistono poi i 'primi gemelli' numeri primi vicini ma divisi da un numero tipo 47 e 49 divisi sempre dal 48.
Come spesso faceva stava camminando senza una meta precisa ascoltando il rumore delle scuole delle sue inseparabili vans nere. Si sente osservata e si gira per guardarsi intorno ma non trova nessuno. Ricomincia a camminare e sente ancora quella stana sensazione e il nero la avvolge.