Ciò che è effetto di sola fortuna non si ripete con tanta somiglianza due volte. E lei lo era stata. Non ne fece parola con Jin e nemmeno con mamma. Preferì lasciar perdere per non farli preoccupare di un inconveniente. Stava distesa in camera, sul suo meraviglioso letto fantasticando su come quel ragazzo avesse un buon profumo. Lo immaginò alto e ben piazzato, muscoloso e definito. Carnagione olivastra con qualche tatuaggio da vero Badboy. Sorrise pensandoci. Un viso marcato, mascella pronunciata e il pomo d'Adamo. Mani grandi e nodose, contornate da anelli. Gambe chilometriche e muscolose, un jeans nero strappato qui e lì, cintura con le borchie, maglia rigorosamente nera o magari di qualche band metallara. Stivaletti in pelle come il giubbotto. Insomma un gran figo! Un sorriso sfacciato le impossessò le sottili labbra, si voltò sul fianco avvolgendo il cuscino e arrossendo. Immagini poco caste si proiettarono come un film nella sua mente. Sentì il tocco ruvido e ferreo della sua mano percorrerle ogni centimetro, brividi e sensazioni magiche. Bussarono alla porta.
"Cavolo..." sussurrò infastidita "Si?" disse poi ad alta voce.
"Tesoro... mi chiedevo se ti andasse di far due passi, così magari esci da questa stanza e mi prendi il pane?!" chiese, sull'uscio della porta, la madre.
"Certo mamma... metto le scarpe e arrivo" rispose alzandosi dal letto.
Tappeto, sedia girevole, tre passi verso destra ed ecco le scarpe. Appoggiandosi alla scrivania si aiutò a sorreggersi mentre le infilava. Aprì la porta e come sempre contò gli scalini e dopo dieci passi era davanti la porta della cucina. Sentiva lo sfrigolio dell'olio sulla pentola e un inebriante profumo di melanzane la pervase. Sfarfallò le ciglia.
"Oh eccoti bambina mia..." disse la madre avvicinandosi a lei "Tieni questi sono i soldi per il pane" aggiunse lasciandole un po' di monete "Fai attenzione... prendi il pane e poi torna subito a casa... non" la interruppe.
"Non allungare o variare la strada... lo so mamma lo so..." finisse lei sbuffando.
Una carezza le sfiorò la guancia, sorrise. Si incamminò verso l'uscio per poi procedere lungo la strada conosciuta. Dopo qualche metro un profumo di pane appena sfornato le inebrio le narici cullandola dolcemente. Aprì la porta e una dolce voce la accompagnò al bancone.
"Ciao bambolina!" Roger era sempre molto gentile ed educato con Rhea "Solito?" chiese poi muovendosi rumorosamente.
"Si Roger... Grazie mille" rispose lei dolcemente sorridendogli.
Un rumore di carta fece capolino e una decina di pagnotte vennero inserite dentro. Un campanellino risuonò, cogliendo l'attenzione della ragazza, un odore di lavanda pervase l'ambiente coprendo quasi quello della farina e del lievito. La signora Shin si posizionò accanto a lei sfiorandole il gomito per avvisare della sua presenza. Rhea si voltò sorridendole delicatamente e sfiorandole la mano.
"Buongiorno Shin" disse con disinvoltura.
"Buongiorno cara... come andiamo?" chiese con voce anziana.
"Tutto bene e lei?" chiese di rimando con cortesia.
"Oh tesoro... se avessi quarant'anni in meno molto meglio direi..." rise contagiando anche Roger.
Dopo qualche minuto il panettiere le si avvicinò appoggiandogli il sacchetto del pane in mano, augurandole una buona giornata. Salutò la signora Shin e uscì dal negozio stando attenta al piccolo grandino davanti a lei. Percorse qualche metro lasciandosi cullare da quella brezza fresca e radiante che forniva quella giornata. Un calore vellutato le colpiva la pelle indicando così una bellissima giornata soleggiata, una giornata per passeggiare al parco, per correre, per sedersi sotto un albero e leggere un libro, una giornata indimenticabile. Ma per lei nulla di tutto ciò era fattibile, tutto ciò era irrealizzabile, era un sogno. Conviveva con sé stessa da anni, con quell'handicap che era irreversibile, con quella disfunzione che le aveva distorto la vita. Una voce risuonò nella sua mente, era famigliare.
"Brutto figlio di puttana!" un urlò incazzato, mortale la destabilizzò.
Un urletto uscì dalle sue labbra facendole perdere la presa dalla busta contenente il pane. Un tonfo risuonò accompagnato dal rotolare del pane. Un silenzio tombale ricoprì tutto il territorio, un sussurro impercettibile dalla sua destra.
"Ora vattene... e non farti più vedere"
In quel momento capì, quella voce così famigliare, roca e mascolina apparteneva al ragazzo del parco. Si abbassò lentamente cercando di mantenere l'equilibrio stabile e a tentativi cercò il pane cadutole pochi minuti prima. Sentì un forte odore di canna e miele invadere il suo spazio. Stupore misto a terrore e disagio, questo era quello che sentiva e provava. Sentì sfiorare le mani, un contatto freddo, ma che rilasciò una scarica di brividi lungo tutto il suo corpo.
"Sei tu" sussurrò a fior di labbra, più per sé stessa.
"Sì" una risposta che non si aspettava, una risposta che non tardò ad arrivare.
Sentì una leggera pressione sul gomito, una stretta ferrea e dura, la intimò ad alzarsi e lo fece, mantenendo il viso basso e ben piazzato a terra. Le sensazioni erano troppe, ingestibili, un rossore si presentò alle porte delle sue guance. Un soffio d'aria le spostò i capelli rame, scoprendo così il suo viso. Sentì un leggero brivido lungo la spina dorsale e un sussurrò poco più di un centimetro dalle sue labbra.
"Il pane" e un sacchetto le fu lanciato addosso.
Lo prese al volo perdendo leggermente l'equilibrio, rischiando di cadere all'indietro, ma prontamente un braccio le fu avvolto intorno alla vita, trattenendola dall'impatto col marciapiede. I suoi sensi furono completamente scombussolati, travolti da quel buonissimo profumo, sembrava che il suo corpo reagisse a tutto ciò che riguardasse quel ragazzo misterioso. Approfittò dell'occasione per toccare il ragazzo, spinta dalla sua curiosità o semplicemente perché voleva solo qualche dettaglio in più. Ma la mano ruvida del ragazzo le bloccò il polso, stringendolo a tal punto da farle male.
"Ti prego lasciami... mi fai male" disse in preda alle lacrime.
Un sussulto, sembrava come avesse preso paura, come se avesse appena fatto cadere un vaso, un flebile "Scusa" uscì dalle labbra del ragazzo per poi lasciarla libera da quel tocco.
Cercò di orientarsi il meglio possibile, evitando di far ulteriori figure. Tenne stretto a sé, come scudo, il sacchetto del pane rivolgendosi poi al ragazzo ancora in piedi di lato a lei.
"Grazie..." lasciò in sospeso la frase per raggirarlo e riuscire a farsi dire il nome, ma così non fu.
Sentì il suo odore scemare velocemente, segno che se n'era andato. Dentro di sé bolliva, stava andando a fuoco, completamente. La sensazione che le sue mani le davano, il suo odore così forte e potente da scombussolarle tutto. Tutto quanto. Non le era mai capitata una cosa del genere, non era mai stata a contatto con persone che non fossero famiglia e Jin. Voleva vederlo, voleva poter sapere di che colore erano i suoi occhi, sapere di che forma era il naso, le labbra, come gli ricadevano i capelli, il suo fascino e tutto ciò che si poteva mostrare. Ma cosa significa vedere? Sappiamo cos'è il nero o possiamo immaginare qualcosa che non è presente, ma se non si è mai visto nulla dalla nascita o si fa fatica a ricordare quel breve lasso di tempo, come si fa? Il bambino gode giocando, chiudendo e riaprendo gli occhi. In un determinato istante le cose esistono e poi, nell'istante successivo, non esistono più. Ma la percezione Tattile è immediata e fornisce risposte più concrete e veritiere. Il tatto crea sensazioni che la vista non può dare, è vero non c'è colore, forma, ma le sensazioni sono quelle che davvero danno un senso a tutto. E lei voleva vederlo con le sue stesse mani.
Tornò a casa, un po' sconvolta, ma cercò di mantenere stabili le sue emozioni. Rientrò avvisando la mamma e lasciando in cucina il sacchetto del pane. Percorse il sentiero per la sua camera e si sdraiò velocemente sul letto abbracciando il cuscino. Uno spruzzo di gioia lasciò le sue labbra e leggeri calci colpirono la coperta in lino. Sfarfallò le ciglia aprendo gli occhi per qualche minuto, per far respirare le sue bianche iridi. Li teneva costantemente chiusi per non spaventare nessuno e per il forte odio degli occhiali da sole, usati apposta per i ciechi.
STAI LEGGENDO
Teach Me ~ K.Namjoon
Fanfiction~Completa~ PRESENZA DI SMUT❤️🔞 ARGOMENTI SENSIBILI🚫 ANGUST. Non servono gli occhi per vedere, Non serve il naso per odorare, Non servono le orecchie per sentire, Non serve la bocca per gustare e Non servono le mani per toccare. L'amore non ha biso...