La giornata di Brianna non poteva andare decisamente peggio. Non sapeva ancora però quanto si sbagliava, era ovvio che non ci fosse mai fine al peggio. O no?
La mattinata della donna era partita con il piede storto dal momento in cui lei voleva riposare in vista del turno di notte alla clinica veterinaria, in cui lavorava con passione da quasi otto anni; e i suoi vicini glielo impedivano.
Avevano avuto infatti la brillante idea di diventare proprio quel giorno dei ristrutturatori, il baccano che facevano era insopportabile e non poteva esserci altra spiegazione se non che stessero rivoluzionando l'intero appartamento.
A nulla erano valsi i tappi per le orecchie o l'andare a bussare alla porta per chiedere una tregua.
Avevano continuato imperterriti.
Se non poteva riposare, almeno poteva godersi una bella doccia calda e ristoratrice, ma anche in questo caso Brianna aveva fatto male i suoi calcoli.
Il già quasi rottame di boiler aveva deciso di dare i suoi ultimi respiri proprio mentre lei era sotto la doccia, dovette perciò terminare di lavarsi con l'acqua fredda.
Provò a chiamare il manutentore, ma ovviamente era irraggiungibile. Gli lasciò quindi un messaggio in segreteria e chissà quando lo avrebbe ascoltato.
Brianna diede un'occhiata all'orologio appeso alla parete, le rimanevano pochi minuti per prepararsi e uscire di casa, altrimenti avrebbe perso la metro e sarebbe arrivata in ritardo.
Vista la giornata era meglio non tentare la sorte.
Brianna stava percorrendo a piedi quei pochi metri che la separavano dalla stazione alla clinica veterinaria aperta ventiquattr'ore su ventiquattro.
Quel giorno le sarebbe toccato il turno di notte e fortunatamente sarebbe stata da sola. Di certo non avrebbe retto intrattenimenti o chiacchierate varie con il collega.
Era una notte in mezzo la settimana e di solito non c'era granché movimento.
Stava pensando a quello, mentre reggeva in mano un bicchiere di caffè bollente, comprato appena uscita dalla metro.
Aveva deciso di mettere un po' di caffeina in corpo o rischiava di crollare a metà del turno.
Qualcuno le andò addosso, un tipo in giacca e cravatta, che non aveva minimamente guardato dove camminava.
Inutile dire che quanto restava della gustosa bevanda calda si riversò sui suoi vestiti.
Brianna a quell'ennesimo colpo di sfortuna alzò gli occhi al cielo e mandò una serie di imprecazioni mute.
Quale congiunzione astrologica c'era quel giorno per farle andare tutto così storto?
Lato positivo era che la clinica avesse in dotazione una piccola lavasciuga, che di solito usavano per le coperte, ne avrebbe approfittato. Tanto durante il turno non avrebbe indossato i suoi abiti, bensì una divisa, oltre al classico camice bianco.
Eh sì, Brianna era una dottoressa, che curava gli animali di ogni genere e dimensione. Erano la sua passione fin dalla più tenera età e ne aveva fatto una professione.
Aveva studiato con cura e dedizione al Westchester Community College e si era laureata ottenendo il massimo dei voti.
Brianna era seduta comodamente alla sua scrivania ad aggiornare alcune cartelle dei suoi pazienti pelosi, quando sentì il classico suono di avviso dell'apertura della porta automatica.
"Arrivo subito!" disse ad alta voce.
Prima di andare verso il bancone dell'accettazione entrò nella saletta di fianco il suo ambulatorio e diede una veloce occhiata alla lavasciuga. Aveva quasi finito il suo programma.