.Capitolo 60.

1.4K 68 10
                                    

Sono 25 minuti che cerco di far uscire da sotto il letto Marcus.
Sì, avete letto bene......

La visita del dottore consigliatomi da Agnese è terminata con il dott. Robertini che mi ha cazziato per il fatto che il ragazzo fosse estremamente magro e costantemente terrorizzato a morte da ogni suo movimento, sbandierando la possibilità che IO lo avessi abusato, e bla bla bla. Io....beh.... per poco non lo appiccico al muro, sia mentre stava visitando il mio piccolo con modi per me un pò bruschi sia dopo queste accuse, già nervoso e iperprotettivo del mio cucciolo. Alla fine gli avevo spiegato un pò la situazione a grandi linee, con la storia dello zio che si prende cura del nipote reduce da un divorzio. Questo lo aveva un pò calmato, anche se con uno sguardo di sfida molto severo mi aveva detto che sarebbe tornato dopo una settimana a vedere come stava Marcus, giusto per "essere sicuri". E anche con questa, il medico ha rischiato DI NUOVO di diventare parte della struttura del muro....

Ero tornato dal mio malatticcio, terrorizzato da ogni minimo movimento e suono come mai prima d'ora, e con molta pazienza gli avevo spiegato cosa aveva detto il dottore e quali erano le medicine che bisognava prendere. Ero riuscito a prenderlo in braccio, accarezzandolo e coccolandolo tutto il tempo per farlo stare tranquillo, ma sentivo quanto teso fosse, è come se si aspettasse una violenza o un abuso da un momento all'altro, e la cosa mi rese solo ancora più protettivo e dolce nei suoi confronti.
Lo avevo lasciato stare un pò, non volendo già pressarlo con tutte le medicine e cure che avrebbe dovuto fare, ma ben preso fu ora di dare un inizio al tutto. Non avevo neanche fatto in tempo a tirare fuori la scatola con l'antibiotico e montare la macchina per l'aerosol che Marcus si era direttamente nascosto sotto al letto.

<<piccolo, non ti faccio nulla! Posso capire che l'idea di una puntura ti possa spaventare, ma l'areosol è solo aria e fumo...sarà come fumarsi una sigaretta, su esci fuori da lì sotto!>> dissi, con voce incoraggiante e dolce. I suoi occhi argentati erano dilatati e spaventati, respirava affannosamente e si era nascosto premendosi contro la parete al centro, punto impossibile da raggiungere a mano per me per tirarlo fuori. Sospirai quando scosse violentemente la testa, dicendomi di no. Aveva la gola così gonfia, infiammata e piena di placche da non riuscirea parlare  <<ascolta....so che hai paura, ho intuito che te ne sono state fatte tante quando stavi male ed eri ammalato, ma io ti prometto che non ti farò niente... ok la punturina potrebbe pizzicare, non ti posso dire una bugia, ma per il resto non hai motivo di temere, ok?>> cercai disperatamente di convincerlo ma niente. Da sotto lì non ci usciva.

Mi sedetti sospirando sul letto, riflettendo un attimo sul da farsi, quando mi venne una bella idea, trucco ovviamente di Agnese:<< facciamo così...>> dissi, sdraiandomi di nuovo per terra di fianco al letto, ero disposto a fare di tutto pur di aiutarlo:<<.... ogni cosa che farò a te, prima la farò su di me, così vedi che non c'è motivo di aver paura. E se per caso ti faccio male, ti do il permesso di picchiarmi, e so che sei anche bravo a menar le mani perchè mi ricordo che razza di ginocchiata mi hai tirato quella sera, peste! E per ogni medicina che sei costretto a prendere e cura che devi fare,i puoi chiedere quello che vuoi in cambio: film, coccole, cibo spazzatura senza esagerare. Insomma, cerchiamo di far passare questa settimana nel migliore dei modi, va bene?>> cercai un'ultima volta di convincerlo, allungando la mano verso di lui.

Marcus ci pensò un attimo su, e con quel poco di fiducia che aveva nei miei confronti, mi prese la mano e uscì da sotto il letto. Mi avvicinai, morendo dentro quando lo vidi coprirsi con le mani per paura di chissà cosa, e lo riempii di baci e coccole, sussurrandogli parole dolci.
Era così piccolo e spaventato, così spaesato e in trappola che il mio istinto, quello che solo loro riuscivano a stimolare, era sulla luna. Sapeva razionalmente di aver bisogno di cure e di medicine, ma era così terrorizzato da tutto quello che gli avevano fatto da non riuscire a pensare lucidamente.
Lo presi in braccio, spezzato da come si rintanava tremante nel mio petto, e iniziai, senza lasciarlo andare, a sistemare la macchina per l'aereosol.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora