Orgasmo pt 1 - IMPOSSIBLE

173 5 2
                                    

Cesare's POV

Mi sveglio frastornato nel cuore vivo e pulsante della notte. La sete è così accesa che se deglutisco mi brucia la gola e in più la vescica si fa sentire in modo fastidioso. Corro in bagno, mi lavo le mani, mi sciacquo la faccia con l'acqua gelata per riprendere contatto con il mondo, bevo e cerco a tentoni l'asciugamano.
Sospiro sereno fino a quando specchiandomi mi accorgo di avere gli occhi gonfi e un po' arrossati.
Ci metto un po' per ricordare il perché io sia preso così male ma poi in pochi secondi, come uno schiaffo ben piazzato, arriva l'immagine del loro abbraccio, del loro entrare dal portone preludio di nient'altro se non che della voglia di qualcosa di più profondo di un semplice contatto fisico...

Mi sento totalmente stravolto e svuotato.

Le onde di un mare agitato descrivono appieno la sensazione che provo. Iraconde e impetuose si scagliano l'una contro l'altra creando la più perfetta delle risacche che lascia dietro di sé, in un quieto sciabordio, numerose vittime. Allo stesso modo il pianto vorrebbe avanzare, vorrebbe ritirarsi per poi infrangersi ancora e colpire più violentemente dritto alle tempie e schizzare fuori dalle orbite. Ma non glielo permetto. Non stavolta.
Corro in camera, vorrei evitare di essere visto da chiunque, non saprei come spiegare il fatto che sembro uno straccio lasciato ad asciugare appallottolato.
Chiudo la porta e mi ributto sul letto alla vana ricerca di un po' di sonno.
Sofferente mi metto seduto a fissare l'immobilità della stanza.
Ci ho provato e riprovato a ricacciarle indietro ma alla fine un pianto rotto e straziato ha sfondato ogni barriera. Mi arrendo ed esplodo.

Non molte ore ora fa convivevo con i filmini di una delle notti più intense, mai vissute fin'ora.
Adesso devo sottostare al volere dei pensieri di qualcosa che non ho visto ma che non mi è difficile immaginare e decisamente non è piacevole.
Le vedo nitide di fronte a me le loro mani che si incastrano in una danza di corpi che fondendosi si uniscono, si aggrovigliano in modo così crudo, così selvaggio.
Abbraccio le ginocchia e ci poggio la testa per fermare i pensieri ma non si placano. Nulla può.
Le lacrime continuano la loro corsa e ad ogni immagine ne sgorgano di nuove. Cerco di fermarle, di asciugarle, ma non ci riesco. Non ce la faccio. Non voglio smettere.

Ora si starà rotolando tra le lenzuola con lei, la grande vincitrice di 'sto cazzo.
Lei che non guarda, vede. Lei che non sente, tocca; che non si riempie di lui, raschia la superficie.
Lei, lei, lei che lo ha in pugno e poi io che ho un pugno di mosche.
Immagino il suo corpo pallido e ricoperto di peli e tatuaggi che si avvia verso la sala e la invita caldamente a consumare un altro briciolo d'amore. Pff amore. Che idiozia.

Sono troppo agitato per dormire ancora. Mi alzo, Chewbe solleva il muso: "No Chubino, nanna ora, la pipí domani mattina!" Si riabbassa sbuffando e riprendendo il sonno nel giro di quindici secondi.
Apro il cassetto della scrivania e tiro fuori un pacchetto di sigarette e un accendino. Avevo smesso e poi ho ricominciato. Sono un coglione patentato ma in questo momento è l'unica cosa che mi dia reale conforto.
Accendo e aspiro una bella boccata, raggiungo la finestra e la spalanco dando il benvenuto al freddo pungente e bastardo che ottobre si porta sulla coda. Fuori è buio e s'intravedono a malapena i palazzi. Qualche fascio di luce dei lampioni qua e là illumina la strada ma non migliora la visibilità.
Espiro il fumo e mi siedo sul davanzale della finestra.
Maratone di pensieri corrono su di me, su di te...no! Su di te al massimo scorrono le goccioline del suo sudore.
Non riesco a placare questo tsunami di immagini che mi travolge e mi fa annegare. Ad ogni scorcio di loro il fiato si fa più corto.
Come la fitta nebbia si sta innalzando dai prati bolognesi in questa fredda mattinata, così avranno fatto, per tutta la notte, i fumi del loro piacere ubriacandoli, estasiandoli; facendoli perdere l'uno nella carne dell'altra.
Nelson avrà capito che non c'è niente di meglio che giacere tra le braccia di una donna, avrà pensato che quello che c'è stato tra noi è un qualcosa di artificioso.
Invece naturale lo è stato ogni fottuto gesto. Spontaneo lo è stato ogni maledetto sguardo complice, ogni dannato gioco di labbra, di lingua, di mani, il do ut des che il sesso ti può regalare. Anche quando non è solo sesso.

E ora cosa resta?

Restano le grida conclusive di una ragazza e un ragazzo appagati dal premio fisico e mentale che può portare un orgasmo.
Resta quell'intimità che si crea poco dopo. Quando, nell'amore sentito, quello cercato, quello voluto, un orgasmo è solo un qualcosa di effimero mentre la felicità permanente e tangibile è lì a portata di uno sfiorarsi di dita e può trasformarsi in un bacio, in una parola o in uno sguardo. E io l'ho provata.

E io sento teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora