Enoria posizionò con estrema delicatezza l'ossicino di fianco alla piccola scapola.
L'acre profumo della resina calda le fece storcere il naso. Con un ago ne raccolse una minuscola goccia e la inserì nel punto dove le ossa delle ali si toccavano.
La porta della sua stanza ruotò sui cardini e passi felpati fecero scricchiolare le assi del pavimento. Il profumo di mele caramellate si univa a un leggero afrore di sudore.
«Ciao, Dairo.» Enoria posizionò sul minuscolo braciere un altro pezzo di resina infilzato sullo spillo. «Non ti hanno insegnato a bussare?»
Suo cugino sbuffò. «Riuscirò a prenderti di sorpresa prima o poi?»
Le doghe del letto gemettero sotto il peso di Dairo. Senza voltarsi, Enoria prese un altro ossicino dal mucchietto. «Non fino a quando avrai il passo di un orco.»
Il respiro del piccolo elfo si fece più vicino. «Che stai facendo?»
Anche se non poteva vederlo, Enoria capì che Dairo stava osservando lo scheletro di pipistrello su cui lei stava lavorando.
«Credevo di essere l'unica bambina cieca del villaggio.» Posizionò uno degli ossi dell'ala. «Preparo le decorazioni per All Hallow's Eve, intelligentone.»
Dairo si alzò dal letto e allungò una mano verso uno degli scheletrini appesi alla finestra. «Certo che sei strana forte, eh.»
«Non toccare.»
«Gli altri bambini intagliano zucche o teschietti di stoffa.» l'elfetto sfiorò la decorazione con un dito, gli ossicini tintinnarono. «Solo tu potevi appendere dei cadaveri al muro.»
«Non sono cadaveri, ma scheletri.» Enoria sospirò. «Non hai nient'altro da fare?»
Dairo le si era avvicinato e di sicuro fissava il suo piano di lavoro. «Tsk, certo. Tra poco bruciano i primi fantocci e tua madre vuole che ti accompagni.»
Enoria fece correre le dita lungo la superficie ruvida dell'ennesimo ossicino. «Posso venire da sola.»
«Ho l'ordine di aspettarti.» il dito del cuginetto batté due volte sull'occhietto del pipistrello poggiato accanto al braciere. «Bleargh, cos'è sto schifo!»
La mano di Enoria scattò e colpì quella del cugino. «Ti ho detto di non toccare!»
Dairo ritirò la mano stizzito. «Ahio!»
Enoria si voltò e puntò le sue pupille bianche in direzione del cugino. «Aspettami fuori, dammi un minuto e vengo.»
Nonostante fossero cresciuti insieme, Enoria sapeva che quel suo sguardo cieco ancora lo metteva a disagio.
«Va bene, va bene. Ti aspetto fuori.» i passi della resa accompagnarono l'uscita di Dairo. «Non metterci una vita.»
Al tonfo della porta che veniva richiusa, Enoria rilassò le spalle. Le sue dita ripresero a delimitare il profilo lungo e sottile dell'ossicino.
Mmmh, non sono sicura se questa sia la seconda o la terza falange. Quello stupido mi ha distratta.
Tolse il pentolino con la resina dalla brace e gettò altri aghi secchi di pino tra i carboni. Il calore delle fiammelle le sfiorò il volto. Chiuse con delicatezza due dita intorno all'occhietto di pipistrello e lo gettò tra le fiamme. Il bulbo oculare sfrigolò e una sottile spira di fumo salì versò l'alto. Enoria chinò il capo sul braciere e lasciò che le esalazioni le avvolgessero gli occhi spalancati.
È buio ma posso vederci. La visuale non è ben definita, ma perfettamente chiara, avvolta da un alone grigio lucente, come fantasmi che fuoriescono da quello che mi circonda. Tutto si muove freneticamente intorno a me, un caleidoscopio di rocce, guano, stalattiti e altri miei simili. Evito quelli appesi a testa in giù, sguscio tra quelli che mi volano incontro e sono fuori. Una nube di cibo vortica intorno al riflesso della luna su uno specchio d'acqua. Mi lancio, spalanco la bocca e qualcosa di duro mi colpisce il fianco. Non controllo più le ali. Le vedo puntare verso il cielo mentre il suolo mi si avvicina. Veloce. Sempre più veloce. Attraverso la membrana che unisce le mie lunghe dita posso quasi vedere il cerchio dell'astro luminoso nel cielo. Poi l'impatto. Buio.
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FantasyEnoria è una piccola elfa priva della vista; come ogni anno, sarà costretta a trascorrere la notte di Halloween ascoltando le "terrificanti" storie dei suoi amici, ma un incontro inaspettato le farà capire come la realtà supera di gran lunga anche l...