Notte fonda, cielo nero, neanche una stella ad illuminare il viaggio che da circa un'ora stavo percorrendo. Era tutto cominciato per uno strano scherzo del destino.
Destino beffardo il mio, cominciato da quando avevo circa vent'anni. L'unica cosa che speravo all'epoca era di fare l'usciere, come mi diceva mia madre tutte le sere. E invece ero finito a chiudere buste per venticinque anni in un ufficio sotto le scale di un palazzo poco fuori dalla periferia, e a forza di fare seduto mi era pure cresciuta la pancia. L'unica mia soddisfazione, perché almeno mi dava un'aria da signore, se così poteva definirsi uno come me, un travèt senza arte né parte.
E il destino aveva continuato così per anni. Fino ad un'ora fa, quando tornato al parcheggio alla fine di una pesante giornata lavorativa con straordinario, avevo trovato un biglietto attaccato al tergicristallo della mia Fiat Uno a tre porte. Un cimelio di famiglia, un trabiccolo che avrebbe fatto andare di matto orde di ecologisti se l'avessero visto passare per le vie di Torino.
Un biglietto strano, un biglietto color platino a scritte nere. Forse era qualche strana trovata pubblicitaria, qualche strano slogan scritto apposta per farsi vedere come un prodotto che ti sta vicino, come un amico, come se fosse fatto apposta per te. Avrei potuto scartarlo, se non fosse stato per due piccoli dettagli.
Sei stanco della solita vita? Diceva. Certo che ero stanco della mia solita vita! Sei stanco del grigiore della città? Continuava. Certo che ero stanco del grigiore della città! Allora vieni a questo indirizzo, ragionier Rossi Gervaso, e forse troverai quello che cerchi.
Quelli furono i dettagli che mi impedirono di buttarlo. Come facevano a sapere il mio nome? Inizialmente ipotizzai che si trattasse di una trovata da qualche social, che tutto sanno di te, incluso il numero di targa della tua macchina, ma fu il secondo dettaglio quello che fece crollare la prima ipotesi. Quell'indirizzo erano dei capannoni abbandonati che si trovavano in una zona periferica al di fuori di un'uscita dell'autostrada.
Nessuna azienda, per quanto potesse avere strane trovate pubblicitarie, si sarebbe mai fatta pubblicità in una serie di capannoni abbandonati da più di quarant'anni. Eppure in un modo o nell'altro avevano saputo il mio nome, quindi non potevano essere dei barboni o qualcosa del genere.
Ad una persona normale, questa cosa avrebbe fatto suonare un campanello d'allarme, ma non a me. Era stata una scelta difficile, ma alla fine avevo tenuto conto di molti fattori, tra cui il fantomatico tasso di felicità, fiore all'occhiello di molte riviste di gossip, e la possibilità che oltre quei capannoni si potesse nascondere la pignatta d'oro. Una persona normale avrebbe detto di lasciar perdere e tornare dai propri cari e alla vita di tutti i giorni, ma ditemi, ha senso non rischiare quando fai un lavoro che odi? Ha senso non rischiare quando hai una donna che ami, ma che ti odia, e due figli che odiano entrambi? Ah, che graziosa famigliuola italiana piccolo borghese! Ovvio che scelsi di librare nel cielo il mio spirito di curiosità dopo tanti anni che gli avevo tarpato le ali! E tra pochi chilometri quella curiosità sarebbe stata soddisfatta.
Le ultime luci della galleria passarono davanti ai miei occhi, così come lo svincolo dell'autostrada. I capannoni giacevano lontani in mezzo al campo, raggiungibili tramite una stradina. Entrai dentro, facendo attenzione a non andar troppo veloce. Un nuvolone di polvere si sollevò da dietro la macchina, ma questo non mi impedì di proseguire, nemmeno quanto l'autostrada cominciò a diventare piccolissima, così come ogni mia possibilità di chiedere aiuto nel caso la situazione dovesse andar male.
Una decina di minuti di corsa e finalmente arrivai nei pressi dei capannoni. Preso da un improvviso attacco d'ansia cercai di tranquillizzarmi, ma per sicurezza decisi di chiudere le porte dall'interno. Respirando a ritmo lento attesi l'arrivo di qualcuno. Non sarei di certo andato di mia sponte dentro ad uno di quei mostri in lamiera!
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L'automobile dei sogni
Short StoryA volte, nei momenti in cui tutto sembra ormai perduto, nei momenti in cui la vita scorre lenta e piatta, essa ti dà una seconda possibilità. Questo è ciò che succederà a Rossi Gervaso, un semplice impiegato di un ufficio sgangherato. Un uomo senza...