Capitolo 41-Jess

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Mentre continuo a correre verso la mia auto mi chiedo perché lo sto facendo. Mi fermo, di colpo. Piove, i tacchi iniziano a darmi fastidio, sento come due chiodi sotto i piedi. Mi chino per toglierli e inizio a portarli in una mano mentre riprendo a camminare, adesso più velocemente. In pochi secondi divento fradicia. Vorrei tornare indietro, andare da lui e urlargli contro per poi finire per abbracciarlo. Per baciarlo. Ma quello che il mio corpo fa è continuare a camminare. Il mio corpo, perché il mio cuore è ancora dentro quel locale.
Sono tante le cose che vorrei dirgli, ma sono sicura che starei in silenzio. Mi basterebbe contemplarlo, perdermi in lui. Il mio stomaco continua ad essere sottosopra, con dei crampi continui che mi fanno piegare quasi in due. A volte vorrei non provare tutte queste sensazioni, mi sentirei più libera.
Arrivo alla portiera della mia auto quando sento dei passi veloci dietro di me, come se qualcuno stesse correndo. "Jess! Aspetta!". E succede così, di colpo il mondo intero si ferma. È lui, è la sua voce. Non appena mi giro realizzo che Chris è qui, proprio di fronte a me. Ha il papillon sganciato e anche lui è completamente fradicio. Continua ad osservarmi senza dire una parola. Siamo a pochi centimetri ma riesco a sentire l'adrenalina tra di noi come qualcosa che mi travolge. Non credo di riuscire più a reggermi in piedi, lascio cadere le scarpe sull'asfalto e resto così, immobile, poggiata sulla portiera della mia auto con la paura di vacillare da un momento. Mentre lo guardo ricordo la nostra ultima discussione, esattamente come se stesse succedendo proprio adesso, proprio qui dopo tutto questo tempo. Vorrei urlargli contro, gridargli perché è andato via in quel modo, lontano da me. E fa male, fa così maledettamente male. Vorrei sapere che cosa ho sbagliato, che cosa ho sbagliato davvero. Ma, invece, quello che faccio è restare in silenzio. Le parole mi restano in gola, il mio cuore grida e tutto il resto tace.
"Aspetta, ti prego, non andare".
"Perché sei qui?".
"Dammi l'opportunità di spiegarti...".
"Spiegarmi?! Davvero Chris?!".
"Jess...".
"Spiegarmi cosa?! Spiegarmi perché hai deciso di scomparire nel nulla?! Eh?! O... Perché sei sempre tu a scegliere quando diavolo mandarmi all'inferno?".
"Posso spiegarti tutto! Posso spiegarti ogni singola cosa! Devi solo darmi la possibilità di farlo".
"Va via Chris! Stavolta sono io a mandarti al diavolo!".
Non appena mi giro per aprire la portiera della mia auto, con una mano la richiude impedendomi di salire. E restiamo così, per un tempo indefinito. Lui con una mano sullo sportello ed io come intrappolata tra le sue braccia. Resta dietro di me, sento premere sulla mia schiena il suo corpo bagnato esattamente come il mio. Sento il calore del suo sospiro sul mio orecchio, "Non andare", mi sussurra.
Mi giro ed inizio a spingerlo, con tutte le mie forze, più forte, sempre più forte. Nella mia vita credo di non essere mai stata in grado di fare una cosa simile, di non aver mai avuto una forza del genere. Mentre lo guardo mi chiedo che cosa sto facendo e perché lo sto facendo visto che una parte di me vorrebbe solamente perdersi tra le sue braccia. Ma continuo ad allontanarlo da me. Devo farlo.
"Jess! Fermati!". Chris continua ad indietreggiare senza mettere resistenza, come se gli stesse bene, come se anche lui pensasse di meritarlo.
"Perché? Perché dovrei farlo eh?! Tu mi hai lasciata! Come hanno sempre fatto tutti! Come mia madre, come mio padre... Come tutti! Senza nemmeno chiederti se tutto questo mi avrebbe fatto del male! Hai deciso di scappare via, come se non ti fosse mai importato niente di me! Perché in fondo è così vero? A te non è mai importato di me! E, ora, vieni qui e ti aspetti che io ti lasci parlare... Ho cercato e provato ad ascoltarti, a farti capire che potevi fidarti di me! E tu... Tu hai semplicemente deciso di mollare! Perché è quello che hai sempre fatto Chris! Mollare! E adesso... Hai mollato me". Indietreggio fino a quando il mio corpo non viene fermato nuovamente dalla mia auto e cerco di riprendere fiato, mi sento come se fossi stata in apnea per fin troppo tempo. Poggio le mani sulle ginocchia, credo proprio di non farcela.
Chris si avvicina, vedo le sue gambe venire verso di me. Con una mano mi solleva il viso e mi ritrovo faccia a faccia con lui. Dio... Il suo profumo... E' come se adesso nel mondo ci fosse solamente questo, lui ed il suo profumo. Non appena incrocio i suoi occhi crollo. Crollo terribilmente dopo così tanto tempo che mi sento quasi di liberarmi ad ogni lacrima. Piango, così forte che non mi importa che lui mi veda così, in questo stato che in altri contesti farebbe pena persino a me stessa.
"Ti amo".
Quelle due parole. Quelle due parole... Che cosa ho appena sentito? Che cosa ha appena detto?
"Ti amo Jess. Avrei dovuto dirtelo prima ma sono stato un codardo, hai ragione. Ho preferito vivere nell'ombra per fin troppo tempo, ho scelto di non avere un'identità in questo mondo, di non prendermi quello che mi spettava davvero. Forse, perché mi faceva più comodo essere uno sconosciuto agli occhi del mondo intero. Non era poi così male, gli altri non si aspettavano mai nulla da me né io da loro. Ma da quando sei arrivata tu... Beh, tutto è cambiato. E' come se il mio modo di vedere il mondo fosse cambiato. Tu... Solamente tu Jess mi hai fatto andare oltre. Oltre ogni debolezza. Oltre ogni cosa. Semplicemente perché tu hai il potere di portarmi oltre ogni cazzo di paura che ho da quando avevo undici anni. Solamente tu". Una lacrima si mischia alle gocce di pioggia che picchiettano sul suo viso. Chris sta piangendo qui, adesso e davanti a me. È come se si fosse appena spogliato di quella facciata dura e forte, l'unica che mi ha sempre voluto mostrare. Ma adesso ne ho la conferma... Chris è fragile, è fragile esattamente come me. Si avvicina lentamente, quasi esitando per paura del mio ennesimo rifiuto. Ma non posso, non ci riesco, l'unica cosa che riesco a fare adesso è lasciarmi andare a lui. Poggia una mano sul mio viso, le sue dita accarezzano la mia guancia. A quel tocco rabbrividisco, ovunque nel mio corpo. Mi bacia, con tutta quella foga che racchiude la mancanza che abbiamo provato l'uno per l'altro nell'ultimo mese. Cerco di stare al suo stesso ritmo ma, a tratti, sembra quasi sopraffarmi. La sua lingua entra più volte nella mia bocca, la mia cerca di stare al suo passo. Mi è mancato, solo Dio sa quanto mi è mancato.
"Portami a casa...", non appena riprendo fiato sono le uniche parole che riesco a dire.

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