Portò la mano destra al centro del petto, chiudendola in un pugno stretto contro il morbido tessuto del cappotto. Nonostante fosse arrivata sul posto in perfetto orario, guidando la propria auto e non correndo a perdifiato, Jieun cercò di non dare troppo peso al battito così accelerato del suo cuore impazzito. Si prese ancora qualche secondo di tempo per inalare tutta l'aria che i suoi polmoni fossero stati in grado di contenere per poi estrarre il proprio telefono da una delle due grandi tasche del suo cappotto e ricontrollare l'ora. Fu solo così che, dopo aver preso l'ennesimo, profondo respiro, Jieun decise di sollevare il proprio sguardo che, fino a pochi istanti prima, era rimasto fisso ad osservare la punta di un paio di stivali in pelle.
Guardando quel corridoio buio e in discesa, la giovane detective si era ritrovata a chiedersi quante volte aveva percorso quella rampa di scale, quante volte era scesa e poi risalita in superficie muovendosi su e giù lungo quei gradini che, quella sera, le erano sembrati meno di quanti riuscisse a ricordare. Su quelle scale si erano abbattuti la pioggia, il sole, e poi il vento e l'umidità tipica delle giornate estive. Lungo quella rampa Jieun si era ritrovata a piangere e ridere, si era disperata più e più volte, morsa le labbra e poi scosso il capo tendendo la propria testa tra le mani, risalendo in superficie solo per poter dare massimo sfogo i suoi sentimenti, fossero stati di gioia o di dolore. Di qualunque forma fosse stato il suo umore, il richiamo di quel posto aveva avuto sempre avuto la meglio su di lei.
Anche quella sera non era poi così diversa dalle altre. La porta illuminata con quell'indelebile scritta a neon 'Black Ink' metteva in risalto il colorito delle sue gote e quel lucidalabbra rosa che aveva scelto di mettere per l'occasione. Sapeva di non dover per forza bussare per farsi largo in quell'ampio locale dalle luci soffuse, ma Jieun lo fece ugualmente, come se in qualche modo avesse voluto annunciare il proprio arrivo con un gesto di buona educazione e di rispetto verso quel locale che l'aveva sempre ospitata con la sua atmosfera accogliente e quasi familiare.
Non si aspettava certo che Jungkook l'avrebbe accolta andandole incontro con uno splendido mazzo di rose rosse o sollevandola da terra solo per poter accorciare il prima possibile la distanza tra le loro labbra, ma ciò che la giovane detective vide di fronte a sé una volta dopo essersi chiusa la porta del Black Ink alle spalle fu sufficiente per farle scivolare la piccola borsa dalla spalla e ingoiare tutta la saliva che fino ad ora le si era formata tra il palato e la lingua.
Quel pacchetto, quella marca, quelle sigarette. Il fumo che inebriava la stanza e le nuvole grigie che si creavano ad ogni boccata e si dissolvevano dopo pochi istanti ricordavano a Jieun di che colore fossero diventate le sue giornate dopo che Jungkook aveva deciso di percorrere una strada che lei non avrebbe mai potuto intraprendere, un cammino tortuoso che esulava da qualsiasi concezione di giustizia le fosse stata insegnata nel corso dei suoi 26 anni di vita. Giornate grigie e monotone, esattamente come i grattacieli di quell'immensa città, come i volti indifferenti di cittadini all'apparenza insospettabili, come un'acuta e stridula voce che di tanto in tanto ancora rimbombava nella tua testa ordinandole di agire nel modo migliore, nel modo più giusto.
— Jungkook? —
Sarebbe rimasta per ore ad osservarlo fumare perso nei suoi pensieri, la mano destra piena di scritte e tatuaggi ferma e in tensione sotto il profilo ben delineato del suo mento. Tra l'indice e il medio della mano destra il proprietario di quel lussuoso negozio di tatuaggi stringeva un sottile cilindro di nicotina - la causa di tutto quel fumo -, lo sguardo perso ad osservare qualcosa che lei non era ancora riuscita a vedere, o forse mai riuscita a comprendere. Sul tavolo vi era anche una pistola dal profilo scintillante almeno tanto quanto il posacenere di cristallo posto accanto ad essa. Jieun cercò di non scomporsi più del dovuto di fronte a quell'immagine e decise comunque di provare a richiamare la sua attenzione, ricredendosi solo un esatto istante più tardi quando vide il ragazzo trasalire a quel dolce richiamo. Proprio come se, invece di essere felice di vederla lì, nei suoi occhi vi fosse stato dipinto solo terrore.
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BLACK INK [BTS]
Fanfiction«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me» © bridgetvonblanche