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Quando mi rendo conto del cielo scuro lo osservo con attenzione, cercando di capire se mi piaccia o meno. Insomma, il cielo è sempre bello, anche quando temporali e tuoni ti scombussolano tutto; ma il cielo coperto di nuvole grigie che fanno male alla vista non sembra neanche cielo, ti lascia con l'amaro in bocca.
Non mi piace, ma continuo a fissarlo. Ricorda qualcosa di profondo, che nessuno capisce. Qualcosa di strano che non riesco a comprendere. Più lo fisso e più lo odio, perché mi ricorda me.

Il giallo è il mio colore preferito, fa venire in mente i raggi caldi del sole e mi dona tranquillità, un senso di pace temporanea.
Però devo ammettere che non tutte le tonalità di giallo son belle. Per esempio il giallo che vedo in quello strano quadro chiamato specchio lo odio.
Cosa ci fa qualcosa di così vivo ma allo stesso tempo spento sul volto grigio di chi non sa come vivere?
Forse è un bene, non fa sembrare quel viso appartenere a un fantasma troppo poco invisibile.

Sono sempre stato convinto di quello che penso, per questo quando mi dissero per la prima e unica volta che avevo dei bei occhi non ci credetti e feci finta di non darci peso.
Ci ho pensato tutta la notte.
Non sono mai stato convinto di quello che dicevo, è sempre sembrato tutto finto nonostante fosse reale.

Ricordo troppo bene il periodo in cui pian piano vidi tutto cambiare.
Non ricordo affatto il giorno in cui tutto cambiò.

Il presente era troppo opaco. Non facevo altro che confondermi e non sapevo dove andare, cosa fare.
D'improvviso, o forse lentamente, non ero più convinto di quello che pensavo. I pensieri si accumulavano e sovrastavano, il contraddittorio sembrava sbagliato e giusto allo stesso tempo, la realtà era così finta.
In quella confusione feci l'errore più grande: fidarmi di me.

Quando la testa non era in grado di pensare, affidai quel poco che avevo ai fatti.
Le mie azioni diventarono il mio modo di esprimermi.
Ero convinto di quello che facevo.

Un giorno una leggera luce coprì il cielo scuro. La nebbia passò.
Un lampo mi schiarì le idee per una frazione di secondo e ciò che vidi mi terrorizzò.
Sono stato uno stupido, come potevano le mie azioni esprimere me stesso quando non sapevo cosa esprimere?
Non sapevo chi ero, non l'avevo mai saputo, ma speravo di scoprirlo facendo i peggiori degli sbagli.

Un mondo a cui non interessavo a cosa mi serviva?
Non ho mai capito che importanza abbia la vita, per questo affidavo tutto alle piccole cose. Gli sguardi, i tocchi, i saluti, i sorrisi, le parole, sono state tutto quello che ho sempre cercato, solo questo era sufficiente. Vivevo per creare ricordi.

Senza persone accanto, che ricordi si possono creare?

Una parola bastava, una sola speranza. E quando la ricevetti, la utilizzai per andare avanti.

Avevo di nuovo qualcosa a cui aggrapparmi e potevo continuare a provare la vita.
Ripulii le mani dall'odio causato dalla paura per non rischiare di macchiare tutto di nuovo.
I pensieri degli altri continuavano a starmi stretti.

Mi sono sempre preoccupato per gli altri, poi mi resi conto che nessuno lo faceva per me e iniziai a farlo io per riparare ai loro errori. Ma dovevo nuovamente mettere da parte l'egoismo e la cosa mi faceva paura.
Se tutto quello si fosse rivelato inutile?

Non potevo fallire, distruggere le piccole aspettative rinchiuse nelle teste delle persone.
Non posso fallire, mandare all'aria tutto.

Voglio imparare a vivere.

Mi dispiace, questo è un pensiero così ingiusto.
Dopo tutto quello che ho fatto, non sono ancora convinto di meritare quello che mi è stato dato.

A farlo però sei stato proprio tu Baji, non posso deluderti. L'ho già fatto troppo spesso, ti prometto che non manderò tutto all'aria questa volta.
Se un giorno perderò le speranze, le ritroverò per te.

Perché questa non è la mia vita, questa è la tua.

scelte sbagliate - kazutoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora