Appena misi piede sulla scalinata ebbi un grande impulso di girarmi nella direzione del riccio, per aver un maggiore stimolo ad andare avanti, ma non lo feci, sarebbe sicuramente stato più difficile salire sull'aereo.
Soprattutto dato che avrei avuto lo stimolo di tornare indietro e non salire su questo maledettissimo aereo, che mi avrebbe portata solo in un posto, il quale stavo provando a dimenticare più di ogni altra cosa, sicuramente mi avrebbe riaperto tutte le cicatrici, che si stavano cercando di cucire da svariato tempo.
Però anche con le migliori intenzioni, spesso la distanza e il tempo non riescono sempre a ricucire tutte le cicatrici.
Specialmente non le mie, sono troppo profonde da poter essere ricucite.
Nessun chirurgo ha delle mani così perfette e precise o un esperienza tale, da poter anche lontanamente pensare di riuscire in un simile , a mio parere disperato.
Provai con tutta me stessa ad ignorare la sensazione di vuoto nel petto che mi invase quando mi allontanai dalle sue braccia, sentendo ancora il suo confortevole profumo addosso.
Appena mi sedetti al mio posto, tirai un sospiro sperando di far uscire anche la mia persistente sensazione di angoscia.
Naturalmente fu un vano tentativo e cercai di allentarla in altri modi più convenienti.
Smorzai la tensione, facendo quello che più mi rilassava in aereo, anche quando ero più piccola e spaventata, aprii il portatile e mi misi a riguardare la mia serie preferita, ovvero friends.
L'ora passò fin troppo rapidamente e la consapevolezza che fra pochissimo sarei arrivata all'aeroporto si impadronì di me e la sensazione di vuoto che provai a Londra era sempre più forte.
Mia madre mi sarebbe venuta a prendere, con mia grande gioia.
Tirai lentamente giù i bagagli, come se mi potessero dare più tempo in più, trascinandoli controvoglia attraverso gli stretti corridoi dell'aereo ormai fermo e colmo di gente che facevano la medesima cosa, tuttavia al contrario di me sembravano contenti di andarsene.Trovarmi di nuovo nell'aeroporto italiano mi procurò diverse emozioni, sia positive sia negative.
Fu bello ritrovarmi circondata da persone che parlavano la mia stessa lingua madre, fu un vero sollievo.
Una piccola parte di me si sentì tornata a casa, mentre l'altra stava già cercando una via di fuga, qualsiasi sarebbe andata bene e non avrei manco potuto chiamare Aurora dato ciò che è successo.
Di mia madre nella hall non c'era la benché minima traccia, così pensai fosse meglio continuare la ricerca fuori, dove molto più probabilmente l'avrei trovata.
Non le sono mai piaciuti gli aeroporti o i posti così affollati di persone di tutti i tipi, lei preferiva circondarsi di persone noiosamente simili a lei.
Io al contrario li ho sempre amati, mi trasmettevano una sensazione di libertà, quand'ero piccola pensavo di voler fare una hostess, amavo tutto ciò che riguardava quella libertà, la quale mi avrebbe portata ovunque.
Però i miei genitori mi buttavano perennemente giù quando gliene parlavo, spingendomi invece in un'altra direzione, ovvero quella del chirurgo.
Io non gliel'avrei mai permesso di decidere sul mio futuro così al liceo iniziai molti corsi, sperimentando in modo superficiale vari mestieri, quando infine mi iscrissi alla classe di economia.
Diversamente dalle mie compagne di classe, le quali odiavano le materie scientifiche, io le amavo come le altre materie d'altronde.
Erano materie con delle regole ben definite e dopo averle capite per bene non si doveva fare molto altro.
Materie che alla fine vengono capite solo se si aziona il cervello e si ragiona, cosa che non fanno in molti da quanto si può vedere.I miei pensieri vennero interrotti quando ad un tratto intravidi una bellissima, impeccabile e lucente Audi rossa o almeno lo era fuori.
All'interno, oltre i vetri oscurati si intravedeva mia madre con i suoi amatissimi lunghi capelli lisci e biondi.
Raccolsi tutta la calma e il coraggio che avevo in corpo, per poter continuare a proseguire verso la sua macchina e affrontare l'inevitabile viaggio con lei, ancora una volta.
Non mi notò subito, era troppo impegnata ad aggiustare il suo trucco già impeccabile, come se fosse un ossessione.
Non ne fui sorpresa, è un gesto meccanico che faceva sempre, fin da quando io e mia sorella eravamo piccole, quelle rare volte in cui ci accompagnava a scuola o in qualsiasi altro luogo.
Rischiò più volte di fare incidenti, ma si giustificava come se fosse la cosa più ovvia al mondo dicendo che "l'apparenza è tutto e non la si vede sottovalutare, le persone notano solo quella e non gliene frega niente di chi siamo noi veramente. Quello passa in secondo piano o non viene manco notato. A nessuno interessa la bellezza dell'anima, anche se lo dicono in continuazione. Quelli sono solo dei moralisti ricordatelo."
Questa fu probabilmente l'unica cosa buona che mi insegnò nell'arco di tempo che passammo insieme.
La mia dolce sorellina assimilò il concetto in modo al quanto approssimativo, senza fare caso al vero messaggio di ciò che voleva dire o almeno quello che capì io.
Senza che se ne accorgesse aprii lo sportello della macchina, facendola voltare con il sorriso più tirato che avessi mai visto, quando si accorse chi ero si ammorbidì di colpo.
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𝐓𝐨𝐱𝐢𝐜 𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐫 𝐍𝐨𝐭 [𝐇.𝐒.]
أدب نسائيEmma Borghese è una ragazza Italiana. Ha un carattere molto forte, è estroversa ma non si lega facilmente alle persone. Frequenta l'ultimo anno alla Cambridge University e in questi anni ha conosciuto la sua migliore amica Aurora e il suo migliore a...