A safe place

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In passato Jungkook, era stato uno di quei ragazzi un po' spavaldi e spigliati nelle relazioni interpersonali: infatti ovunque girasse riusciva facilmente a fare amicizia ed era sempre circondato da una quindicina di ragazzi e ragazze.
Inoltre, era molto conosciuto per via della sua voce incredibile e la rock band tirata su insieme al suo migliore amico e amante occasionale, Jihoon.

Di lui, si poteva dire che la vita gli aveva sorriso fino al giorno di quel terribile evento e da lì, nulla fu come prima.

A qualche settimana di distanza dall'accaduto, cominciò a nutrire i primi dubbi sulla sua incolumità ed iniziò ad uscire sempre meno dalla sua stanza: unico luogo che considerava veramente sicuro.
Progressivamente, smise di parlare allontanando amici e familiari ponendo fra sé e loro un muro invalicabile di silenzio.

Lentamente passò un anno: il dolore dell'enorme perdita era tutto fuorché un lontano ricordo.
I genitori del ragazzo ormai disperati decisero di trasferirsi, pensando che probabilmente cambiando città molti problemi si sarebbero risolti.

Ma Jungkook, continuò a non uscire nemmeno dalla sua nuova stanza e mai nessuno riuscì a sentir anche solo pronunciare una parola da lui.

《Jungkooook!! É tua madre che ti parla!!》
Urlò una mattina la donna dall'altro capo della porta.

Il ragazzo com'era solito fare non rispose, ma si avvicinò per ascoltare cos'avesse da dirgli.

《 Non abbiamo trovato nessun insegnante privato disposto a provvedere alla tua educazione, ragion per cui da domani uscirai da quella porta e andrai a scuola.》
Continuò con una punta di soddisfazione: in realtà era semplicemente stufa di veder il proprio figlio buttarsi via così e, si sentiva in dovere di fare qualcosa per provare a donargli un briciolo di normalità.

Emise un colpetto sulla porta della propria camera per farle comprendere che aveva sentito poi, si trascinò verso la sedia vicino alla finestra che dava sulla strada: era così che passava le sue giornate.

❝Non sono pronto a ricominciare.❞ Pensò il ragazzo volgendo uno sguardo assente all'esterno.

Non amava affatto l'idea di dover uscire, ma sapeva che prima o poi sarebbe successo; anzi ne era terrorizzato.

Emise un lungo sospiro poi, volse lo sguardo verso lo specchio e fissò a lungo il suo riflesso non riconoscendosi affatto: quel ragazzo pallido, smilzo e dai lunghi capelli corvini scompigliati non era di certo lui; ricordava il suo aspetto in modo del tutto differente.

Non c'era nulla di giusto in quello che vedeva, era tutto così fuori posto: le sue guance non erano più paffute, aveva perso ogni tratto infantile.
Due grosse occhiaie violacee gli contornavano gli occhi in modo marcato, quasi come a voler rimarcare quel colorito malsano.

❝ Posso far invidia ad L di Death Note con queste occhiaie.❞
Pensò Jungkook, una volta notato quanto fossero profonde ricordando la sconvolgente somiglianza con quel personaggio; solo che lui il sonno lo aveva perso per ben altri motivi e non riusciva più a dormire regolarmente.

I capelli un tempo ben curati, adesso ricadevano sulle spalle in una piega mossa disordinata.

❝ Questo non posso essere io.❞
Pensò nuovamente, scuotendo la testa sconvolto.

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