Serata di scintille

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Capitolo 16

io: allora amo? Come sto?
chiesi a Giorgia nel mentre mi toccavo nervosamente i capelli davanti allo specchio.

Quel giorno era il giorno della cena con la squadra.

Gio: stupenda
disse dietro di me smettendo di sistemarmi il vestito ed i capelli.

Sentendo le sue parole le mie labbra si incurvarono in un sorriso.

Menomale che c'era lei.

Quello stesso pomeriggio io e Giorgia eravamo andate a comprarmi un vestito per l'occasione: un tubino blu drapeggiato con orlo a tulipano e schienale incrociato.

Era magnifico quell'abito: mi calzava perfettamente mettendo in risalto le mie forme raffinate.

Lo abbinai con una camicia bianca sbottonata e degli stivali bianchi, prestati da Giorgia, che arrivavano all'altezza del ginocchio.

Per quanto riguarda il trucco, mi truccai leggermente più del solito ma sempre rimanendo nei miei standard; i capelli invece li lasciai sciolti come sempre.

Gio: quanto sei bella
disse sull'uscio della porta di casa con un leggero sorriso.

Quanto potevo amare quella ragazza.

io: mai quanto te
dissi poggiandole le mani sulle spalle e lei sorrise
Gio: dai vai che sennò fai tardi
io: ne sarei capace
dissi ridacchiando e dopo le diedi un bacio sulla guancia ed un abbraccio, per poi uscire di casa.

[...]

Arrivai alla Continassa, il centro sportivo della squadra, e, non prima di aver fatto un respiro profondo, mi avviai verso l'ingresso.

"Salve, lei è?"
mi domandò uno dei due bodyguard
io: sono Diana Funaro
a questo punto l'uomo si mise a controllare una lista
"potrei avere un documento per favore?"
mi chiese l'uomo ed io non esitai a mostrarglielo
"prego"
mi disse spostandosi dall'entrata ed io, sorridendo, entrai all'interno del grande centro, in cui in realtà non ero mai stata prima.

Ormai dentro, con un po' d'ansia, chiesi aiuto a vari uomini dello staff per farmi dire dove si trovasse la mensa e uno di loro mi ci accompagnò.

Prima di entrare decisi di fare qualche respiro profondo per calmare l'agitazione.

La mia agitazione ha un nome e un cognome

Entrai nella sala ritrovandomi davanti un lungo tavolo.

La sala era molto professionale e i colori predominanti, ovviamente, erano il bianco e il nero e le pareti erano tappezzate da molte foto della Juve, dalla sua fondazione, nel 1897, ad oggi.

Cominciai con lo sguardo a guardarmi intorno abbastanza incuriosita, quando i miei occhi caddero su Paulo.

Era infondo alla sala insieme ad alcuni suoi compagni di squadra, vestito con giacca e cravatta e con in mano un bicchiere di vino.

Aveva anche un orologio al polso destro che metteva in risalto le vene sporgenti della sua mano.

Era davvero bello quella sera.

Paulo.
io: quindi dicevi? Oi Fede.. Fede
dissi scuotendogli una mano davanti al viso, ma lui non mi diede risposta.

Era impegnato a guardare qualcosa davanti a lui, così mi limitai a fare lo stesso.

Spalancai gli occhi.

Ovunque con te || Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora