Soul Love

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New love, a boy and girl are talking
New words, that only they can share in

*

Savino mangiò il pranzo di corsa per uscire il prima possibile ma, subito dopo aver ingerito l'ultimo boccone, si rese conto di versare in uno stato pietoso: non faceva la doccia da due giorni, i suoi capelli andavano in direzioni casuali e si era vestito con le prime cose che aveva trovato in giro per la camera.

Si precipitò in bagno e, sotto il getto d'acqua calda, meditò su cosa dire a Rebecca una volta che fossero stati faccia a faccia. Avrebbe dovuto rendere subito esplicito che non la vedeva più come un'amica? Provarci con lei, e lasciarla rispondere al suo corteggiamento? Avrebbe dovuto dichiararsi? Oppure sondare la recettività di Rebecca e poi, eventualmente, baciarla senza perdere tempo in chiacchiere?

Si strofinò i capelli in un mare di schiuma. Non era da lui arrovellarsi su quei dilemmi. Con le ragazze, come con tutto il resto, era abituato a seguire l'istinto (Rebecca avrebbe detto che era avventato, testa calda, pensava alle cose due ore dopo averle fatte, eccetera). Quando si era scoperto interessato ad Alessandra, era stato lui a chiederle un appuntamento: quell'appuntamento saltato per il lockdown, che ormai non rimpiangeva più. Era stato lui a prendere l'iniziativa con quel paio di ragazze che aveva baciato: una in terza media, una durante le vacanze estive dell'anno prima.

Non che potesse vantare grandi esperienze, questo era chiaro: il tempo più lungo che aveva trascorso "insieme" a qualcuna era stato di un mese, anche se ciò bastava a renderlo una specie di celebrità fra i suoi coetanei che frequentavano La Città Perduta. Il giocatore medio di Magic aveva poca dimestichezza con le ragazze, questo era un dato di fatto.

Savino chiuse l'acqua e si avvolse nell'accappatoio. Ovvio che non potesse affidarsi al solito istinto per decidere cosa fare: ciò che provava per Rebecca era del tutto nuovo, inedito e sbalorditivo. Quel sentimento così intenso non aveva niente a che fare con le cotte delle scuole medie, o i baci che aveva dato impulsivamente, o l'attrazione che aveva provato per Alessandra, o i pensieri non proprio casti che aveva dedicato ad Alice Pagani dopo essersi sparato una dietro l'altra entrambe le stagioni di Baby.

Era innamorato, innamorato per davvero.

Dopo aver asciugato la capigliatura troppo lunga, Savino andò in camera sua. Scelse i vestiti con più attenzione del solito: non era sicuro che Rebecca si curasse degli abiti che gli vedeva indossare, ma, nel dubbio, preferiva fare bella figura. Sistemò i capelli, scompigliandoli in maniera studiata, come faceva di solito. Aveva bisogno di un barbiere, ma era meglio non farci troppo affidamento: la quarantena sembrava ancora lontana dalla fine.

Si rimirò nello specchio un'ultima volta, giudicò di essere presentabile, forse perfino attraente, e corse all'ingresso.

"Esco!" gridò, senza rivolgersi a nessuno in particolare e sperando di riuscire a eclissarsi prima di dover offrire spiegazioni.

"Savi, dove vai?" giunse subito la voce di papà, dal soggiorno. Accidenti. "Quando torni?"

"Sto qua sotto, come al solito," ribatté, irritato e con un piede già fuori dalla porta. "Dove vuoi che vado? Torno più tardi."

La figura imponente della sua genitrice, forse evocata dal congiuntivo storpiato, emerse dalla stanza nella quale aveva installato il suo laptop. Aveva le lenti in bilico sul naso e gli occhi rossi per il troppo tempo passato davanti allo schermo: Savino immaginò che stesse preparando le lezioni per il ritorno a scuola dei suoi malcapitati studenti.

Sua madre era il tipo di insegnante che ci si augura di non avere mai.

"Più tardi vuol dire a cena?" domandò, incrociando le braccia e scrutando dall'alto della sua torre autoritaria. "Ma stai facendo qualcosa, oltre a stare in cortile? Tipo studiare?"

Una playlist per la fine del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora