45. Come un proiettile che lascia il segno

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Domattina Scott ed io partiremo.
Abbiamo deciso di trascorrere la nostra breve vacanza a Monterey, a nord della costa in direzione San Francisco.

Nulla sembrava più allettante e rilassante di una villetta a due passi dalla spiaggia, dotata di piscina e aria condizionata.

Se fosse per entrambi, ce ne staremmo volentieri rinchiusi in casa, ma ci siamo sforzati di prenotare i biglietti per il cosiddetto Parco degli Innamorati e di visitare la cittadina.

Per una come me, che odia il caldo e il sudore, potrebbe benissimo essere l'inferno.
Scott invece ha semplicemente acconsentito a tutto quello che proponevo, quindi alla fine dei conti mi sono ritrovata invischiata in qualcosa che io stessa ho organizzato, con gli annessi rischi e pericoli.

Succede anche questo quando si è particolarmente intelligenti.

Nel pomeriggio eravamo nel bel mezzo della furia chiamata "preparazione valigie", quando mia madre ha telefonato per invitarci a cena a casa loro, con l'aggiunta di mio fratello e Maia.

Per quanto abbia cercato di sfuggirle, alla fine mi ha costretta, minacciando di non parlarmi per il resto della settimana.

Quindi, oltre ad essere scappati di casa di fretta e furia, Scott ed io ci siamo anche fermati a comprare un pensierino come ringraziamento dell'invito, che – per la cronaca – nessuno dei due aveva voglia di accettare.

Scott, tuttavia, ha cambiato subito idea, portandomi implicitamente a fare lo stesso.
Avessi io tutta la sua pazienza...
Certe volte penso che sia un santo. Mentre io mi arrabbio per cose futili, lui rimane completamente tranquillo e pacifico.

Non credo sia un riflesso genuino, ma quando sono arrabbiata mi viene voglia di infliggere il mio stress su qualcuno. Possibilmente con una padella in mano o qualsiasi altro oggetto pesante e doloroso.

Scott non farebbe del male nemmeno ad una mosca. Beh... non che lo abbia mai visto seriamente arrabbiato.
Credo, però, di riuscire comunque ad immaginare che abbia un animo pacato.
Per riuscire a starmi dietro praticamente ventiquattro ore su ventiquattro quasi tutti i giorni bisogna essere dotati di pazienza e autocontrollo.
Lui ne è composto al sessanta per cento, al posto dell'acqua.

Pensare che ha dovuto sorbirsi dei lunghi dieci minuti di mia crisi isterica dovuta all'agitazione per il viaggio, ed è rimasto ad ascoltarmi urlare, aiutandomi persino a calmarmi.

Capire che cosa mi prenda sembra un'utopia, perché nemmeno io saprei navigarmi. Probabilmente sono soltanto agitata all'idea di restare completamente sola con lui.
So che non è la prima volta e che non sarà nulla di diverso dalla nostra normalità, ma una parte fastidiosa del mio cervello continua a sussurrarmi che invece lo sarà.

Voglio soltanto stare con lui. Assaporare il sole, il mare e goderci la vacanza.

È tutto perfetto, semplice... e a me viene da piangere.
Sono un caso perso.

Resta il fatto che è solo grazie a lui se adesso mi è tornato il buon umore. In fondo, non mi dispiace passare una serata tutti assieme.
Non vedo mio fratello da almeno due settimane, mentre Maia è venuta a trovarci a casa di Scott pochi giorni fa.
L'ho trovata bene – forse un po' confusa. Si è aperta con noi riguardo la gravidanza, rimanendo comunque entro la linea di confine.
Si tratta di una situazione piuttosto delicata e in questi casi è meglio misurare con tutta calma quello che si dice o si fa.

Anche Scott ed io non abbiamo gran voce in capitolo – soprattutto la sottoscritta.
È normale che siamo schierati su due fronti diversi, ma questo non vuol dire che dobbiamo per forza scontrarci.
Per evitare situazioni spiacevoli cerchiamo di parlarne il meno possibile.
Potrebbe suonare egoista o meschino, ma questa faccenda non ha nulla a che vedere con noi. In fondo sono Maia e Duncan a dover affrontare la situazione, nessun altro.
Quello che possiamo fare noi è restar loro accanto.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora