Anastasia Nikolaeva era difficile da catalogare o almeno lo era stato per la commissione d'esame. Era parsa un miraggio, quando si era volontariamente presentata per entrare all'interno del Dipartimento Speciale, vanificatosi dopo pochi minuti di colloquio. Erano bastate poche domande per far comprendere a tutti che l'entusiasmo sembrava non far parte della sua persona e sembrava essere finita in mezzo a quel colloquio per puro caso, trascinata da un evento fortuito che non aveva nemmeno tentato di combattere. Accettata per scarsità di membri, la commissione aveva riposto la propria fiducia nel suo addestramento. Gli allenatori l'avevano completamente sfaldata.
Qualsiasi allenamento, qualsiasi arma le era stata posta in mano, i risultati erano stati fiacchi, disinteressati e avevano spesso rimandato una sua assegnazione. Tutto sino al giorno in cui il maestro d'armi, per pura disperazione, aveva infilato nelle sue mani un fucile grande il doppio di lei e l'aveva piazzata sul poligono per le lunghe distanze. E in quel momento era avvenuto il miracolo.
Segnata subito come tiratore speciale, avevano cercato subito di farle recuperare il tempo perduto, contando pure che tali ruoli erano ricoperti da ben poche persone e potevano pesare parecchio sulla scelta di una squadra. Gli ottimi risultati in allenamento avevano ben fatto sperare, le prove sul campo avevano fatto ritrattare nuovamente i suoi superiori. Per quanto brava, il suo impegno era costante quanto la capacità dei suoi altri compagni di non finire nei guai. Impassibile davanti alle avversità, tanto da non curarsene, inerte nel momento di prendere le decisioni, si era spesso rivelata una palla di ferro da doversi trascinare appresso, che ogni tanto si ricordava di sparare un colpo a distanza, quando proprio necessità lo richiedeva, colpo perfetto oltretutto.
Infatti, quando Miguel e Zilong giunsero alla cosmonave, non ci misero molto a trovarla. Il ritardo fu solo dovuto alle condizioni del ragazzo, quasi privo di fiato dopo aver corso dalla città sino alla nave, per anticipare le persone che sarebbero venuti a prelevarla. Zilong, di contrario, era leggermente sudato e con il respiro leggermente affannato, il che fece chiedere a Miguel se non avesse convissuto con un essere celestiale per tutto il tempo, senza essersene reso conto.
Ripresosi dalla corsa e dall'incredulità, si fiondò con il compagno nella sala comune, diretto verso il divano. Lì la trovarono, come previsto, distesa a pancia in giù, apparentemente priva di segni vitali.
«Nastia!» la richiamò il ragazzo.
Vedendo che dopo tre secondi non rispondeva, si avvicinò e iniziò a scuoterla, consapevole che altrimenti non l'avrebbe smossa.
«Nastia! Nastia!» la chiamò ancora.
Quando la mano della donna si appoggiò con flemma sul suo braccio, smise di agitarla.
«Che c'è?» gli chiese con voce impastata, voltando leggermente il capo.
«Dobbiamo andare, portano via la nave!»
«Ci hanno trovato?» domandò Nastia, immobile nella stessa posizione.
«No, è una storia lunga. Alzati, non abbiamo tempo.»
«Perché?»
Miguel lanciò uno sguardo disperato a Zilong, che comprese. Non appena il ragazzo si spostò, sollevò a forza la donna, poco turbata da quel brusco risveglio. Fece persino difficoltà ad appoggiare i piedi per terra, per quanto ormai le sue gambe si fossero rammollite.
«Capito.» disse solamente, apatica.
Un rumore attirò la loro attenzione, o meglio quella di Zilong e Miguel. Sembravano una serie di mezzi aerei, segno che erano giunti a prelevare la cosmonave.
STAI LEGGENDO
Squadra 24 - Storia di un disastroso naufragio spaziale
Ciencia FicciónUna squadra speciale di incursione si ritrova bloccata su di un pianeta sconosciuto dopo essere scampata per miracolo ad una pioggia di asteroidi. La nave è ridotta ad un colabrodo, fa caldo, l'unico centro abitato nelle vicinanze è una cittadina di...