Capitolo 14 - "Sarà perché ho sbagliato"

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"Sarà perché ho sbagliato"

Ero sul mio letto, rivolta con la faccia verso l'alto. Sentivo dei tuoni provenire dall'esterno, stava diluviando e c'era freddo, stavolta era freddo vero, che non provavo solo io. Percepivo delle voci derivare dal corridoio del piano superiore, erano molto confuse, infatti non riuscivo a comprenderne le parole. Avevo un gran mal di testa e tremavo, ma perché? Cos'era successo? Non capivo.

Aprii gli occhi, ero in camera mia, la porta era chiusa e James era seduto alla destra del letto su una sedia, con la testa appoggiata tra le mani e il corpo rivolto verso di me, i suoi gomiti poggiavano sul materasso sprofondando leggermente; sembrava stanchissimo, da quanto tempo era lì? Spostai lentamente la mia mano sul suo braccio, lui la sentì e subito alzò la testa.

"Meg!" la sua espressione era preoccupata ma felice allo stesso tempo, mi prese la mano e la strinse forte.
"Ehi." Dissi con un filo di voce.
"Ragazzina, sei diventata brava a farmi gli scherzi." Affermò con un tono caloroso cercando di farmi ridere un po'.

Sorrisi.
"Hai visto? Solo che stavolta lo scherzo l'ho fatto anche a me stessa." Sussurrai. La mia voce era debole, ma non volevo che la situazione diventasse più tragica di quanto già lo fosse.
"Mi hai fatto preoccupare..." Era diventato serio e mi guardava fisso negli occhi. "Da quanto sono conciata in questo modo?" domandai.
"Da tre giorni."
Ecco perché era stanco, era stato accanto a me per tutto quel tempo?
"James, che cosa è successo? Non capisco." Chiesi preoccupata abbassando lo sguardo e stringendo le coperte tra le mani.
"Speravamo che fossi tu a potercelo dire." affermò cercando il mio sguardo.
"Io, io non lo so. Ho fatto le cose che facevo ogni mattina..." dissi cercando di giustificarmi, ero turbata ed evidentemente si notava.

"Meg..." disse avvicinandosi "... Capiremo cosa è successo e vedrai che non sarà niente di grave."
"Sì, ma James, noi dobbiamo pensare a ritrovare i nostri genitori e Sofia. E poi dove lo metti Matt? Dobbiamo capire cosa nasconde, non voglio perdere tempo standomene ferma solo per una cosa del genere." Mi spostai le coperte di dosso e provai ad alzarmi. Appena mi sedetti semplicemente per appoggiare i piedi a terra, tutto ricominciò a girare, come l'ultima volta. Mi appoggiai una mano sulla fronte e chiusi gli occhi tentando di diminuire quella sensazione orribile.

"Ehi ehi, calmati ragazzina." Mi prese per le spalle e mi sostenne. "Devi riposare, non stai ancora bene.
"Non ci riesco James." Gli occhi mi si riempirono di lacrime ma cercai di non farglielo notare.

"Guarda che le vedo quelle goccioline che ti rigano il viso... non puoi nasconderle proprio a me." Mi disse, asciugando le lacrime rimanenti sul mio volto con le sue dita. "Guardami." Affermò mentre avevo ancora la faccia tra le sue mani. Lo ascoltai; lo guardai, osservai il viso di mio fratello, notai i suoi occhi azzurri che mi fissavano, la sua fossetta che solo a volte spuntava, il suo sorriso che cerava il mio.

"Tu adesso devi riposarti. A trovare mamma e papà ci penso io, tu mi devi promettere che non farai sforzi. Intesi, ragazzina?" disse sorridendo ancora una volta.
"Va bene... mammina." Al che iniziai a ridere anch'io.
Mi rimisi sotto le coperte in cerca di calore, mentre James usciva dalla stanza dicendomi che doveva andare a dare una mano ai ragazzi con non so cosa, ma che sarebbe tornato presto a controllarmi. Io annuii e aspettai che chiudesse la porta per andare a prendere il mio libro. Mi alzai lentamente, barcollavo a causa dei giramenti di testa, ma riuscii comunque ad avvicinarmi allo zaino e ad afferrare il romanzo. Mi sembrò di scalare la montagna più alta del mondo, questa cosa di avere poche forze mi stava dando ai nervi. Raggiunto il letto, mi distesi in cerca di una relativa stabilità e aprii il libro. Iniziai a leggere le prime righe della pagina a cui ero arrivata e subito mi tornò in mente la sera precedente, quando Matt venne nella mia camera per dirmi della collana. Non stavo male, mi sentivo bene, a parte per i pensieri che facevo, vuol dire che magari era successo qualcosa dopo. Quel momento di riflessione fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta, mi sembrò di vivere un flashback.

Rose RosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora