l'asciugamano rosa

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Il giorno dopo, dopo una bella colazione, andammo in piscina. L'acqua era così limpida, solo guardandola mi veniva voglia di tuffarmici dentro. I bambini erano così felici al vedere quella piscina, e noi anche. Stavo per tuffarmi insieme alle mie amiche, quando sentii il bagnino: -ragazze, le cuffie!- urlava spazientito.
Quando tornammo sulla sdraio per prendere la cuffia, Emma stava imbronciata. -Cosa c'è che non va?- chiese Adriana. -Non sono a mio agio con sta cuffia- rispose Emma. -Nessuno lo è, ma è obbligatorio. Nessuno ti deriderà con la cuffia, dai mettila e vieni con noi!- dissi io. Non avevo molta pazienza, non volevo iniziare già male la vacanza per colpa di qualcun'altra.
Dopo una mezz'oretta di lagne e litigi inutili, andammo in piscina. Sentivo l'acqua toccarmi, come Leopardi nell'Infinito mi sentivo fuori dalla realtà.
Si erano già fatte le sei ed era ora di uscire oramai. Emma non aveva l'asciugamano. Ricordai che mia madre prima che partissi mi aveva dato un  asciugamano rosa, quindi glielo diedi con piacere perché io avevo già il mio.
Tornate in camera, feci una doccia e andai a cena con le mie compagne di stanza.
Il pomeriggio dopo, dopo una giornata di mare (avevamo deciso di fare in alternanza piscina-mare), andammo a stendere i costumi bagnati e lavati sullo stendino fuori. Non ci credevo. L'asciugamano rosa che avevo prestato a Emma era caduto nel balcone della camera 515. Ovviamente bisognava andare a prenderla. Non sapevamo se all'interno della camera ci fosse una coppia di vecchi, delle ragazze, dei ragazzi e via dicendo. Una volta rese presentabili, scendemmo per andare nella famosa 515. -Emma, non vieni?- chiesi. -No, non ho voglia, fatemi dormire- rispose con tono quasi furioso.
Lasciai perdere e andai insieme ad Adriana e Ginevra verso la misteriosa stanza d'hotel. Bussammo. Il cuore batteva sempre di più. L'ansia si faceva sentire. La porta si aprì. Ancora, ed ancora. Un ragazzo aprì. -NON ENTRATE!- urlò un ragazzo del quale non conoscevo neanche la faccia. -Ok- dissi. Non lo avrei fatto. Mai.
Dopo alcuni secondi, arrivò un ragazzo moro, con il ciuffo che gli copriva gli occhi marroni. Aveva solo il costume blu, quindi si vedeva il fisico. Magro, un accenno di addominali, insomma il ragazzo wattpad, a Napoli direbbero che era proprio sarracino. Sorrise, e, dopo aver preso l'asciugamano rosa, lo lanciò come Jordan fa quando tira al canestro. Così sensuale, bello, coordinato. Quel ragazzo, che fino a quel momento chiamavo "cecato" per via del fatto che secondo me non vedesse, ormai era il ragazzo che ufficialmente mi interessava.
Tornati in camera, ognuna di noi era interessata a qualcuno: Ginevra a Jacob, Adriana a Donato, ed io a quel bellissimo ragazzo. Non lo conoscevo il suo nome, ma sapevo che quello era superfluo.
Quella sera, ai balli di gruppo, lo vedevo con occhi diversi: quando si passava la mano tra i capelli neri, i suoi movimenti, persino la sua camminata faceva venire i brividi.

Stanza 512Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora