IX - Orchidee

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Te l'ho già detto una volta,
mi ricordavi il mare...




Le orchidee al tempo dei greci venivano poste davanti al tempio della dea dell'amore, Afrodite, in quanto erano simbolo di bellezza, riverenza ed eleganza

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Le orchidee al tempo dei greci venivano poste davanti al tempio della dea dell'amore, Afrodite, in quanto erano simbolo di bellezza, riverenza ed eleganza. E non era di certo un caso che fossero anche i fiori preferiti di Adua.

Beth da che ne aveva memoria la ricordava sempre come una donna costantemente ordinata, senza mai neanche un capello fuori posto, precisa in tutto ciò che faceva, elegante nel comportarsi e raffinata nel porsi agli altri, molto simile a sua madre in fondo.

Avevano la stessa gentilezza nel cuore, la stessa bontà negli occhi e lo stesso sorriso dolce ed innocente sulle labbra.

Le stesse qualità che aveva poi ereditato a sua volta Beth.

In quella mattinata di quasi fine ottobre, nel pieno dell'autunno, con le foglie dai colori più svariati sotto le suole delle scarpe, calpestate e distrutte in troppi pezzettini per poterli contare, Saint Breath era assorta nel silenzio più totale, persino i soliti bambini che si rincorrevano lungo il fiume erano come spariti dalla circolazione. Il Rumours, il pub infondo alla strada, proprio tra Villa Carter ed il vecchio molo, era stranamente vuoto, fatta eccezione per quegli uomini che erano soliti bere rum dalla mattina alla sera.

Beth si chiuse il portone della villa alle spalle e si incamminò in assoluto silenzio verso la parte opposta del fiume.

Guardava la punta delle sue scarpe bianche immacolate e faceva attenzione a dove metteva i piedi.

Camminò ininterrottamente fino al fioraio più vicino. Attese pazientemente che la proprietaria seduta dietro al bancone la raggiungesse all'esterno, e solo in quel momento le indicò i fiori che desiderava comprare.

Aria qualche giorno prima all'aeroporto, prima di salutarsi, era stata chiara: avrebbe dovuto comprare le orchidee più belle.

Così fece, le indicò le più belle orchidee che avesse nel cestino in vimini all'entrata del piccolo negozio.

Una volta pagato, aveva attraversato la strada e si era introdotta nel luogo in cui aveva sperato per tutti quegli anni di metterci piede il più tardi possibile.

Il cimitero di Saint Breath visto dall'esterno rappresentava perfettamente il lusso del piccolo quartiere. Le piccole cupole di vetro e di marmo si ergevano oltre le bianche mura ed una croce si poneva alla sommità di ognuna.

Non ci mise molto a trovare la grande cappella della famiglia Lawrence.

Sul frontone Jordan, il padre della sua migliore amica, poco prima della sua morte ci aveva fatto incidere una frase: "Sotto una cupola stellata", e bastava alzare lo sguardo per capirne il motivo: c'erano decine di stelle dipinte.

Davanti le lapidi in pietra di Adua e Jordan c'erano fiori di tutti i tipi, segno che già qualcun altro fosse passato lì prima di lei, molto probabilmente Gideon, lo vedeva uscire di casa ogni mattina di buon'ora e rientrare non prima di un'ora dopo con un'espressione non troppo serena stampata sul volto.

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