Gabriele;
- dammi da accendere -
- ehi... ma lo sai che è la terza da quando siamo qui? E saranno su per giù venti minuti... -
Faccio uno strano gesto con la mano, continuando a stringere l'ennesima cicca della giornata tra le labbra – Matteo? Ma la vuoi fare almeno una cosa costruttiva nella tua vita, tipo tacere?! -
Lui sbuffa annoiato – lo sai che sei davvero stronzo quando sei depresso?-
Emetto un grugnito e gli ripasso l'accendino, dopo aver fatto due tiri veloci. Va già meglio - non sono affatto depresso io -
Matteo quasi sbatte la birra sul tavolo e odio quel sorrisino strafottente che si è dipinto in faccia da oggi pomeriggio quando è venuto a recuperarmi da mio padre in bici. Perché non solo non ho ancora diciotto anni e la patente mi fa ancora 'ciao ciao' con la manina, ma pure il motorino mi è andato a puttane - ma se non eri così abbattuto da quando Rocco Siffredi ha lasciato la pornografia?-
- guarda che eri tu che lo consideravi una specie di santone - quando Matteo aveva letto l'articolo sul giornale si era messo a frugare nel suo vecchio scatolone del 'vietato ai minori' per cercare di capire se aveva tutti i suoi film e mi aveva costretto a una serata in casa per una rassegna dei suoi migliori film cult. O che hanno ispirato intere generazioni di minorenni minorati, come ama definirli questo pezzo di cretino che mi trovo davanti.
- lascia perdere il mantra e quelle robe lì -
- il karma? -
Chiama il barista con una mano e fa spallucce – chiamalo come ti pare. Da oggi si torna a scopare, Gabriele! -
Quasi mi soffoco con la birra. Comincio a tossire e ovviamente mi domando quanto a Matteo ci voglia per ammazzarsi con la sua stessa ilarità, tanto se la ride – prego?! -
- scopare. Fottere. Fare sesso, hai presente? – fa, tutto contento, continuando a cercare l'attenzione del barista – sarebbe anche ora che ti rimetti sulla piazza, no? -
Mi passo una mano tra i capelli ormai troppo lunghi sbuffando rumorosamente. E pensare che a Serena piacevano tanto... ma, basta dannazione! Se qualcuno ascoltasse la corrente dei miei pensieri potrebbedichiarare che Beautiful è una figata al confronto! Sto davvero rasentato i livelli massimi dell'autocommiserazione.
- e con chi? -
- oh, beh... io qualcuna la conosco dispostissima a donarti cuore, vita e anche qualche altro organo interno -
- mi stai prendendo per il culo? -
- certo che no! – fa terribilmente offeso, neanche gli avessi sputato in faccia – sai bene che io sono molto sensibile riguardo le cose belle. E di certo non ti poterei a spasso con me se avessi la faccia di un mostro! -
Faccio ancora spallucce e comincio a sentirmi vagamente il suo cane. Spero solo non si aspetti che cominci a scodinzolargli intorno... la fantasia di Matteo a volte è terribilmente inquietante.
Lo vedo agitarsi sulla sedia quando, ancora una volta, il barista Manuel non lo degna minimamente d'attenzione. Manuel è un ragazzo di circa trent'anni, ha aperto il bar Perbacco circa un annetto fa... il che è estremamente comodo considerando che è esattamente a due metri da casa nostra. Per parecchio tempo è rimasto una specie di sconosciuto, anche se ormai qui ci ho davvero messo le radici... fino almeno alla festa di natale dell'anno scorso nella quale io, Matteo e un'altra serie di deficienti che amano definirsi amici nostri, siamo finiti ubriachi fradici al Life. Tra parentesi, l'unico motivo per il quale talvolta capita che ci troviamo in quello schifo di discoteca a fine serata è perché o non abbiamo nulla di meglio da fare (il che è grave, visto la grande quantità di fighetti che infestano quella discoteca) o perché ci va di sbavare sulla barista. Fatto sta che, quella dannata sera in cui ero anche costretto a fare il bravo ragazzo nonostante Serena se la fosse abilmente svignata con le sue amichette a Milano, mi sono letteralmente imbattuto in un Manuel che era ubriaco forse anche più di me, di ottimo umore e in vena di stronzate. Dopo poche chiacchiere qualcuno decise che era abbastanza stupido per poter entrare a far parte del giro delle nostre conoscenze.
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Tendi la mano
Teen FictionQuante volte, da bambini, tendevamo la mano verso il cielo per cercare almeno di sfiorare quel candido azzurro e saggiare la delicatezza delle morbide nuvole... quante volte tendevamo la mano per poter tenere vicino a noi le stelle, per addormentarc...