Capitolo 15 - "ma io vivo di te"

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"ma io vivo di te"

Ogni giorno che passava mi sentivo sempre più forte, stavo ritornando a essere me stessa, anche se comunque ogni tanto avevo qualche ricaduta. James si prendeva cura di me come se fossi una vecchietta bisognosa di continue attenzioni, e la cosa da un lato non mi dispiaceva; mi portava la colazione a letto, veniva in camera mia quasi ogni ora a controllarmi e a chiedermi se avessi necessità di qualcosa, diciamo che non mi faceva stancare.

Matt si era comportato abbastanza normalmente da quanto mi aveva raccontato James, ma non sapevo se fidarmi pienamente del suo giudizio, perciò iniziai a controllare personalmente i suoi movimenti.
Pensai agli appunti che non eravamo riusciti a decifrare, ma che non avevo avuto abbastanza tempo neanche per leggere per intero, perciò chiesi a mio fratello di prestarmi il telefono. Quelli mi avrebbero dato le risposte che cercavo.

Chiusi la porta della mia camera a chiave, nessuno doveva entrare. Mi sedetti sul letto e aprii la galleria delle foto del cellulare. Erano tra le ultime scattate da quando James era arrivato al mulino; scorrendo un po' le diapositive notai alcune foto di me e lui prima che accadesse quel che è successo. La nostalgia mi travolse.

Mi rifiutai di continuare a guardare quei ricordi e mi concentrai piuttosto su quelle specie di schemi. Osservai la prima foto; iniziai a leggere, non si capiva niente, però c'era qualcosa che dava un senso a quelle scritte, o almeno è quello che pensai all'inizio. Dopo averli 'contemplati' per un po' quei segni incomprensibili mi sembrarono parte di un alfabeto cifrate. Che se ne faceva Matt di un alfabeto 'segreto'? Passai al foglio successivo; c'erano dei disegni che rappresentavano la piantina di un edificio che mi sembrò familiare. Scrutai ancora per qualche secondo lo schermo girandolo da una parte all'altra per poterlo osservare da diverse prospettive, e lo confrontai anche con gli altri documenti.

Alla fine arrivai a una triste conclusione: si trattava del mulino. Anche qui, a che gli serviva la mappa del mulino? Aveva paura di perdersi? Non credo proprio. Andai alla terza foto; ecco, uno schema comprensibile. C'era disegnata la stessa piantina del foglio precedente ma con anche dei segni in rosso che ancora non riuscivo a comprendere. Mi parvero come quei piani di attacco dei film di azione che guardavo con mio fratello.

Controllai anche il quarto foglio, e dalla lettura di quell'ultimo pezzo di puzzle capii tutto, anche se sperai di essermi sbagliata.
Matt faceva parte dell'organizzazione, quella che aveva rapito Sofia e anche i miei genitori. Riguardai gli altri documenti con in mente questo pensiero e tutto si collegava in un unico semplice piano: l'organizzazione stava programmando un assalto al mulino. Tutto aveva senso adesso, le chiamate anonime, i fogli nascosti sotto l'armadio, il suo comportamento strano: era una talpa, ci aveva sempre controllati fin dall'inizio, solo per scegliere il momento adatto per intervenire!

Dovevo parlarne con James, subito.

Aprii la porta chiusa a chiave e andai nella sala grande dove sperai ci fosse mio fratello. Mi guardai attorno ma lui non c'era, chiesi a Clare se l'avesse visto da qualche parte e mi disse di controllare fuori. Andai all'esterno del mulino e per fortuna lo vidi mentre parlava con Charlie.

"James!" urlai correndogli incontro. Quando mi vide la sua espressione serena scomparve, aveva già capito che qualcosa non andava.
"Ragazzina che ci fai qui?" disse confuso avendomi ormai davanti.
"James ti devo parlare, riguarda Matt ed è importante. Ho capito cosa significano quei fogli." Dissi.

Charlie ci guardava non comprendendo il significato delle nostre parole. "E da quanto mi sembra, non è niente di buono. Dimmi..." Affermò. "No, non qui, sono ovunque, potrebbero sentirci." Ero spaventata.
"Ma di che cosa stai parlando Meg?" intervenne Charlie.

"Vieni anche tu, dobbiamo spiegarti un po' di cose." Disse James.
"Ci vediamo tra un quarto d'ora nei campi di grano, lì non dovrebbe darci fastidio nessuno." Così mi allontanai per tornare in camera mia.
Mi accorsi troppo tardi che vicino a me, Charlie e James c'era Matt, che aveva ascoltato ogni nostra singola parola.

Raggiunsi la stanza, afferrai il telefono di mio fratello e indossai una felpa. Mi chiusi la porta alle spalle e salutai Clare che passava di lì, probabilmente stava andando nella sua camera o in bagno. Arrivai nella sala grande e feci attenzione che nessuno mi notasse, così da poter andare nei campi senza troppe domande da parte di qualcuno. Il cielo era nuvoloso, sembrò stesse per piovere e un'arietta soffiava scompigliandomi i capelli sciolti. Qualche foglia svolazzava qua e là e gli alberi sembravano ballare a ritmo per niente sincronizzato tra loro. Mi avvicinai ad un'enorme distesa color oro luccicante anche se in assenza del sole, controllai che alle mie spalle non ci fosse nessuno per addentrarmi nel campo; vidi in lontananza il mulino e a destra la foresta. Pensai a qualche giorno prima, quando Charlie mi aveva fatto scoprire il suo posto segreto, ma pensai di non andare lì, non era giusto.

Sembrò che nessuno mi avesse seguita, perciò continuai il mio cammino, inoltrandomi sempre di più nel campo. Le spighe di grano mi accarezzavano con tenerezza, mi spingevano verso il centro dove, non si sa il perché, crescevano ogni anno più basse delle altre, creando una specie di spazio 'top secret' per chi lo conosceva. Mi ritrovai circondata da quelle piante più alte di me, mentre io guardavo verso l'alto come contemplando il cielo sperando che non piovesse. Controllai l'ora sul cellulare, ero in orario ovviamente, non sapevo se mio fratello sarebbe stato altrettanto puntuale, invece di Charlie non avevo ancora potuto testare le capacità in questo ambito.

Dopo qualche minuto sentii dei rumori tra le piante, vidi degli steli di grano oscillare e percepii dei fruscii sempre più vicini, qualcosa mi diceva che non erano James e

Charlie. Non dissi niente, qualsiasi cosa fosse stata non volevo si accorgesse di me. Arretrai di qualche passo guardando con gli occhi spalancati verso la direzione del suono, ero terrorizzata. Tutto d'un tratto il cielo fu illuminato da fulmini veloci che lasciavano spazio a spaventosi tuoni, l'ambiente intorno a me non mi aiutava per niente a mantenere la calma. Sentii che qualcosa stava per sbucare dalle alte spighe per poi ritrovarsi davanti a me, istintivamente chiusi gli occhi e non so neanche il perché dato che quell'azione non mi avrebbe sicuramente dato protezione.

"Megan." Affermò una voce.
Aprii gli occhi lentamente e vidi di fronte a me Matt.
Dopo le ultime scoperte vederlo mi metteva ansia, ma allo stesso tempo una rabbia incredibile nei suoi confronti che prima o poi sarebbe fuoriuscita come lava da un vulcano in eruzione.
"Matt, che ci fai qui?" chiesi con un atteggiamento scontroso, forse troppo, ma ormai era tardi.
"Stavo facendo una passeggiata tra i campi. Piuttosto tu che ci fai qui tutta sola?" disse avvicinandosi.
"Passeggiata anch'io, avevo bisogno di un po' d'aria. Sai, da quando mi sono sentita male sono sempre rimasta chiusa in camera mia, perciò..."
Iniziò a piovere e i miei capelli iniziarono a bagnarsi, ciocca dopo ciocca.
"Certo capisco..." disse avvicinandosi ancora.
"Mi è giunta voce che tu sai qualcosa che non ti è concesso conoscere." Arrestò il passo mentre i tuoni si facevano sempre più numerosi e lui non mi staccava gli occhi di dosso. "Non so di cosa parli Matt." affermai cercando di non fargli capire che avevo paura. "Davvero? Non si dicono le bugie Meg, è da bambini cattivi." Ricominciò ad avanzare, per lui era un gioco. Si stava rivelando il mostro che era veramente, quello che era sempre rimasto sotto quel volto gentile.
"Sul serio? Pensavo fossi il primo a dirle." Dissi arrogante mostrando il mio lato peggiore, provando a nascondergli la mia colpevolezza.
"Oh, Megan, mi dispiace sai, eri così carina e simpatica. Perché ti sei fatta tutte quelle domande?" Ce l'avevo praticamente attaccato, sentivo l'anidride carbonica fuoriuscire dal suo naso e finire sulla mia fronte.
"Non capisco, che..." non riuscii a terminare la frase che Matt fece ciò per cui era venuto nei campi; mi ritrovai un ago conficcato nel braccio destro, con una specie di siero che iniziò a fare effetto da subito. Matt non era andato a fare una passeggiata, non era lì per caso, aveva capito che lo avevamo scoperto e non poteva permettersi errori. Guardai prima verso il corpo estraneo infilatomi nel braccio e poi guardai lui. "Perché?" sussurrai stordita, scuotendo la testa. Una parte di me credette che ci fosse ancora una parte buona in lui e che potesse cambiare idea, ma in realtà la sua mente era ormai stata plasmata del tutto.
"Buonanotte Megan." Disse guardandomi soddisfatto.
Cominciai a barcollare e perdendo l'equilibrio caddi a terra.
Con gli occhi socchiusi, vidi la sagoma di Matt avvicinarsi. Sentivo tutto, il dolore della sostanza entrato nel mio corpo, le gocce d'acqua sempre più pesanti precipitarsi su di me, il freddo del terreno bagnato, e dopo qualche secondo Matt prendermi in braccio per portarmi non so dove.
In quel momento sperai che per una volta, una sola, James arrivasse in orario.

Rose RosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora