11° capitolo

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Lorenzo alloggiava in un hotel vicino a casa mia, così io avevo il compito di scortarlo per il veneto e fargli da guida. La prima tappa era l'immancabile e irresistibile Venezia, la città più bella del mondo.

Lo convinsi ad utilizzare il treno in quanto mezzo più comodo per raggiungere la laguna così, alle sette del mattino, facemmo il nostro ingresso nella stazione di Conegliano con delle facce che avremmo potuto benissimo riciclare come maschera di Halloween.

Appena il nostro treno arrivò, ci abbandonammo mollemente sui sedili che, nonostante fosse prestissimo, erano praticamente tutti occupati.

Per tutto il viaggio stetti con la testa appoggiata alla sua spalla, tentando in tutti i modi di combattere il sonno. 

Finalmente giunti a Venezia, uscimmo dal treno e ci precipitammo alla stazione, per vedere la meraviglia che ci si stagliava di fronte.

La città era ancora più bella ora che avevo l'opportunità di vederla con il ragazzo che amavo. Respirai a fondo lasciando che l'aria salmastra di Venezia penetrasse nei miei polmoni.

Decisi di non utilizzare google maps o altro, e di buttarci in mezzo alla folla tra le calli. Da qualche parte saremmo arrivati prima o poi, no?

Camminammo mano nella mano, ignoranti della folla intorno a noi, e ignoranti anche del fatto che stavamo bloccando un'intera viuzza (viste le microscopiche dimensioni), provocando l'ira di turisti ed abitanti. Amen.

In qualche modo, non chiedetemi come, arrivammo a Piazza San Marco, che ci mozzò il fiato con la sua bellezza. Sarà stata la decima volta che la vedevo, eppure quella piazza, quella città, erano sempre in grado di farmi sentire serena.

Ad un tratto Lorenzo mi trascinò fino all'estremità della piazza e si mise a confabulare con un gondoliere.

Qualche istante dopo tornò da me e mi disse:" sali", indicando con un dito una gondola poco distante.

Io lo guardai con un sorriso che andava da un orecchio all'altro: non ero mai stata in gondola... quando i miei genitori me lo avevano proposto avevo sempre declinato l'offerta perchè volevo che con me ci fosse un ragazzo, qualcuno che mi aveva portata lì come dichiarazione del suo amore.... e tutto ciò stava accadendo... sul serio.

Facemmo insieme un viaggio in gondola tra i canali, con il rilassante rumore dell'acqua che si infrangeva sull'imbarcazione. Mi teneva un braccio attorno alle spalle. Avrei voluto restare lì per sempre.

Scesi dalla gondola ci dirigemmo insieme verso un ristorantino nei pressi di Piazza San Marco. Restammo a tavola per delle ore, parlando e ridendo come se ci conoscessimo da una vita, dimenticando che solo tre settimane prima ci ignoravamo... o meglio, lui ignorava me.

"Pensavo... un giorno potremmo andare insieme a vedere una partita... magari dell'Italia, che dici?", mi chiese lui.

"Se vincono non dico mai di no ad una partita", dissi seria ma nascondendo un sorriso da un'orecchio all'altro.

"E se perdono?", mi chiese ridendo.

Scoppiai a ridere. "Ogni volta che perdono mi riprometto di smetterla di preoccuparmi così tanto per una partita di calcio ma alla fine a quella dopo mi ritrovo incollata alla Tv a mordermi le dita dall'ansia... quindi suppongo che verrei lo stesso anche allo stadio".

"Non ne avevo dubbi".

Ridemmo insieme per tutto il tempo, anche una volta che ci fummo alzati dal tavolo. Mi sembrava di essere in paradiso. Se non era quella la vita perfetta, cos'altro avrebbe dovuto esserci?


Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora