Chapter 66

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#PovDiHannah
"Hannah, sei pronta?" Mi chiese Robert togliendo lentamente le mani da sopra i miei occhi.
Annuii e quando finalmente riuscii a capire dove ci trovavamo, beh volevo morire; non dissi una sola parola, ma le lacrime iniziarono a farsi sentire.

"Ehi? Che ti prende?"
"Ma, come avevi pensato che avrei reagito scusami?"
"Diversamente da così... Hannah non puoi scappare, gli ostacoli vanno affrontati, non evitati"
"Io... Non riesco"

Mi aveva portata in una palestra per riabilitazione, dove avrei dovuto provare a camminare senza la carrozzella, come potevo riuscirci se avevo una paura pazzesca?
"Lo hai già fatto, ricordi con l'acqua? Eri sicura di non farcela ma poi hai nuotato, hai mosso le gambe Hannah!"
"Ma lì era diverso, eravamo in acqua"
"Infatti, l'acqua è un qualcosa di instabile e tu preferiresti vivere così, ma no, non puoi. Non devi. Devi camminare sulla terra ferma, su una superficie, puoi farcela"

Perché qualunque cosa mi dicesse, riusciva sempre a darmi forza e a farmi crescere di autostima? Ma in quel momento non avevo bisogno delle sue belle parole -lo faceva solo per convincermi a camminare-, ma perché volevo solo che Louis mi stringesse in un abbraccio? No, non provavo più niente per lui, ormai mi ero messa in testa che a lui piace altro, e quell'altro si chiama Harry Styles, non che uno dei miei migliori amici. Il primo in assoluto era Louis stesso. Nonostante ci fossimo lasciati, abbiamo continuato a vederci e adesso a sentirci, dato che è in tour. E il secondo mio migliore amico è Harry; già, colui che mi ha soffiato il ragazzo da sotto al naso, ma in fondo non era colpa sua. È andata così e nessuno ha la colpa; adesso siamo tutti felici ed è questo l'importante.

Ma ritornando a noi, ero immobile sulla mia carrozzella a guardare quella gente che si impegnava, sudava per riuscire a muovere ciò che non riusciva. Scrutavo tutti dal primo all'ultimo: cercavo qualcosa che mi invogliasse ad entrare ma non c'era. Girai la testa verso Rob che mi guardava deluso, quando notai una bambina molto familiare. Girai lentamente le ruote della mia super vettura....e mi avvicinai; la riconobbi.
"AMYYYY" Le urlai andandole incontro, lei subito fece lo stesso mostrandomi uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto.
"Come stai, Hannah...giusto?"
"Sisi, bene e tu?"
"Beh.. Mio papà mi ha praticamente portata di forza qui. Ha detto che mi farà bene, come mai sei qui?"

"Oh, anche io sono stata obbligata" Mi girai fulminando Robert che sghignazzava.
"Allora potremmo farci forza a vicenda, che ne dici? Sai, io qua non conosco nessuno e sarei più che felice affrontare questo con te" Mi sorrise di nuovo e come facevo a dirle di no?
Annuì e l'abbracciai calorosamente.

"Grazie Hannah"
"Grazie a te, Amy"

Successivamente tutti e tre entrammo in una saletta, molto probabilmente era l'ingresso dato che Rob mi annunciò come se già sapessero che sarei andata. Si voltò per rassicurarmi con un sorriso vista la mia tensione; mi sorrise e rimasi qualche secondo a guardarlo, ad impregnare ogni suo lineamento nella mia testa. Sobbalzai quasi quando mi ritrovai davanti un omone tutto barba e capelli vestito con una tuta e scarpe da ginnastica.

"Heilà Rob! Come mai da queste parti? Ti vedo bene, non capisco"
"Ciao James, no no io sto bene, ehm lei invece..." Disse abbassando lo sguardo verso di me.
Quel tal James mi porse una mano e ricambiai; intanto Amy era ammutolita dietro di noi.
"Prego, entrate" E così entrai nell'inferno: una sala tutta specchi con varie attrezzature come travi, anelli, tappetini, macchinari e chi più ne ha, ne metta. Perché adesso mi mancavano le forze solo a vedere gli attrezzi, mentre qualche mese fa non vedevo l'ora di camminare?

"Forza, vedo che siete già cambiate quindi con calma vi aiuto a sedervi sul tappeto e iniziamo" Annunciò quello che era il mio, anzi il nostro, fisioterapista. Noi annuimmo mentre Rob andò a sedersi su una panchina di legno e ci guardava. Avrei voluto spaccargli la faccia in quel momento: lui ci guardava soffrire.
"Scusa bimba, come ti chiami? E i tuoi genitori?"
"Mi chiamo Amy e... I miei genitori mi hanno lasciata qua. Mi verranno a prendere quando avremo terminato"
"Ah, okay" Disse poco convinto e iniziammo con gli esercizi massacranti per le nostre gambe. Ma subito la curiosità prese il sopravvento che mi dimenticai del dolore: perché Amy era sulla sedia a rotelle? Aveva avuto un incidente? Volevo chiederglielo, ma pensavo non fosse il caso dato che praticamente non ci conoscevamo.

What the destiny deserves to us? [LARRY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora