Capitolo 1

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- E quindi dovremmo aggiungere più dettagli sulla cittadina di Algarara, ti dispiacerebbe fare qualche ricerca?- la bionda donna di fronte a me sembra pregarmi con lo sguardo, ma so bene di non avere poi molta scelta.

- Va benissimo, allora le invio tutto entro mercoledì, come d'accordo. Se vuole posso anche farle avere le schede dei personaggi, che ho quasi terminato, e la correzione del capitolo 7.- tanto non ho niente da fare. La mia socialità si è arresa molto tempo fa.

Le rughe sulla sua fronte si distendono, segno che la mia risposta l'ha sollevata da un peso. 
- Sì, grazie mille Cleo, efficiente come sempre.-.

- Di nulla, allora ci sentiamo tra due giorni per gli aggiornamenti.- dico annuendo, contenta di aver terminato questa riunione.
La scrittrice è molto gentile, ma a volte, quando si lascia prendere dallo stress, può diventare un tantino... pesante. Non è una novellina, ma ogni volta che si avvicina un termine sembra dimenticarsi della sua lunga esperienza, andando nel panico.

Finalmente esco e chiudo la porta dello studio, lasciando la donna a raccogliere i propri fogli dalla scrivania all' interno. Percorrendo i lunghi corridoi costellati di porte chiuse tiro un sospiro di sollievo; non vedo l'ora di tornare a casa, sto pregustando il libro che ho lasciato aperto sul divano stamattina, e una bella tazza di cioccolata.

Mentre esco dal palazzo di uffici, controllo l'ora sul cellulare.
Sono le otto e mezza. Sembra ironico ma oggi ho finito prima del solito; è tardissimo, ma questo lavoro fa fare gli orari più assurdi. A volte è come se non esistessero proprio degli orari.

Arrivo al macinino (la mia macchina) e mi lancio all'interno per scaldarmi un po'.
Accenderei il riscaldamento, se non fosse che l'ultima volta che ho provato mi sono vista arrivare una nube di fumo nero in faccia.

Meglio così, meno inquinamento.

"Guarda sempre il lato positivo, Cleo, il lato positivo".

Mi strofino le mani sulle braccia per far evaporare il freddo umido che ho assorbito all'esterno e svegliare le mie mani intorpidite, prima di metterle sul volante.

Mi sento stremata, stasera sarebbe il caso di mettere la maschera per il viso prima di andare a dormire; devo fare di tutto per fare sparire quelle orribili occhiaie che mi ritrovo sotto gli occhi, dato che domani sono invitata a cena da mia mamma.

Mia mamma è una donna fantastica, premurosa e dolce, ma come tutte le mamme anche ficcanaso e iper protettiva.

Oltre a questo, la mia in particolare è anche tragica: l'ultima volta che ci siamo viste ho fatto il terribile errore di aprire il mio frigo di fronte a lei, e tremo ancora al ricordo.

Non mi sono mai spaventata come quella volta; si è messa a urlare, inseguendomi con uno dei mestoli che tengo appesi al muro alla destra dei fornelli, sostenendo che io la odiassi, e che volessi punirla per qualche torto passato denutrendomi e portandomi alla morte.

In realtà il frigo non era nemmeno così vuoto, c'era tutto il necessario per una persona che vive da sola, ma lei non voleva saperne.

Si è anche messa a piangere, e ora che ci penso i vicini di sopra sono scesi a chiedere se andasse tutto bene.

Sorrido. Domani ne vedrò delle belle.

Ancora avvolta dai miei pensieri metto in moto quasi in automatico, e, dopo il solito viaggio di mezz'ora tra i modesti palazzi, finalmente arrivo a casa.

Lascio la macchina in un parcheggio proprio di fronte e, dopo aver varcato il grosso portone in legno scuro leggermente scalfito dal tempo, mi avvio verso l'ascensore.

Tricked by the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora