➳ La Ballata degli Affogati

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"Seconda stella a destra, questo è il cammino
E poi dritto, fino al mattino.
Poi la strada la trovi da te:
porta all'Isola Che Non C'è "
Edoardo Bennato, L'Isola Che Non C'è -

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❥Ti va di danzare con me?

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Le sue dita agili sembravano danzare sui tasti d'avorio di quel maestoso strumento lucido, creando una melodia calzante e fresca come il venticello che entrava dalle porte finestra che davano al terrazzo.
Le luci del sole della sera illuminavano quella stanza semi-circolare, baciando i visi di quei cinque giovani ragazzi, facendo brillare le loro pelli e i loro capelli.
Risate genuine venivano trattenute o lasciate volare come rondini sancendo quel momento di leggerezza, ch'era come balsamo per quei cuori mal ridotti, fatti di crepe e cerotti attaccati alla meno peggio.

Gabriele se ne stava seduto lì a condurre quel momento gioioso, mentre con occhi luccicanti guardava Jackson e Michelangelo tenersi sottobraccio, barcollando da destra a sinistra mentre cantavano alla rinfusa e con un'inglese abbastanza discutibile quella canzone, ormai parzialmente sbiadita nella loro memoria. Elia ed Edoardo, seduti sul divanetto nero e con un leggerissimo sorriso a piegare loro le labbra, tenevano il ritmo con piccoli movimenti di testa, picchiando piano il legno del pavimento con la punta delle scarpe.

Non sapevano come si erano ritrovati nella stanza speciale di Gabriele, cantando e ballando, ma ad essere sinceri a loro non importava granché fino a quando quell'atmosfera leggera che sprigionava normalità fosse rimasta lì, abbracciandoli con calore.

Bastò un leggero sbilanciamento di troppo verso destra da parte di Michelangelo per far finire il duo a terra, con un Jackson sdraiato sullo stomaco del ricciolino, che non perse tempo a lamentarsi.

- *¡Por el amor de Dios! Ma quanto diamine pesi Jackson!? - sbraitò, dando uno schiaffo non esattamente leggero sul petto al minore, che subito come una molla si spostò da lui con uno scatto.
- AHI- *du kleines Arschloch!  Mi hai fatto male Mich! Che diamine hai al posto delle mani, cemento? -
- Scusami?? Mi stavi schiacciando sotto quella montagna di muscoli che hai, faticavo a respirare! Tu che avresti fatto, eh?? -
- Avrei chiesto gentilmente alla persona addosso a me di spostarsi senza attentare alla sua vita! -
- Addirittura io avrei attentato alla tua vita?? Oh Jackson andiamo! Non essere così assurdo! -
- Ehi! Guarda che mi avrai sicuramente lasciato il segno! Ho la pelle delicata io sai? Ora sarà tutta rossa ed irritata! -
- Stai dicendo solo un mucchio di minch- -

Michelangelo non finì di parlare che fu interrotto dalla risata radiosa di Gabriele, attirando quattro paia di occhi su di sé: i lunghi e lucenti capelli corvini pendevano lisci come una tenda lungo la sua schiena, il collo dalla pelle candida come la neve esposto per via della testa piegata all'indietro, il naso perfettamente dritto stava ora leggermente arricciato, gli occhi neri come il petrolio socchiusi e la bocca dalle labbra pallide era coperta da una delle sue mani eleganti, snelle e curate.
Le spalle coperte da una camicia di seta bianca e da un maglione caramello balzavano in alto, marcando quella nota di ilarità presente nelle risa del maggiore dei quattro.

Era raro, se non rarissimo, sentir ridere Gabriele, ancora più unico era vederlo.
Quella scena fece calmare gli animi di Michelangelo e Jackson, quest'ultimo ora con un sorrisone sul volto, mentre il primo guardava il più grande con gli occhi che luccicavano.
Elia ed Edoardo piegarono di poco il capo, occhi socchiusi concentrati sul maggiore mentre la risata di questo iniziava a scemare via. Quando essa divenne solo un piccolo e contenuto risolino, i due parlarono con voce dolce e carezzevole.

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