5. Motorcycle

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Nell'enorme aula operava un leggero brusio. Attendevamo tutti l'entrata del Professor Johnson che, come al solito, tardava. Mi guardai attorno cercando il viso di Kylie.

Abitualmente alle prime file c'erano coloro che non volevano perdersi nemmeno un battito di ciglia del Professore, mentre nelle ultime tutti i posti erano occupati dai ragazzi ancora vittime del post-sbornia.
Io ero capitato in un posto troppo lontano per vedere chi ci fosse in cima alle scale.

Quando il Professore fece il suo ingresso quasi non lo notai, ero impegnato a pensare a cosa dirgli quando tutti sarebbero usciti dall'aula.

La lezione era già iniziata da più di cinque minuti quando mi collegai al discorso.
La voce del Professore Johnson si fece largo arrivando alle orecchie di tutti, mentre gli studenti annotavano tutto ciò che diceva, restando in religioso silenzio.

La Filosofia andava oltre ogni campo quando il Professor Johnson spiegava, superava le pagine dei libri ed infondeva la mente di tutti con vedute senza limiti. Il pensiero umano turbinava attorno alle parole dell'insegnante, un riformista che, nonostante l'età avanzata, di reazionario aveva soltanto gli abiti.

«Mi raccomando, ragazzi, a fine mese dovrete consegnare il saggio. Per voi l'uomo tende davvero ad essere completamente innovativo o conserva sempre in sé una parte nostalgica? Non dimenticate le vostre opinioni personali e, soprattutto, le vostre critiche verso il genere umano. Non voglio pietà. Potete andare.» Così concluse la lezione.
Tutti gli alunni si alzarono contemporaneamente, uscendo uno dopo l'altro dall'aula. Scesi le scale e raggiunsi il professore.

«Salve, Professor Johnson»

«Ciao, Zayn, come è andato il colloquio?» In quell'instante non potetti vedere la mia espressione, ma credo di esser stato fin troppo trasparente. Il Professore aveva infatti capito l'esito prima che aprissi bocca. «Cosa hai combinato?»

«Niente! La signorina Hearst ha deciso di chiudermi la porta in faccia e di non darmi spiegazioni» Il Professore rise ed io lo guardai un po' perplesso. Cosa c'era di tanto divertente?

«Sapevo che vi sareste scontrati, voi due avete dei caratteri così simili. A proposito oggi l'hai vista a lezione?»
«Professore, non so se ne rende conto, ma il suo è uno dei corsi più seguiti del college, è impossibile che noti qualcuno in quest'aula.» Dissi indicando lo spazio dietro di me, mentre gli ultimi alunni attraversavano la porta.
Mi sorrise e le rughe intorno agli occhi si fecero più profonde.

«Ascolta, Zayn, io so che sei un ragazzo in gamba e che sei adatto per entrare alla Hearst's Company. Se tu diventassi uno stagista, il signor Hearst noterebbe certamente il tuo lavoro. In poche parole, avresti una promozione assicurata per far parte degli operatori ufficiali. Come ti ho già spiegato la volta precedente, il 70% degli stagisti dell'azienda dopo un po' entra a far parte dello staff ufficiale. Io cercherò di parlare con il signor Hearst, ma tu nel frattempo impegnati nei corsi di grafica e di informatica. Dimostra che hai delle potenzialità, e la tua carriera partirà col piede giusto.»

«Ve ne sono davvero grado. Ancora non capisco perché abbia scelto proprio me.»

«Sai, Zayn, tu mi ricordi tanto un mio vecchio amico. Ora va, e cerca di fare amicizia con la signorina Hearst» Mi sorrise per poi tornare a sfogliare vari libri.

Quando uscii dall'aula, di Kylie non c'era traccia. Mi guardai un po' intorno ma tutto ciò che trovai furono fogli di carta sparsi per terra e ragazzi occupati a parlottare fra loro. Decisi di tornare a casa, quel giorno dovevo andare in biblioteca per il mio turno. Scalciai qualche pietruzza che intralciava il mio cammino nel parcheggio, mentre facevo girare il portachiavi attorno al mio dito. Misi il casco che ero costretto a portare dietro ogni volta, e salii in sella, quando notai una Peugeot parcheggiata alla destra della mia moto. Penso che fosse stato il viola notte della macchina ad aver catturato così tanto la mia attenzione. Nonostante la tinta nello stile di Justin Bieber durante i suoi primi tempi di successo, la macchina dimostrava eleganza e raffinatezza. Di sicuro quell'auto viola non apparteneva ad una persona qualunque.

«Cerchi qualcuno?» Una voce soffiata mi fece girare. «Ancora tu?» Kylie alzò gli occhi al cielo quando sfilai il casco da testa. Mi aveva sorpreso a guardare nella sua auto, per questo ero un po' imbarazzato.

«Carina la macchina.» Mi complimentai indicando l'autovettura con un cenno del capo, ricordando ciò che mi aveva consigliato il Professor Johnson. Dovevo diventare suo amico.

«Già, è la 208 XY. Ora non è che potresti andare via? Non posso entrarci se ci sei tu che mi ostacoli» Non poteva andarsene. Dopo la lezione di teatro non avevamo più spiaccicato parola. In realtà, l'unico vero discorso che avevamo avuto era stato quello alla Hearst's.

«Vuoi salire?» Le chiesi senza pensarci due volte.

«Scusa?» Sorpresa, prese le chiavi della sua auto e sbloccò le porte.

«Ti ho chiesto se vuoi salire sulla mia moto. Posso accompagnarti a casa.» Rise leggermente.
Stava ridendo di me? Corrucciai le sopracciglia, ed insistetti ancora. «O magari possiamo andare a prendere un caffè» Scesi dalla moto.

«No, grazie. Non accetto passaggi da sconosciuti, tantomeno appuntamenti.» Questa volta risi io.

«Io non ho accennato ad alcun appuntamento, Principessa.» Alzai gli occhi e rimarcai l'ultima parola ironicamente.
Kylie aprì leggermente la bocca, poi sbatté le ciglia cercando di avere un'espressione indifferente.

«Bhe, qualunque cosa sia, non salirò mai su quella cosa.» Indicò la mia moto.
Ora ero offeso.

«Questa cosa, come la chiami tu, è la mia bambina.» Dissi accarezzando la sella.

«Va bene, adesso fammi passare.» Fece qualche passo avanti.

«No, se prima non accetti di venire a prendere un caffè con me.»

«Oggi devo studiare»

«Domani?»

«Ho un impegno»

«Mercoledì?»

«Sono occupata tutto il giorno alla Hearst's.»

«Dimmi tu quando possiamo vederci, allora.»

«Mi stai vedendo ora. Perché insisti tanto?»

«Voglio solo esserti amico.» Alzai le spalle. Sorrisi, pensando a quanto quella scena sembrasse un ritorno alla prima elementare.

Sospirò.

«Mi arrendo. Vediamoci Venerdì, ma soltanto per un caffè.»

«Dopo scuola al bar dei Mains, va bene?»

«Non ho idea di dove sia»

«Questo vuol dire che verrai con me e con la mia cosa.» Sorrisi indicando la moto nera che sfoggiavo sempre con fierezza.

«Scordatelo»

«Hai paura?» Incrocia le braccia aspettando una sua risposta. Assottigliò gli occhi e mi guardò con aria di sfida.

«Io non ho paura.»

«Quindi non avrai problemi a salire in sella.» Sbuffò. «Venerdì a quest'ora, ci sarai?»

Per un po' si sentì soltanto il rombo di qualche macchina ed il rumore delle piccole pietre calpestate dalle ruote.

Poi parlò.

«Ci sarò.»

***
Ciao!
Spero che la storia vi sia piacendo, anche se siamo ancora agli inizi e non ha ancora preso una vera e propria forma. Sappiate, però, che ho l'intera trama già sviluppata nella mia testa, devo soltanto trasferirla ai tasti.
In questi giorni Zayn mi sta facendo diventare matta, e quindi ho voglia di manipolare per ripicca la sua vita nel mio mondo.
Mi scuso sempre per gli errori, ma a volte non ho molto tempo per rileggere i capitoli ed ho soltanto voglia di pubblicare.
Fatemi sapere,

un bacio.

37 || A Zayn Malik fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora